Attualità e cronaca

A Solopaca seminario di Valzer nelle Danze Napoleoniche dell’Associazione Culturale Dimensione Polifonica e FIDASEM Danze Storiche.
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A Benevento il futuro della Ginecologia e Ostetricia. Tecnologia, Robotica e Intelligenza Artificiale al Congresso Regionale AOGOI Campania 2025.
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CANTIERI DI LAVORO PER DUE STRADE PROVINCIALI.
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Brindisi: Boccia, ‘profondo cordoglio, vicini a famiglia e Arma’
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Politica

A Benevento Festa di Sant’Antonio di Padova.
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Sant’Angelo a Cupolo: Carabinieri in prima linea contro le truffe.
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Ucraina: media, ‘Kiev si prepara a dolorosa riduzione aiuti militari Usa’/Adnkronos
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**Sanremo: ‘l’appello’ di Clara a Conti, ‘co-conduttrice? Mi piacerebbe tantissimo’**
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Cultura e società

Davanti all’abisso blu di Lanzione
Davanti all’abisso blu di Lanzione

 

La recensione del Direttore Daniela Piesco

Tra le tante tele che compongono la personale di Mario Lanzione alla Galleria del Carbone, ce n’è una che mi ha letteralmente trattenuto. Non c’è parola più giusta: trattenuto. Come se mi avesse afferrato lo sguardo per non lasciarlo più andare. È una tela notturna, intensa, che sembra provenire da una profondità interiore più che da uno spazio fisico. Un’opera che parla sottovoce, ma con un’autorità che non consente distrazioni.

In un mare di blu che si fa materia, densità, quasi respiro, compaiono forme geometriche come apparizioni. Non sono figure rigide, fredde. Sono presenze — e forse memorie — che affiorano dal buio come relitti di un ordine passato o desiderato. Lì, in mezzo, pulsa un rosso. Non è un semplice colore: è un segno di vita, un battito, una ferita o forse un cuore. È quello il punto in cui l’emozione rompe la quiete, il razionale cede il passo all’impulso, e la pittura smette di rappresentare per iniziare a dire.

C’è qualcosa di struggente in questa tela. Non per un eccesso sentimentale, ma per la precisione con cui riesce a raccontare l’instabilità della nostra interiorità: l’andare e venire tra equilibrio e sbandamento, tra ordine e confusione. Guardandola ho pensato che Lanzione non costruisce solo immagini: scava, stratifica, interroga. E soprattutto, ascolta. Ascolta la materia, la lascia parlare, e quel dialogo arriva fino a noi.

Quella linea netta che attraversa la parte alta del quadro — una lama fucsia e rossa che separa e unisce — sembra dire tutto: è il confine tra ciò che possiamo dominare e ciò che ci sfugge. E Lanzione, con la sua mano sicura e inquieta, ci invita a stare proprio lì, su quel margine.

Questa mostra, che raccoglie cinquant’anni di lavoro, è un viaggio poderoso, ma è davanti a questa tela che ho sentito il peso e la grazia dell’intero percorso. Non si esce indenni da un’opera così. Ci si porta via addosso una domanda, un richiamo, un’ombra di blu sotto le palpebre. E forse è proprio questo che l’arte dovrebbe fare: lasciarci un segno dentro, silenzioso e indelebile.

 

Fuori dalla festa: Martone racconta Cannes meglio di Cannes stessa”
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Memorie di una janara: oggi a Benevento , il grido sommerso di mille donne è  diventato libro. E ha trovato la sua casa
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Estetica in Fabbrica:  quando l’Arte si fa forza del territorio
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Ambiente

