Da oltre un decennio, ovvero da quando ho messo di fingere di fare il calciatore, mi sono dedicato a fare ciò che in Italia, tutti fanno a parole o chiacchere, ovvero l’allenatore amatoriale di squadre giovanili. Si dice che l’ Italia sia un popolo di 55 milioni di allenatori, quindi rientro ampiamente in questa cerchia anche se a me è toccato farlo sul campo per davvero. L’ allenatore di squadre giovanili dilettanti è una figura fondamentale nello sviluppo dei giovani atleti e nella promozione dello sport a livello locale. Bisogna essere un po’ psicologi per tentare di dialogare nel miglior modo possibile con i ragazzi, un po’ conoscitori della materia, un po’ motivatori, un po’ educatori ma spesso dei buoni mediatori armati di santa pazienza, soprattutto con qualche genitore troppo ingerente a cui dover fornire delle spiegazioni. Spesso, come nel mio caso, questo ruolo viene ricoperto da persone che si dedicano con tanta passione e sacrificio, senza ricevere un compenso adeguato o addirittura lavorando gratuitamente. Il motore di tutto è sicuramente la passione e la voglia di stare a contatto con i ragazzi con l’innato desiderio di aiutarli a crescere e a sviluppare le loro abilità. Ore ed ore di entusiasmo e impegno profuse, spesso sacrificando il nostro tempo libero e le nostre risorse personali, per garantire ai ragazzi la migliore esperienza formativa possibile.
Preparare le sessioni di allenamento, pianificare le partite ,gestire la squadra,
spesso bisogna sostenere personalmente le spese per l’acquisto di materiali e attrezzature, o per la partecipazione a tornei e competizioni. Tutto questo fa parte del “mestiere” che si accetta con la consapevolezza del tempo rubato a se stessi, alla famiglia, ai week end passati quasi sempre su un campo di calcio o a serate infrasettimanali nelle quali, mentre gli altri vanno a cinema, guardano la TV in famiglia o organizzano pizzate, noi siamo lì imbacuccati nei nostri giubbotti al freddo e al gelo serale, su campi durissimi per le gelate invernali o fangosi per la troppa acqua che viene giù a svolgere la nostra “missione”.
Nonostante i sacrifici, ci impegnamo al massimo per
sviluppare le abilità tecnico tattiche dei giovani atleti, migliorare la loro condizione fisica e mentale ma soprattutto
insegnare ai ragazzi importanti valori e principi, come la disciplina, il rispetto e la lealtà. Personalmente credo che riuscire a fare gruppo, creare una squadra mettendo al servizio del collettivo le proprie capacità individuali, ed accettare il culto della sconfitta (non sempre si può vincere) siano i massimi insegnamenti che un allenatore debba profondere nel suo ruolo, amatoriale o professionale che sia. Provateci e vi renderete conto che sarà un’esperienza tosta ma entusiasmante che accrescerà sicuramente i vostri rapporti ed il modo di interfacciarvi con gli altri.
by scugnizzo forever
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