di Monika Anna Perka

Il pluralismo religioso come dimensione pubblica
Chi migra porta con sé la propria storia, il proprio linguaggio e, molto spesso, la propria fede. L’Europa, tradizionalmente caratterizzata da un cristianesimo culturale, è oggi sempre più abitata da comunità musulmane, ortodosse, induiste, buddhiste, evangeliche e da nuove espressioni religiose africane. Questo pluralismo non può più essere confinato nella sfera privata, ma si manifesta negli spazi pubblici — scuole, ospedali, luoghi di lavoro — trasformandosi in una realtà visibile e politicamente rilevante.

Come sottolinea Rodolfo Sacco, uno dei maggiori comparatisti italiani, il diritto non può essere compreso senza tenere conto dei formanti religiosi, ovvero di quegli elementi simbolici, etici e normativi che la religione imprime alla cultura giuridica di una società (Sacco, 1992). Anche in contesti formalmente secolarizzati, le religioni continuano a operare come fattori regolativi impliciti, influenzando sia le norme giuridiche che le loro interpretazioni.
Il diritto come spazio di traduzione interculturale
Alla luce di queste trasformazioni, è necessario interrogarsi sul ruolo del diritto in una società multiculturale. Mario Ricca, teorico dell’interculturalismo giuridico, propone una visione innovativa del diritto come spazio di traduzione, dove i codici culturali e religiosi devono essere interpretati e negoziati, e non semplicemente assimilati (Ricca, 2012).

Secondo Ricca, il giurista non può più limitarsi ad applicare norme astratte, ma deve agire come un mediatore culturale, capace di ‘tradurre’ i significati che soggetti diversi attribuiscono ai propri comportamenti, ai riti e alle pratiche.

“L’immigrazione non è un fatto da gestire, ma un processo attraverso cui il diritto deve imparare a tradurre i significati culturali, invece che semplicemente imporli” (Ricca, 2012).
La trasformazione delle istituzioni
Il cambiamento sociale si riflette anche sulle istituzioni pubbliche. Le scuole devono rivedere programmi e modalità di insegnamento; i servizi sociali devono garantire accesso equo nel rispetto delle credenze; la sanità deve integrare diverse visioni del corpo e della cura. I luoghi di culto — spesso invisibili nelle periferie urbane — chiedono riconoscimento e legittimità. Le festività religiose minoritarie pongono nuove domande sulla laicità inclusiva.

In questo contesto, la tolleranza — intesa come semplice sopportazione della diversità — si rivela insufficiente. Occorre promuovere una cittadinanza interculturale basata sul reciproco riconoscimento, sull’ascolto attivo e sul dialogo tra visioni del mondo.
Criticità e possibilità: tra conflitto e coesione
Le sfide non mancano. Fenomeni di islamofobia, antisemitismo, razzismo religioso e chiusura etnocentrica ostacolano i processi di integrazione. La presenza religiosa, quando percepita come ‘altra’, genera spesso paure e rigetto. Tuttavia, proprio la religione può costituire anche uno strumento di coesione, se valorizzata come risorsa spirituale e comunitaria e non come minaccia identitaria.

In questo senso, esperienze di dialogo interreligioso, la figura del mediatore interculturale e l’educazione alla cittadinanza globale rappresentano strumenti concreti per costruire una società pluralista, giusta e solidale.
Conclusione: un nuovo orizzonte di convivenza
L’immigrazione e la pluralità religiosa non sono fattori transitori, ma componenti strutturali delle società contemporanee. Il cambiamento sociale non va temuto, ma governato con intelligenza culturale e giuridica. Come ci insegnano Sacco e Ricca, serve un diritto capace di comprendere, includere e tradurre. Una democrazia matura non si misura dalla sua omogeneità, ma dalla sua capacità di riconoscere e integrare le differenze.

Solo così sarà possibile costruire un futuro comune, in cui l’identità non sia una barriera, ma un ponte verso l’altro.

Bibliografia
 Sacco, R. (1992). Introduzione al diritto comparato. Torino: UTET.
 Ricca, M. (2012). Diritto come traduzione. L’orizzonte inter-culturale del diritto contemporaneo. Torino: Giappichelli.
 Ricca, M. (2003). Oltre Babele. Codici per una democrazia interculturale. Roma-Bari: Laterza.

 

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