Di Daniele Piro 

L’ho visto alle 7.10 vispo e pronto per uscire con un sorriso stampato in faccia non da lui. Zaino a tracolla, jeans strappati e polo bianca. Si è messo anche in posa per farsi scattare una foto. Continuavo a guardarlo mentre l’emozione prendeva il sopravvento ed un nodo in gola mi impediva di parlargli. Ha chiuso la porta di casa ed improvvisamente i ricordi di quel lontano giugno 1987 sono riapparsi lucidi, limpidi e nitidi come un nastro che si riavvolge riportandomi indietro nel tempo. Me lo ricordo il mio esame di maturità. Dovevo scegliere fra il commentare una frase di Norberto Bobbio che confesso non sapevo nemmeno chi fosse, il solito tema storico legato alla guerra mondiale, l’analisi delle correnti letterarie del primo novecento ed un traccia tecnico scientifica che aveva a che fare con le manipolazioni genetiche. Erano gli anni della clonazione della pecora Dolly, dei figli in provetta e pertanto partii a razzo con la quarta traccia. Verso le dieci del mattino mi ero talmente incartato ed avevo perso la fluidità nello scrivere che il panico prese il sopravvento. Quando mi recai al tavolo della commissione portando il foglio dove avevo scritto qualcosa chiedendo di avere un altro foglio perché volevo cambiare traccia, mi guardarono come fossi un alieno sceso in terra. Il Presidente della commissione mi squadrò dalla testa ai piedi e si limito a chiedermi “perche?”, mentre il nostro membro interno sgrano’ gli occhi come a volermi dire “ma tu sei pazzo”. Dirottai le mie energie sul tema letterario che usci’ fluido come se lo avessi stampato davanti agli occhi senza nemmeno il bisogno di ricopiarlo in bella. Ebbero anche il sospetto che potessi averlo copiato, ma i voti in italiano scritto durante tutto il mio percorso scolastico parlavano per me ed il dubbio fu subito dissipato. Ho ricordato questo momento della mia vita perché ieri sera è quasi avvenuto un miracolo. Il maturando di casa, verso le dieci mi fa: “papa’ ci guardiamo NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI? Vorrei vederlo!”. Sono quasi sobbalzato sul divano. Mio figlio, che quando è in casa è come se non ci fosse vivendo rinchiuso nella sua stanza e nel suo mondo ipertecnologico di connessioni, chat, videolive sul pc con i suoi amici, che chiedeva di vedere un film con me! Abbiamo rivisto le gesta di Vaporidis e dei suoi amici scanzonati, fra finte promozioni di massa, ricerca spasmodica delle tracce a pagamento, professori presunti cattivi ed incompresi ed i soliti amori di gioventu’ non ricambiati. A fare da sfondo la canzone di Venditti “notte prima degli esami”. “Questa notte è ancora nostra”. Vero. Quasi verso la fine del film c’è una frase che racchiude una profonda verità: “ci sono tante notti, ma la magia della notte prima degli esami, quella non l’ho mai dimenticata”. Credo che tutti ricordiamo la nostra notte prima degli esami e ce la portiamo dentro nel cuore. Era la notte della consapevolezza. Notte fatta di paure, insicurezze, speranze ma anche di sfacciataggine e di allegria di un periodo che ormai volgeva al termine. Di contro c’era la consapevolezza che la maturità avrebbe portato alle prime scelte responsabili, “da grandi”, chiudendo definitivamente le porte dell’adolescenza.
Scugnizzo69

 

pH Pixabay senza royalty

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