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Politica

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Cultura e società

Un lungo viaggio con la mente
Un lungo viaggio con la mente

Di Brunello Pezza 

Vorrei fare con voi un lungo viaggio….. ma non vi spaventate! La lunghezza non si misura in numero di righe scritte bensì in distanze tra materie coinvolte, logica razionale ed intuizioni. Partiamo dalla mia riflessione sul valore in natura dell’errore occasionale per garantire l’evoluzione della specie. Chiudevo con la domanda se fosse più utile affidarsi alla natura ed al suo ormai consolidato sistema “disordinato” di trasformazione seguito dalla selezione naturale o perseguire ostinatamente una “perfezione” riducendo a quasi zero le possibilità di errori affidandosi a enormi e velocissimi sistemi di computer integrati e coordinati.
Come sapete sono di parte, non lo nascondo, ma comunque voglio seguire un pensiero quanto più logico e razionale. Pronto ad osservazioni e correzioni ovviamente.
Il primo volo pindarico che faccio è passare dai concetti appena espressi alle…. razze canine!!! E che Dio me la mandi buona…
Provengo da una famiglia di farmacisti, veterinari e medici e inevitabilmente ho assorbito i concetti da loro espressi nelle chiacchierate pseudo-filosofiche soprattutto estive. Diceva mio padre (veterinario letterato e poeta) che la miscela genetica presente nel DNA dei “meticci” li rendeva sempre più in grado di affrontare e risolvere problemi di sopravvivenza e adattamento alle condizioni ambientali rispetto alle razze pure, selezionate e coltivate per isolare singole caratteristiche utili all’uomo, dalla bellezza alla possibilità di inseguire prede nelle tane. Se ci pensate bene questo concetto da solo basta a ridicolizzare il tanto amato (da alcuni) principio della “purezza della razza” che diventa più che altro un handicap e non certo un criterio di superiorità.
Questo esempio però non è solo un “reperto” singolo, isolato ma trova conferma in altre valutazioni scientifiche.
Pronti al secondo volo pindarico?
Parliamo di batteri e dello sviluppo o del contenimento della loro “aggressività” . Per fare questo partiamo dal concetto di “resistenza” agli antibiotici. Noi viviamo in un mondo inondato di batteri, aggiungiamo a ciò che la presenza di questi batteri è indispensabile alla nostra sopravvivenza. Attenzione: sto parlando di una miscela di tantissime famiglie di batteri che in condizioni normali vivono in equilibrio tra loro e con il
mondo che li circonda. Quindi ancora una volta parliamo di
multietnicita’ e di caratteristiche diverse per ogni ceppo.
In questo sistema si è inserito l’uomo che come sempre ha alterato l’equilibrio naturale delle cose, come? Con gli antibiotici e soprattutto con il loro uso eccessivo e irrazionale.
Come ha fatto? Semplice: gli antibiotici nel tempo e in condizioni di utilizzo sbagliate hanno “facilitato” la selezione di germi che (come conseguenza dei soliti errore di replicazione) si rivelavano resistenti a quella azione antibiotica, selezionando così la specie resistente rispetto a quelle sensibili che scomparivano.
A questo aggiungiamo che i batteri sono in grado di trasmettersi l’un l’altro le informazioni genetiche della acquisita resistenza e il gioco è fatto: in pochi anni le resistenze sono nate, si sono moltiplicate e diffuse in tutta quella parte del mondo in cui l’uso e l’abuso di antibiotici era pratica quotidiana .
E ancora una volta torniamo al concetto che la “selezione” di ceppi genetici puri effettuata dall’uomo ottiene effetti deleteri sul mondo in cui viviamo. Al contrario a funzionare e garantire l’equilibrio nella natura non e’ il criterio della razza pura ma quello di una sana ed equilibrata promiscuità. Attenzione: non sto dicendo che gli antibiotici non servono!!! Sto dicendo che l’uomo, e i medici in particolare ne hanno fatto un abuso indiscriminato e che questo abuso ha avuto conseguenze terribili. Chiunque sa che uno dei problemi più gravi della nostra medicina occidentale ed evoluta sono i ceppi di MDR (multi drugs resistence). Abusare degli antibiotici e’ un po’ come fare un intervento da pompieri su un incendio, va bene se lo si spegne e poi ci si ferma ma se non si smette di inondare di acqua si creano molti più danni dell’incendio. Più o meno…
Ed ora passiamo al terzo volo pindarico. Questa battaglia tra estrema accuratezza elaborativa di dati che comunque devono essere già noti e capacità “creativa ed intuitiva” della mente umana libera incompleta e “viva” assomiglia un po’ alle precedenti valutazioni, sto parlando del confronto tra IA e libera mente umana. i criteri a me sembrano assimilabili. Credo che alla fine il danno fatto alla capacità creativa della mente potrebbe diventare superiore ai vantaggi della velocità e ampiezza dello sfruttamento del “già conosciuto”
Se fosse un prodotto della industria scriverei sulla confezione : far maneggiare solo da esperti e con molta attenzione.
Invece la troviamo in mano a tutti.

