Di Antonio Corvino 

Il mondo si è svegliato da un lungo sonno e non sembra riconoscersi più.
Già all’indomani dell’ultima guerra mondiale il risveglio dall’incubo era stato faticoso. Il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki lo aveva terrorizzato.
Genocidi, distruzione, morte e da ultimo quel fungo atomico avevano piegato e piagato l’umanità. All’indomani della guerra nazista essa si ritrovò, in sovrappiù, alle prese con la deriva sovietica che impose una netta divisione tra mondo libero e mondo pianificato. La cortina di ferro postbellica aveva, in modo traumatico, posto fine all’euforia della liberazione.
La spaccatura della Germania tra Est ed Ovest ed il muro di Berlino ne erano i segni più eclatanti oltre che evidenti ma questi erano percepibili anche ai confini con l’Italia, nel Mediterraneo e nei Balcani.
La militarizzazione dell’Europa, per gran parte poggiata sulle spalle degli USA, fu una conseguenza obbligata per scoraggiare le mire imperialistiche del’URSS.
In Occidente il sapore della libertà dava le vertigini allo stesso modo in cui all’Est la rassegnazione condita di inutili conati di ribellione individuale e collettiva segnava la vita delle persone e dei popoli.
Si trattava di due estremi che divennero i poli di un cortocircuito che l’Umanità cercava spasmodicamente di provocare per riconoscersi come entità unica ed indivisibile. Le fughe e le corse da una parte all’altra divennero altrettante testimonianze di questo anelito.
Dopo la repressione ungherese del 1956, all’indomani della primavera praghese del 1968, Jan Palach si diede fuoco per protestare contro l’invasione di Praga da parte dei carri armati sovietici e Milan Kundera lasciò la più bella città del mondo per vivere libero a Parigi.

Intanto la ricostruzione andava avanti in Occidente.
I miracoli economici si susseguivano con le straordinarie prestazioni delle economie “libere”.
La Germania, il Giappone, l’Italia usciti devastati dalla guerra presero a correre divenendo protagonisti di una storia mai prima sperimentata. Ed il terzo mondo, quello avulso dalla realtà occidentale che accatastava sviluppo, ricchezza e libertà, ma anche da quella sovietica che puntava alla supremazia militare senza tuttavia rinunciare ad una crescita economica sia pure residuale, guardava con sentimenti di ammirazione a quanto succedeva lontano dai suoi confini.
E cominciò una sfida sotterranea tra Est ed Ovest per dominare il resto del mondo e condurlo nella propria sfera di influenza.
Intanto l’Africa cercava una sua strada, difficile se non addirittura drammatica, innprrsenza dei guasti dell’antica tutela coloniale e al di fuori dell’interesse europeo a presidiare il Mediterraneo.
E iniziarono guerre regionali, occupazioni e violenze territoriali ovunque, nell’Estremo Oriente, in Indocina, e nel Medio e Vicino Oriente, in Afganistan e in Sud America dove la spinta schizofrenica tra rivoluzione e reazione produsse i suoi frutti più nefasti.
E proliferarono le dottrine di dominio e controllo del mondo.
Il segretario di Stato americano Kissinger, con Nixon Presidente, ne fu l’interprete più convinto sino a provocare il disastro cileno con il colpo di stato che portò alla morte di Salvator Allende ed alla dittatura di Pino Che.
Tali dottrine non mancarono di cinici voli pindarici come la diplomazia americana del Ping-Pong che puntava a influenzare le politiche economiche della Cina nel tentativo di romperne la solidarietà comunista con l’URSS.
Ma contestualmente movimenti profondi si muovevano nello scenario geopolitico mondiale.

