Le città italiane restano al palo nella transizione ecologica. Il rapporto di Legambiente fotografa un Paese spaccato: mentre Trento e Mantova sfiorano l’80%, nove centri del Sud non raggiungono nemmeno il 35%
L’Italia urbana continua a faticare nella corsa verso la sostenibilità ambientale. E lo fa con ritmi troppo lenti, contraddizioni evidenti e un divario geografico che si allarga come una ferita. È questa la sintesi impietosa che emerge dall’edizione 2025 di Ecosistema Urbano, lo studio annuale di Legambiente realizzato insieme ad Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che da oltre trent’anni monitora le performance ecologiche dei 106 capoluoghi italiani.
Il quadro complessivo è quello di un’Italia metropolitana che arranca, dove nessuna città riesce ancora a conquistare il massimo dei voti e dove la distanza tra chi ce la fa e chi resta indietro si misura non in punti percentuali, ma in qualità della vita quotidiana.

La geografia della sostenibilità: un Nord virtuoso, un Sud dimenticato

Trento conquista il gradino più alto del podio con il 79,78%, seguita da Mantova al 78,74% e da una Bergamo in rimonta al terzo posto con il 71,82%. Sono le uniche tre città a superare la soglia psicologica del 70%, confermando che l’eccellenza ambientale urbana resta un affare quasi esclusivamente nordorientale. Bolzano, Pordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna e Forlì completano una top ten interamente settentrionale.
Il dato che colpisce non è tanto la supremazia del Nord, quanto l’assenza pressoché totale del Mezzogiorno dalle posizioni di vertice. Cosenza, sedicesima, rappresenta l’unica eccezione significativa tra le prime venti, ma perde comunque tre posizioni rispetto all’anno precedente.
All’estremo opposto della classifica, il dramma: nove città meridionali – da Caltanissetta a Reggio Calabria – non raggiungono nemmeno il 35% del punteggio massimo. Tre di queste (Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria) si fermano addirittura sotto il 25%. Significa che ottengono meno di un quarto dei requisiti minimi per definirsi sostenibili.

I paradossi della transizione: progressi parziali e passi indietro

Se la classifica generale fotografa un’Italia divisa, l’analisi per settori rivela contraddizioni ancora più stridente. La raccolta differenziata supera finalmente la media del 65% a livello nazionale, eppure la produzione totale di rifiuti torna a crescere dopo anni di riduzione. È come svuotare una vasca che nel frattempo si riempie più velocemente: uno sforzo che rischia di diventare sterile.
Sul fronte della mobilità, il quadro è altrettanto ambivalente. Per il quarto anno consecutivo crescono i passeggeri del trasporto pubblico locale, ma parallelamente aumenta anche il numero di automobili immatricolate e circolanti. Le città italiane si confermano “garage a cielo aperto”, con uno dei parchi auto più densi d’Europa. E mentre il trasporto pubblico fatica a raggiungere standard paragonabili alle metropoli europee, diminuiscono persino i metri quadrati dedicati a piste ciclabili, aree pedonali e zone a traffico limitato. Un regresso che suona come una resa.
L’emergenza che non passa: l’aria irrespirabile
Lo smog resta il tallone d’Achille delle città italiane. Nessun capoluogo, nemmeno quelli in vetta alla classifica, riesce a rispettare tutti i nuovi valori guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’aria. Cresce sì il numero di città che rispettano i limiti normativi italiani ed europei, ma si tratta di soglie ormai considerate inadeguate dalla scienza medica.
È un problema che non conosce confini geografici: da Milano a Napoli, da Torino a Roma, l’aria che respiriamo nelle aree urbane continua a rappresentare un rischio concreto per la salute pubblica, con conseguenze particolarmente gravi su bambini, anziani e persone con patologie respiratorie.
L’acqua che si disperde: un tesoro che scivola via
Le reti idriche italiane continuano a perdere mediamente oltre un terzo dell’acqua immessa. Nonostante un lieve miglioramento complessivo, il dato rimane drammatico in un’epoca segnata da siccità sempre più frequenti e prolungate. Riparare gli acquedotti non è solo una questione ambientale, ma economica: ogni litro disperso rappresenta energia sprecata per pomparlo, trattarlo e farlo arrivare (quasi) a destinazione.

La sfida dell’energia e del suolo

Sul versante energetico si registra un segnale positivo: torna a crescere la produzione da fonti rinnovabili nei comuni capoluogo. Ma questo incremento appare ancora insufficiente rispetto agli obiettivi europei di decarbonizzazione. Parallelamente, il consumo di nuovo suolo aumenta, segnalando come la cementificazione continui a erodere terreni agricoli e aree naturali anche nelle aree già densamente urbanizzate.

Manca una regia nazionale

Il vero problema, sottolinea il rapporto, è l’assenza di una strategia nazionale coerente e di lungo periodo. Manca una cabina di regia capace di coordinare interventi, risorse e obiettivi, traducendo in azioni concrete gli impegni sulla mitigazione e l’adattamento climatico. Le città vengono lasciate sole a fronteggiare sfide che richiederebbero invece una visione d’insieme, investimenti strutturali e un supporto tecnico costante.
La questione della rigenerazione urbana, cui il rapporto dedica ampio spazio con contributi di esperti e docenti universitari, diventa quindi centrale non solo per recuperare aree degradate, ma per ripensare interamente il modello di città: più verdi, più efficienti, più vivibili. E soprattutto più eque, superando quel divario territoriale che oggi condanna milioni di italiani del Sud a standard ambientali da Paese in via di sviluppo.

Il messaggio che arriva da Ecosistema Urbano 2025 è chiaro: la transizione ecologica delle città italiane non è solo troppo lenta, è anche troppo diseguale. E senza un cambio di passo, il rischio è che le distanze, invece di ridursi, continuino ad allargarsi.

 

Ph pixabay senza copyright

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.