 

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Ambiente

Obesità: una malattia riconosciuta per legge. L’Italia guida il cambiamento globale
Obesità: una malattia riconosciuta per legge. L’Italia guida il cambiamento globale

 

Da emergenza sanitaria a priorità legislativa. La Camera approva il primo testo normativo che riconosce l’obesità come patologia: un passo storico per la salute pubblica.

L’obesità non è più solo una questione di stili di vita o di responsabilità individuale: è, ora ufficialmente, una malattia. Con l’approvazione alla Camera della proposta di legge presentata dal deputato Roberto Pella, l’Italia diventa il primo Paese al mondo a sancire per via legislativa il riconoscimento dell’obesità come patologia cronica, tracciando una rotta innovativa nel panorama internazionale della sanità pubblica.

Il testo, passato con 155 voti favorevoli e nessun voto contrario, mira a intervenire in modo strutturale su una condizione che riguarda già quasi 6 milioni di italiani e che, se non arginata, rischia di travolgere il Servizio Sanitario Nazionale con costi sociali, clinici ed economici insostenibili. Secondo i dati Istat, l’11,8% della popolazione adulta italiana è obesa, con percentuali allarmanti anche tra i bambini: il 9,8% dei minori tra gli 8 e i 9 anni ne è già affetto, mentre quasi uno su cinque è in sovrappeso.

La nuova legge si pone obiettivi chiari: prevenzione, diagnosi precoce, cure più omogenee sul territorio e lotta allo stigma sociale. Le risorse stanziate ammontano a 4,2 milioni di euro nel primo triennio, con un incremento progressivo da 1,2 milioni nel 2025 a 1,7 milioni dal 2027. Un investimento che vuole tradursi in politiche di intervento precoce, sensibilizzazione nelle scuole, campagne informative e un migliore accesso a cure multidisciplinari.

«Con questa legge – ha dichiarato Roberto Pella in Aula – rendiamo giustizia a milioni di persone che convivono con l’obesità e con le sue complicanze, troppo spesso ignorate o sottovalutate. Non si tratta di una debolezza personale, ma di una vera e propria malattia cronica, con ricadute che vanno dal diabete all’ictus, dai tumori alle malattie cardiovascolari». Il World Obesity Atlas stima che il costo globale dell’obesità raggiungerà entro il 2035 la cifra monstre di 4,32 trilioni di dollari annui, segno che il tempo delle sottovalutazioni è finito.

Importante anche il sostegno del mondo scientifico e industriale. Alfredo Galletti, General Manager di Novo Nordisk Italia, ha definito l’approvazione della legge «un passo fondamentale» che «pone l’Italia in prima linea nella lotta contro una delle più gravi sfide di salute pubblica contemporanea». Galletti sottolinea la necessità di un «approccio olistico e integrato» che affronti l’obesità non solo a livello clinico, ma anche istituzionale e sociale.

L’obesità, infatti, non solo espone a oltre 200 condizioni mediche, ma è spesso accompagnata da stigma, discriminazione e isolamento, generando un impatto psicologico devastante. Riconoscerla come malattia significa anche scardinare pregiudizi radicati, garantendo un accesso più equo alle cure e tutelando la dignità dei pazienti.

Ora il testo approda al Senato per la seconda lettura, ma l’impegno politico e istituzionale appare già ben definito. Questa legge, come sottolineato da Pella, «non è un punto di arrivo, ma di partenza». E apre la strada a un modello di salute pubblica più consapevole, inclusivo e, soprattutto, giusto..

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