Attualità e cronaca

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Politica

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Moreno eletta alla carica di Rettore dell’Unisannio, il plauso e il buon lavoro del sindaco Mastella.
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Cultura e società

Parthenope, Diamanti e i Nastri d’Argento 2025: il coraggio di premiare la bellezza
Parthenope, Diamanti e i Nastri d’Argento 2025: il coraggio di premiare la bellezza

di Carlo di Stanislao

“Il cinema è la forma moderna della favola, la più pervasiva, la più condivisa.” – Umberto Eco

Nel 2025, il cinema italiano ha offerto al suo pubblico due opere che, seppur molto diverse tra loro, condividono una stessa forza narrativa: quella di evocare emozioni profonde e di raccontare l’intimità dei personaggi con una sensibilità rara. Questi film sono Parthenope di Paolo Sorrentino e Diamanti di Ferzan Özpetek. Due titoli che hanno saputo risvegliare l’anima del cinema italiano, riconosciuti con merito dai Nastri d’Argento 2025, in una stagione che ha visto invece i David di Donatello affidarsi a scelte più prevedibili e meno coraggiose.

I Nastri d’Argento, assegnati nella suggestiva cornice del MAXXI di Roma, hanno fatto una scelta di campo chiara e netta, premiando la poesia di Parthenope e l’eleganza malinconica di Diamanti. Questi riconoscimenti non sono semplici attestazioni di qualità, ma segnali importanti di come il cinema italiano possa (e debba) liberarsi da formule stantie e abbracciare storie che parlano di vita, di memoria e di sentimento senza paura di rischiare.

Diamanti, in particolare, si è imposto come il film dell’anno per i Nastri, una scelta che evidenzia quanto Özpetek abbia trovato una sua dimensione matura e autentica. Il film non è un semplice racconto di relazioni o una riflessione sulla memoria, è un vero e proprio viaggio nell’anima, una ricerca dell’essenza delle persone che amiamo e delle tracce che lasciano dentro di noi. Ferzan Özpetek, già noto per la sua capacità di esplorare con delicatezza le pieghe dell’affetto e dell’identità, torna con un’opera che parla di tempi sospesi, di legami invisibili e di dolore che si fa luce.

La regia di Özpetek si caratterizza per un equilibrio raffinato tra eleganza visiva e profondità emotiva. Diamanti è un film che non ha fretta, che lascia spazio al silenzio, alle pause, a quelle sfumature che spesso vengono sacrificate in nome del ritmo. È un’opera che sceglie la sobrietà per raccontare la complessità, e che con grazia evita di scivolare nel melodramma. La città di Roma non è un semplice sfondo, ma diventa anch’essa protagonista, con i suoi angoli nascosti, le sue luci calde e le sue atmosfere crepuscolari, evocando un mondo sospeso tra realtà e ricordo.

Non meno importante è il valore simbolico del titolo: i “diamanti” sono metafora della durevolezza e della bellezza fragile delle persone e dei momenti che, anche se segnati dal tempo, restano incastonati nelle nostre vite con un valore inestimabile. Questo elemento di poetica rende il film universale, capace di parlare a chiunque abbia conosciuto l’amore e la perdita.

Mentre Diamanti si affermava ai Nastri, ai David di Donatello il film di Özpetek è stato pressoché ignorato. La premiazione più ufficiale e blasonata del cinema italiano si è concentrata su opere più “politiche” e “impegnate” come Vermiglio di Maura Delpero, che ha dominato la scena con sette statuette, o L’arte della gioia, senza però mostrare una reale apertura verso quel cinema che fa della poesia visiva e della profondità emozionale il suo centro.

In questo senso, i David appaiono sempre più ingessati in una visione del cinema che privilegia il messaggio sociale o politico a discapito della forza narrativa pura e dell’esperienza estetica. Una visione che rischia di appiattire la varietà del cinema italiano e di ignorare il valore di film che sono, prima di tutto, racconti di umanità.

Al contrario, i Nastri hanno mostrato una pluralità d’intenti che fa ben sperare. Accanto a Diamanti, hanno premiato Parthenope di Sorrentino, un’opera dal respiro quasi lirico, che racconta Napoli come un luogo mitico e spirituale, attraverso lo sguardo di una giovane donna. Il film di Sorrentino, con la sua fotografia pittorica e le musiche di Lele Marchitelli, è un esempio di come il cinema italiano sappia ancora creare immagini potenti e poetiche. La scelta di premiare Celeste Dalla Porta come rivelazione dell’anno sottolinea l’attenzione dei Nastri verso le nuove generazioni, capaci di portare nuova linfa e freschezza nel nostro cinema.

Inoltre, i Nastri non hanno trascurato la musica, elemento imprescindibile per molte pellicole: la vittoria di Arisa per la miglior canzone originale dimostra come la colonna sonora sia parte integrante della narrazione cinematografica, e non solo un’aggiunta decorativa.

Non meno importante è stata l’attenzione alla serialità televisiva, con riconoscimenti per M – Il figlio del secolo e Dostoevskij, segno che i Nastri guardano con lungimiranza ai nuovi linguaggi e ai cambiamenti in corso nel panorama audiovisivo. Una scelta che evidenzia ancora di più il divario con i David, ancora ancorati a modelli tradizionali e poco inclini alle contaminazioni.

La cerimonia dei Nastri al MAXXI ha dunque rappresentato non solo una festa del cinema italiano, ma anche una presa di posizione culturale. È stata una serata in cui si è respirata una passione autentica, un desiderio di valorizzare la creatività e la libertà artistica. Il confronto con la cerimonia dei David, più formale e prevedibile, non ha fatto che rafforzare questa impressione.

