L’ opinione del direttore Daniela Piesco
Dopo aver letto l’articolo di Enzo Colarusso e preso visione della locandina ufficiale dell’evento “Unisannio in Comune”, sento l’urgenza di scrivere. Non per mestiere, ma per rispetto: rispetto della verità e del diritto di cronaca.
Il 10 giugno 2025, presso la sede centrale dell’Università del Sannio, è stato inaugurato l’anno accademico formativo per i dipendenti del Comune di Benevento. Tutto pubblico: location pubblica, enti pubblici, finalità pubblica, relatori pubblici, perfino una mail ufficiale per informazioni. Tutto pubblico… tranne la stampa.
Il sindaco Clemente Mastella, con il consueto stile affabile da ancien régime, ha gentilmente indicato la porta a chi voleva fare il proprio lavoro: raccontare, documentare, informare. Ha parlato di “evento riservato”. Peccato che la locandina – timbrata dal Comune e dall’Università – non menzioni affatto alcun carattere riservato. Semmai il contrario.
Cacciare la stampa da un evento pubblico non è solo maleducazione istituzionale. È un errore. È un abuso. È un segnale.
Perché negare l’accesso a chi è lì per raccontare alla collettività ciò che si fa con i soldi e gli strumenti della collettività? Forse perché il racconto libero fa paura. Forse perché qualche domanda può scalfire l’immagine. O forse, più banalmente, perché si può. Ma non si deve.
L’Ordine dei Giornalisti tace. L’Università non prende posizione. E intanto si prende atto che la stampa a Benevento è ammessa solo quando fa comodo, zittita quando è scomoda. Questo è inaccettabile.
Non servono processi. Serve memoria. Serve voce. Serve denunciare – sì, denunciare – ogni tentativo di ridurre l’informazione a comparsa ornamentale. Perché la cronaca non chiede permesso. La cronaca entra, osserva, scrive. Anche da fuori l’uscio.
E se oggi un giornalista viene allontanato da un evento pubblico, domani potrebbe toccare a un cittadino. A un docente. A uno studente. Alla democrazia.
In un tempo in cui la comunicazione pubblica si traveste troppo spesso da passerella riservata, è doveroso ribadire un principio semplice ma irrinunciabile: la stampa non si invita, la stampa c’è. E se viene esclusa, non è una dimenticanza: è una scelta.
A chi ogni giorno fa informazione con rigore e ostinazione – come LabTv e Enzo Colarusso, che stimo da sempre per schiena dritta e parole nette – va la mia piena e convinta solidarietà.
Non per spirito di corpo, ma per convinzione civile .
Perché se oggi tocca a loro, domani potrebbe toccare a chiunque scelga di non voltarsi dall’altra parte.
Per questo, in certi casi, prendere posizione non è un gesto: è un dovere.