La recensione del Direttore Daniela Piesco
“Socrate, Agata e il futuro” si rivela un’opera sorprendentemente intima e universale al tempo stesso, dove Beppe Severgnini abbandona il suo consueto stile giornalistico per addentrarsi in una riflessione più profonda e personale sull’arte dell’invecchiare. Il libro si distingue per la sua capacità di intrecciare saggezza antica e contemporaneità, utilizzando il dialogo intergenerazionale tra il busto di Socrate e la vivace nipotina Agata come metafora centrale della narrazione.
Severgnini affronta il tema dell’invecchiamento con una prospettiva innovativa, distanziandosi sia dalla retorica della giovinezza a tutti i costi sia dalla rassegnazione passiva. La sua proposta è quella di “indossare con eleganza la propria età”, un concetto che va oltre il mero accettare lo scorrere del tempo per abbracciare un’idea più sofisticata di maturità consapevole.
Particolarmente illuminante è il parallelo che l’autore traccia con la concezione induista delle quattro fasi della vita, utilizzandola come chiave di lettura per interpretare la società occidentale contemporanea. Attraverso questa lente, Severgnini evidenzia con acume come molti individui rimangano intrappolati in un perpetuo secondo stadio, quello della realizzazione personale, incapaci di evolversi verso le fasi successive dell’insegnamento e del distacco.
La forza del libro risiede nella sua capacità di alternare momenti di profonda riflessione filosofica a scene di vita quotidiana, dove la saggezza antica di Socrate si confronta con l’innocente spontaneità di Agata. Questo contrasto genera intuizioni sorprendenti sulla natura del tempo e sul significato dell’eredità che lasciamo.
L’autore eccelle nel decostruire il mito della produttività perpetua che affligge la società moderna, proponendo invece un modello di invecchiamento basato sulla qualità delle relazioni e sulla trasmissione di valori autentici. La sua critica agli “anziani insopportabili” che continuano a “sgomitare” è tanto diretta quanto necessaria.
Il vero colpo di genio è come Severgnini trasforma concetti potenzialmente pesanti in una lettura scorrevole e coinvolgente, usando l’ironia come strumento di riflessione. La presenza ricorrente dei palloncini sul busto di Socrate diventa un simbolo potente di come la serietà della filosofia possa e debba convivere con la leggerezza del gioco.
Il libro si distingue anche per la sua onestà intellettuale nel trattare temi come il fallimento e la pazienza, presentandoli non come ostacoli da superare ma come strumenti di crescita personale. La “gentilezza degli sconosciuti” emerge come tema inaspettato ma centrale, ricordandoci che la vera ricchezza della vita si misura nelle connessioni umane più che nei successi materiali.
In conclusione, “Socrate, Agata e il futuro” non è solo un libro sull’invecchiamento, ma un manifesto per una vita vissuta con consapevolezza in ogni sua fase. Severgnini riesce nell’impresa non facile di offrire una guida pratica e filosofica al tempo stesso, creando un’opera che parla tanto alla mente quanto al cuore dei lettori.