C’è un paese nel cuore del Sannio che da mesi vive in stato di emergenza sanitaria, ma tranne i cittadini “pazienti”, nessuno sembra accorgersene. A Sant’Arcangelo Trimonte, da oltre otto mesi, non c’è un medico di base. Da quando il dottor Striani è andato in pensione, il vuoto lasciato non è stato colmato. Il sindaco ha compiuto qualche tentativo, ma ahimè, senza risultati concreti. Nessun intervento risolutivo, nessuna risposta efficace da parte delle istituzioni preposte. Il tempo è trascorso, e i cittadini sono rimasti soli.

Tutti, tranne uno. Maurizio Mazzocca, cittadino del posto, ha deciso di non rassegnarsi. Ho raccolto la sua testimonianza e ne ripercorro qui la cronistoria, perché ciò che ha fatto rappresenta un esempio di civiltà, dignità e determinazione.

Dopo aver preso atto del silenzio generale, Mazzocca si è rivolto di persona alla sede dell’ASL di San Giorgio del Sannio. Ha chiesto spiegazioni, ha sollecitato una soluzione, ha insistito con fermezza. Ma le risposte ottenute sono state elusive: sorrisi, comprensione, frasi fatte sullo “stato delle cose”. Nessun atto concreto.

Quando anche quel fronte si è rivelato sterile, ha proseguito da solo fino alla Direzione Sanitaria Provinciale, a Benevento, in Piazza Risorgimento. Qui ha trovato maggiore cortesia, disponibilità verbale, qualche promessa. Gli dissero: “Avrai notizie entro una settimana”. Ma sono passati mesi. A ogni ritorno, la stessa scena: strette di mano, pacche sulle spalle, e poi il nulla.

Intanto, la comunità restava priva del medico di base, con un’ampia fascia di popolazione anziana, con patologie croniche, bisognosa di prescrizioni, controlli, assistenza. Un vuoto inaccettabile, che pesa ogni giorno di più.

Non volendosi arrendere, Mazzocca ha contattato un medico disposto a prendere servizio, un professionista competente e motivato. Ma anche qui, si è scontrato con la burocrazia ottusa: cavilli, incompatibilità, ostacoli procedurali, rimpalli di responsabilità. Tutto è finito in un nulla di fatto.

Gli venne detto che si sarebbe riunito un “comitato medico provinciale” per affrontare il caso. Una sigla mai vista. Una promessa che non ha avuto seguito. Ad oggi, a distanza di quasi un anno, nessuno ha mosso un dito.

L’ASL tace. Le istituzioni si limitano a “comprendere”. E i cittadini aspettano, mentre le urgenze sanitarie non si fermano.

La cosa più vergognosa? È che a parte questo cittadino, nessuno si è speso davvero. Né chi ha il dovere morale, né chi ha la responsabilità politica. Nemmeno chi avrebbe dovuto essere il primo garante della salute pubblica. Eppure, a Mazzocca, all’uscita da uno degli ennesimi colloqui, è stato detto che “l’assistenza sanitaria è la nostra priorità”.

Parole. Solo parole.

E allora cosa resta da fare, se non denunciare pubblicamente un’assenza istituzionale così grave? Quanto tempo ancora dovrà aspettare Sant’Arcangelo Trimonte? Chi si prenderà la responsabilità di questa situazione?

Questo paese non è invisibile. Non è una periferia dimenticata. È un comune italiano, abitato da persone che hanno diritto alla salute, alla presenza di un medico, al rispetto della Costituzione. Nessuna comunità dovrebbe essere lasciata così sola.

Quello di Maurizio Mazzocca non è un grido isolato, è un atto di resistenza civile. Un esempio di impegno, dove le istituzioni hanno fallito. Un appello forte a chi ha potere e responsabilità: basta parole. Servono fatti. Ora.

Perché la sanità non è un privilegio, né un favore.
È un diritto. E a Sant’Arcangelo Trimonte, quel diritto viene negato ogni giorno.

È il momento di rompere il silenzio.
Con forza. Con rabbia. Con dignità.

 

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