Psicosomatica , un vocabolario diverso per interpretare la vita
Psicosomatica , un vocabolario diverso per interpretare la vita

di Brunello Pezza 

Diciamo anzitutto che la psicosomatica e’ una lettura dell’essere umano ( perché la Medicina non è altro che lo studio dell’uomo) che parte dal concetto che l’essere umano e’ un inscindibile insieme di componenti fisiche e psichiche e che quelle psichiche comprendono quelle consce ma (soprattutto) quelle inconsce. Queste ultime ne influenzano moltissimo la vita quotidiana.
Se provate a immaginare la conoscenza dell’essere umano come una montagna vi verrà facile immaginare come per salire sulla cima ci siano molti differenti percorsi che partendo da punti diversi delle pendici tentano di risalire fino alla cima. Solo dalla cima potrai renderti conto di quanti e quali percorsi vi erano e quali potevano essere più facili in alcuni tratti ed in altri più difficili di quelli che avete selezionato in base a condizionamenti sociali, culturali e personali. Ecco, la psicosomatica, senza sovrapporsi alla medicina allopatica occidentale, affronta il problema conoscenza dell’uomo partendo da un punto quasi diametralmente opposto. Ripeto: i due percorsi non si negano vicendevolmente ma (se conosciuti) possono completarsi. Esempio: immaginate l’uomo come un insieme di autista (l’inconscio) e di automobile (il corpo umano); l’automobile improvvisamente esce di strada e sbatte contro un albero. La nostra medicina occidentale studia le ruote, lo sterzo, la trasmissione del
comando e cerca di intervenire su questi elementi per evitare o correggere il danno, la medicina di emergenza poi interviene a danno fatto per limitarne gli effetti. La medicina psicosomatica invece comincia a studiare l’autista: era agitato? Vedeva bene? Aveva un buon controllo dei suoi movimenti e se non l’aveva perché accadeva ciò? Aveva manie o allucinazioni?
Come è evidente tutti e due gli approcci scopriranno cose vere
e tutti e due faranno cose utili per l’uomo, ma percorrono percorsi diversi per salire sulla
Montagna. Solo dalla sua cima potranno vedere che tutti i percorsi portavano allo stesso posto: la conoscenza dell’uomo.
Un secondo aspetto che non posso evitare di citare e’ lo “ strumento di lavoro”. La nostra medicina occidentale allopatica utilizza un sistema logico razionale consequenziale che si muove per causa ed effetti (Aristotele) ed elementi dimostrabili e ripetibili. Usa questo sistema che è quello abituale per noi occidentali anche se non è perfettamente applicabile all’uomo come invece è per la fisica, tanto è vero che un assioma tipico di chi non trova tutto consequenziale e’ “la
Medicina non è una scienza esatta” frase che sottintende che c’è altro. Altro che non è individuabile con il sistema aristotelico perché ha un diverso strumento di indagine, non puoi tradurre una versione di greco con un vocabolario di inglese …
L’altro strumento non è logico, e’ analogico, e’ il collegamento tra le cose da un punto di vista emotivo, simbolico, onirico. Come è possibile? Noi occidentali siamo talmente abituati al nostro sistema che semplicemente pensiamo che non ne esistano altri. Cancelliamo così con un tratto di penna tutte le altre forme di medicina e di conoscenza dell’uomo, in particolare quelle orientali che invece approcciano la salita della montagna da un’altra parte. Jung fa riferimento al linguaggio dell’inconscio come ad un linguaggio simbolico, cioè di elementi che non hanno tra loro un collegamento logico razionale ma simbolico appunto. E indica la presenza di alcuni elementi simbolici collettivi presenti universalmente in tutte le culture, e in tutte le coscienze (o meglio in tutti gli inconsci) che si rifanno quindi ad elementi comuni a tutti gli esseri umani. Questi elementi simbolici comuni a tutti vengono da Jung definiti “archetipi”
Cito:
L’inconscio collettivo è una parte dell’inconscio umano condivisa da tutti gli esseri umani, contenente archetipi universali. Il simbolismo, secondo Jung, è un’espressione di questi archetipi

Esempi tipici di archetipi sono: ciò che cambia, l’acqua, la luna, ciò che e’ cavo, ciò che contiene, tutti esempi dell’ elemento femminile.
L’elemento maschile invece è caratterizzato da ciò che è’ rigido, stabile, immutabile, resistente ma anche fragile (avete presente il diamante che è la pietra più dura ma anche quella più fragile ?)
Queste sono le indispensabili premesse per leggere da un punto di vista psicosomatico il mondo ed i suoi fenomeni.
Da questo partiremo per ragionare anche di contrasti tra femminile e maschile fino ad arrivare alla aberrazione dei femminicidi
Alla prossima!
Se volete…🙂

 

pH Pixabay senza royalty

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