“Non si vince la paura se non si conosce. E non si conosce davvero se non si osa. Chi non osa, resta schiavo.”
— ispirato a Francis Bacon, Baruch Spinoza, Giordano Bruno
La Maturità 2025 si è presentata come un momento di svolta, un’occasione di confronto autentico con le grandi questioni che ci attraversano come individui e come società. In un’epoca caratterizzata dalla fretta, dall’informazione superficiale e dalle risposte preconfezionate, questa prova ha scelto di proporre un percorso diverso: un invito a riflettere, a interrogarsi, a mettere in discussione le certezze.
Non si è trattato solo di esercizi di memoria o di abilità analitiche, ma di un vero e proprio viaggio dentro la complessità del presente. I temi proposti — da Pasolini al Gattopardo, dalla lettera di Borsellino alle riflessioni di Telmo Pievani — non sono meri argomenti di studio, ma finestre aperte sulla storia, sulla morale, sull’etica, sulla responsabilità individuale e collettiva.
Attraverso queste tracce, gli studenti sono stati chiamati a interrogarsi su cosa significhi crescere in un mondo in continuo cambiamento, su come interpretare il passaggio del tempo senza perdere se stessi, su come scegliere il rispetto e la legalità in tempi difficili, e infine su come prendersi cura della Terra che ci ospita.
Questa maturità, dunque, non si è limitata a valutare nozioni, ma ha promosso un esercizio di consapevolezza profonda, invitando i giovani a guardare fuori — ma soprattutto dentro — con coraggio e responsabilità.
Pasolini: l’adolescenza che si sente, non si spiega
Il brano scelto da Pasolini racconta l’adolescenza come un’esperienza viva e dolorosa, fatta di paure, di fragilità, di un senso di solitudine. Pasolini non propone una spiegazione razionale o didattica, ma un racconto sincero di sé, in cui emerge la tensione tra il desiderio di capire e la consapevolezza che certe emozioni vanno solo attraversate.
È un invito a vivere l’adolescenza senza nascondersi, accogliendo anche il dolore e il disagio come tappe necessarie del cammino verso la maturità.
In questa delicatezza si annida una ribellione gentile, quella di chi rifiuta modelli preconfezionati e cerca la propria voce, il proprio modo di essere nel mondo.
Il Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente
Il brano da Il Gattopardo ci porta dentro un momento di grande trasformazione sociale e politica, ma anche di ambiguità e conservazione mascherata da novità. L’ingresso di Angelica nella casa dei Salina è simbolo di questo passaggio, di un mutamento che apparentemente rinnova, ma che in realtà perpetua vecchi equilibri.
Questa traccia invita a riflettere su come il cambiamento possa essere ambivalente: non sempre ciò che sembra nuovo è davvero diverso, e spesso la vera sfida è capire quando e come rompere con il passato per costruire un futuro autentico.
Una ribellione consapevole e misurata, che nasce dall’osservazione critica e dalla volontà di non lasciarsi ingannare dalle apparenze.
Borsellino: legalità, rispetto e coraggio civile
La lettera di Paolo Borsellino ai giovani è un appello a far vivere la legalità come valore concreto e quotidiano. La legalità non è un’astrazione, ma un impegno di rispetto verso sé stessi e verso gli altri, una scelta che richiede coraggio e coerenza.
La ribellione di Borsellino è civile, è fatta di azioni coraggiose che contrastano le ingiustizie con la forza della verità e della dignità umana.
Un richiamo a non arrendersi alla paura, a coltivare la responsabilità personale come base per costruire una società più giusta.’
L’Antropocene: responsabilità e visione
La traccia su Telmo Pievani richiama l’attenzione sul nostro tempo storico, l’Antropocene, in cui l’impatto umano sulla Terra è diventato enorme e irreversibile. Questo tema sollecita una riflessione urgente sulla responsabilità collettiva e individuale nei confronti dell’ambiente.
Non si tratta solo di conoscenze scientifiche, ma di una scelta etica e politica: ribellarsi all’indifferenza, agire per la tutela della natura, per un futuro sostenibile.
È una chiamata a prendere coscienza del proprio ruolo e a trasformare la visione in azione, a costruire una nuova alleanza tra uomo e ambiente.
Ribellione e rispetto: due facce della stessa medaglia
Dalle diverse tracce emerge un messaggio comune: la ribellione non è sinonimo di distruzione o ribellismo fine a sé stesso, ma nasce dal rispetto — per sé, per gli altri, per la verità, per la natura.
Questa maturità ha proposto un modello di ribellione consapevole, che mette in discussione ciò che è ingiusto o superato senza rinnegare le proprie radici e valori.
È una ribellione matura, che chiede di pensare prima di agire, di rispettare per poter cambiare davvero.
Guardarsi dentro: la maturità secondo Plotino e Jung
Più di tutto, questa prova ha suggerito che la vera maturità nasce da uno sguardo rivolto all’interno di sé.
Come insegnava Plotino, “ritorna in te stesso: la verità è in te”. E come ricordava Carl Gustav Jung, “chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”.
Le tracce hanno voluto ricordare ai ragazzi che la crescita personale è un cammino che passa dal confronto con la propria interiorità: con i propri dubbi, paure, ma anche con la propria forza e la propria capacità di scegliere.
Non basta raccontare o capire ciò che accade fuori; è necessario conoscersi, per poi agire nel mondo con autenticità e responsabilità.
Conclusione: come direbbe Verdone, “È tutta ‘na questione de cervello… e de core”
Questa Maturità 2025 ha mostrato che la scuola può essere molto più di un luogo dove si imparano a memoria date e fatti. Deve essere un posto dove si impara a pensà davvero, a riflettere con la testa, ma anche a sentire con il cuore.
Non è stata una prova facile, mica ‘na passeggiata. Ha chiesto agli studenti di mettersi in gioco, di guardare dentro e fuori con onestà, di capire che il rispetto e la ribellione non sono cose opposte, ma due facce della stessa medaglia.
Come direbbe Verdone, con quel suo modo di mischiare saggezza e romanità:
“Alla fine, nun ce vole solo ‘a testa, ma pure ‘o core. Perché se ce mette solo ‘a capa, te perdi; e se ce mette solo ‘o core, te sbatti.”
Sta maturità ce farà pensà — e speriamo pure sentì. Perché la vita vera, quella che ce aspetta dopo, nun è ‘na questione solo de risposte giuste, ma de saper sceglie e affrontà tutto quello che viene, co’ coraggio, rispetto e un po’ de ribellione sana.
Insomma, ‘na roba seria, mica ‘na roba da poco. E se ce la fai a passà sta prova, ce la poi fa’ pure co’ ‘a vita. Ecco, questo ce vole.
Poesia finale: La mia maturità di Italo Nostromo
Ho portato dentro un mare di domande,
un baule pieno di sogni spezzati,
ho ballato con le paure della notte,
e camminato sulle creste dell’alba.
Ho imparato che crescere non è arrivare,
ma sempre ripartire, sempre osare,
che la ribellione è una carezza
e il rispetto la sua vera forza.
In questa prova ho visto me stesso,
fragile e forte, stanco e sveglio,
e ho capito che la vera maturità
è guardarsi dentro e andare avanti.