E come farlo? Innanzitutto, serve una maggiore apertura mentale da parte delle istituzioni che governano il cinema italiano. Premi come i David di Donatello dovrebbero diventare meno autoreferenziali e più inclusivi, capaci di leggere la complessità del panorama cinematografico contemporaneo senza cedere alla tentazione del conformismo. Occorre dare spazio a quei film che rischiano, che sperimentano, che non si accontentano di ripetere schemi consolidati ma provano a innovare linguaggi e tematiche.

Bisogna premiare il coraggio artistico e la libertà espressiva, ma anche investire nella formazione di nuove generazioni di spettatori e autori, capaci di apprezzare e sostenere film che mettono al centro la bellezza, l’intimità e la complessità dell’esperienza umana. Il cinema non è solo denuncia o cronaca sociale, è soprattutto narrazione emotiva e visiva: se lo si dimentica, si perde una parte fondamentale del suo potere.

Inoltre, è importante che il dibattito culturale si apra oltre le mura dei festival e delle cerimonie ufficiali, coinvolgendo critici, operatori, studenti, appassionati e pubblico. Solo così si potrà creare un ambiente fertile dove le diverse forme di cinema trovino ascolto e riconoscimento.

I Nastri d’Argento 2025 hanno dimostrato che questa strada è possibile. Hanno indicato che il cinema italiano non è solo un prodotto da consumare o un evento da premiare per convenienza, ma un luogo vivo di riflessione e di emozione, dove il tempo e la memoria si intrecciano con la realtà e il sogno.

Se vogliamo che il cinema italiano continui a esistere e a parlare al mondo, dobbiamo scegliere con coraggio. Dobbiamo premiare la libertà artistica, la bellezza e la verità, anche quando non sono facili o comode. Perché solo così, come diceva Eco, la favola moderna potrà continuare a incantarci e a illuminarci.

 

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Ambiente

L’intelligenza artificiale in agricoltura
L’intelligenza artificiale in agricoltura

di Paola Francesca Moretti 

Negli ultimi tempi l’Intelligenza Artificiale ha trovato applicazione in diversi ambiti. Uno dei campi in cui sta mostrando un influsso significativo è l’agricoltura. Grazie alle tecnologie avanzate gli agricoltori hanno maggiore possibilità di gestire le proprie attività in maniera più efficiente, sostenibile e produttiva.
Proviamo a riflettere su quali possono essere i vantaggi dell’uso dell’Intelligenza Artificiale in agricoltura e come può trasformare il settore.
Uno dei principali vantaggi dell’Intelligenza Artificiale in agricoltura è la capacità di raccogliere e analizzare enormi quantità di dati, infatti gli agricoltori possono ottenere informazioni dettagliate sullo stato delle coltivazioni, sul suolo e sulle condizioni climatiche. Questi dati elaborati da algoritmi forniscono previsioni accurate e suggerimenti concreti, consentendo ai coltivatori di prendere decisioni meno aleatorie.
Inoltre, l’IA permette una gestione più efficace delle risorse idriche. Gli agricoltori possono monitorare i livelli di umidità del suolo, ottimizzando così l’irrigazione e riducendo gli sprechi d’acqua. Con l’aumento dei periodi di siccità, questo aspetto diventa decisivo per garantire la sostenibilità delle attività agricole.
La raccolta dati è una delle aree in cui l’intelligenza artificiale la fa da padrona. Le tecnologie moderne permettono di raccogliere informazioni su vari aspetti delle coltivazioni, crescita delle piante, malattie dovute a parassiti, e così via. Attraverso l’analisi di queste informazioni è possibile identificare modelli e approcci, aiutando gli agricoltori a pianificare meglio le proprie attività.
Ad esempio, la previsione di eventi meteorologici estremi può aiutare a prepararsi per eventuali difficoltà come secche o tempeste, minimizzando i danni. La raccolta continua di dati contribuisce anche a migliorare la resa delle coltivazioni, poiché consente interventi tempestivi nelle pratiche agricole.
L’uso dell’Intelligenza Artificiale nella gestione delle risorse idriche segna un cambiamento radicale nel modo in cui gli agricoltori si approcciano all’irrigazione. Attraverso sistemi intelligenti derivanti dall’ IA, è possibile determinare con precisione quando e quanto irrigare, basandosi su dati ambientali in tempo reale. Questo non solo migliora l’efficienza dell’irrigazione, ma aiuta anche a conservare una risorsa fondamentale, l’acqua, che spesso viene sprecata.
Promuovendo pratiche di irrigazione più intelligenti, l’IA contribuisce a una maggiore sostenibilità agricola, essenziale in un contesto globale di cambiamento climatico e necessità di alimentazione crescente.
Un altro ambito in cui l’Intelligenza Artificiale dimostra la sua utilità è la previsione di sviluppo di malattie e la proliferazione di parassiti. La capacità predittiva potrebbe risultare utile per intervenire tempestivamente riducendo così l’uso di pesticidi e altri trattamenti chimici.
Con il supporto dell’intelligenza artificiale, gli agricoltori possono proteggere le loro coltivazioni in modo più efficace, assicurando la salute delle piante e contribuendo a una produzione agricola più sana e sostenibile.
L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando l’agricoltura, offrendo strumenti innovativi per affrontare le sfide attuali del settore. Dalla raccolta dati alla gestione delle risorse idriche fino alla previsione di malattie e parassiti, l’IA rappresenta non solo una soluzione tecnologica, ma un passo fondamentale verso un futuro agricolo più ragionevole e produttivo. Adottare queste tecnologie non è solo un’opportunità ma una necessità per garantire un tipo di agricoltura in grado di soddisfare le esigenze della società moderna.

 

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