Ancora una volta siamo costretti a rilevare come la memoria viene spesso mortificata attraverso una gestione della toponomastica in modo strumentale, personalistica, privatistica e NON PARTECIPATA.
Denuncia che spesso abbiamo stigmatizzato, gridandolo ad alta voce ed in tante occasioni pubbliche.
Non possono essere solo scelte di palazzo o richieste individuali, successivamente e puntualmente rinfacciate,come se tutto dovesse sempre rispondere a logiche clientelari e di favoritismo.
Come spesso condiviso in particolare con le scolaresche, se l’Italia ha scelto regole toponomastiche nel dedicare strade, piazze ed ogni luogo a personalità che hanno profondamente segnato la vita del nostro Paese, non è una questione di folclore o di circostanza.
In altri Paesi sono stati adottati metodi diversi, forse più pragmatici, pensiamo agli USA dove le strade sono semplicemente numerate.
L’Italia ha un’impostazione culturale fondata su diversi principi, dove la memoria viene sacralizzata anche attraverso scelte toponomastiche e mediante percorsi partecipati e di rigenerazione urbana. Ribadiamo con forza che la memoria è tale solo se condivisa.
È giusto quanto evidenziato dalla consigliera Megna in termini metodologici e la risposta alle sue osservazioni ed a quelle avanzate da altre forze di opposizione, non può essere l’elenco di strade intitolate a personalità di orientamento politico e culturale diverse da quelle del primo cittadino.
Come se l’unico indicatore o punto di riferimento fosse solo il profilo politico culturale del Sindaco.
Questo denota, nostro malgrado, una grossa immaturità politica ed un marcato provincialismo nell’approcciarsi ad un tema molto delicato e plurale quale essere quello della memoria.
La memoria abbatte ogni forma di personalismo, altrimenti diventerebbe occasione di protagonismo.
IL punto non è tanto (o solo) a chi intitolare una strada, ma fondamentali sono i processi che vengono e soprattutto non vengono attivati per giungere ad una scelta condivisa.
Un’attenzione alle modalità messe in campo, un rispettoso ascolto delle istanze che nascono dal basso e non da desideri o debiti di riconoscenza prettamente di natura personale.
La memoria, mediante la toponomastica, non può essere strumentalizzata, diventando addirittura strategia per lanciare messaggi in codice, in particolare in chiave elettorale.
Fare memoria dovrebbe essere sempre una grande opportunità per unire le comunità, una grande occasione educativa nella costruzione di percorsi condivisi con le scuole, le associazioni, con le diverse anime dei territori.
Se la mappatura della città rileva l’esigenza di intitolare nuove strade, perché non lanciare un concorso di idee favorendone una pubblica, corale e plurale partecipazione slegandola dalle stanze di Palazzo Mosti?
Governare non è sinonimo di comandare !!
A ciò aggiungiamo anche un’altra nota di merito e non certamente secondaria.
Intitolare dovrebbe significare anche testimoniare, con i propri comportamenti, con scelte personali e politiche, altrimenti il tutto diventa solo un’operazione di facciata.
A ciò aggiungiamo che non è sufficiente inaugurare, ma bisogna anche amare i luoghi, non abbandonarli e prendersene cura.
Prendersene cura vuol dire avere la stessa attenzione verso le storie che ricordano, spesso espressione di un sacrificio pagato con il prezzo della vita.
Infine, ma non certamente per ultimo, la memoria non può essere mai strumento di violenza verbale per colpire ed offendere chi pone questioni di parere diverso o rivolgendosi in modo sgarbato in sede di dibattito consiliare verso le forze di minoranza che svolgono il sacrosanto ruolo sia propositivo che di monitoraggio e controllo.
Non è galante ed elegante rivolgersi con toni aggressivi nei confronti di nessuno, senza distinzioni, che possa essere una consigliera fedele al suo mandato conferitogli dagli elettori o una giornalista che sente la responsabilità di fare luce sulle modalità di gestione dei fondi pubblici.
Se vogliamo essere “ lievito di pace” bisogna iniziare a disarmare i linguaggi, partendo dalle aule istituzionali.
Si rende sempre di più necessario un uso responsabile delle parole da parte di tutti.
Rilanciano con forza IL PATTO DELLE PAROLE, un impegno al quale nessuno può sottrarsi, per una comunità civile, moderna, accogliente e tollerante.
Tra i tanti tagli di nastro inauguriamo anche una nuova stagione delle parole.
====================Ringraziamo sempre per la gentile collaborazione nel dare voce alle nostre parole.
Buon lavoro.
Coordinamento Provinciale di Libera Benevento.