Il club Bilderbeg che tra i potenti aveva fatto proseliti in ogni dove, italia compresa, andava affermando la dottrina del governo unico del mondo che tuttavia era cosa ben diversa dal ruolo istituzionale dell’ ONU.
Interprete e protagonista di quella dottrina sarebbe stato il movimento iper capitalista che intanto aveva snaturato il concetto di mercato e di economia codificati da Smith, Ricardo, Schumpeter e gli economisti classici per sostituirli con la finanza e la produzione priva di ogni limite e misura. La finanza divenne la strada maestra per controllare il mondo intero, Cina e URSS comprese, mentre il consumismo avulso da ogni contesto umano e territoriale venne elevata a religione dei popoli ed il possesso a mistificante droga degli individui.
Il crollo del Muro di Berlino, l’implosione dell’URSS e l’avvento della potenza industriale della Cina rendevano tutto più facile alla cuspide del club Bilderbeg.
Davvero si era ad un passo dal governo unico del mondo.
L’irruzione dell’ultima rivoluzione industriale, quella quantistico-tecnologica e digitale, provvide a spazzar via le ultime resistenze.
Il mondo connesso era diventato un villaggio globale e tale sarebbe rimasto con la progressiva cooptazione di parti sempre più cospicue entro i confini della produzione industriale.
Di pari passo la ricchezza prese a concentrarsi irrimediabilmente in un numero di mani sempre più ridotto. Mani indipendenti dai paesi di origine e che anzi questi ultimi strozzavano impedendone lo sviluppo armonioso ed integrato centrato sulla cultura, la ricchezza e la felicità condivisa.
La teoria del club Bilderbeg tutta centrata sull’idea di rovesciare i principi del governo democratico del mondo, spostando il focus degli Stati dalla gestione pubblica a quella privata, fece il resto.
La grande rivoluzione digitale decretò il monopolio degli oligarchi sparsi in ogni parte e regime del mondo oltre che della finanza privata.
La presenza pubblica, teorizzata dalla scuola keynsiana in Occidente e dal marxismo in Oriente, venne ridotta all’irrilevanza.
Anche l’esplorazione spaziale, la sicurezza dei cieli e delle nazioni divenne questione privata. Essa andava al di là della organizzazione capitalista o collettivista degli Stati.
Bilderbeg e l’iper capitalismo avevano vinto su tutta la linea ed avevano preso il sopravvento anche ad Est ed ovunque nel mondo compreso quello islamico ormai conquistato dall’idea di partecipare al governo mondiale. Le isole confessionali integraliste islamiche erano ormai ridotte a fenomeni di superfetazione ideologica destinate a scomparire, sconfitte dal loro stesso estremismo violento, malattia infantile dell’Islamismo, per parafrasare un’affermazione di Lenin divenuta famosa nel mondo comunista.

Nel contempo era cominciato il lungo sonno dell’umanità.
Energia a basso costo, benessere a portata di mano, nonostante l’abnorme concentrazione della ricchezza, dilatazione dei confini dell’edonismo cinico oltre ogni consistenza più o meno sostanziale e duratura, ne erano gli elementi costitutivi ed al contempo rassicuranti.
Il sonno produsse il sogno di un mondo davvero senza confini e di una umanità solidale.
Ma presto esso si trasformò in un nuovo incubo.
Il lavoro era stato ridotto ovunque allo stato di merce senza valore.
Nell’Occidente montarono le frustrazioni pregne di astio contro quanti partecipavano ai processi produttivi fuori dai loro confini ed esse si trasformarono in spinte razziste.
Nel terzo e quarto mondo fu scoperto il trucco dell’Occidente e iniziarono le migrazioni.
Oggi sono 120 milioni le persone in fuga secondo le statistiche indipendenti internazionali. Quarantasette milioni solo in Africa. Guerre e violenze esplosero in ogni parte e la diplomazia faceva sempre più fatica a porvi argine.
Anche le religioni vennero sopraffatte e qua e là cominciarono a benedire eserciti e guerre.
L’umanità si trovò spaesata e spaventata. Impoverita anche. Ovunque, anche nel progredito Occidente.
Di pari passo prendevano piede, in luogo dello Stato Solidale, le politiche assistenziali nei confronti di chi aveva perso il lavoro o il lavoro non aveva mai conosciuto, suggerite e praticate da chi deteneva la ricchezza mondiale e controllava ormai gli Stati in attesa di riempirli di androidi programmati per sognare pecore elettriche.
La politica aveva abdicato al suo ruolo di governo dei processi di emancipazione dei popoli ed aveva rinunciato all’obiettivo di ricercarne la felicità secondo il principio del napoletano Gaetano Filangieri che era stato accolto, prima di tutti, dagli Stati Uniti d’America al tempo della loro costituzione.

L’economia ormai controllava la politica e, attraverso la politica, gli Stati. E questi divennero aziende. Le istituzioni pubbliche, la scuola, l’università, la sanità, la ricerca, l’industria strategica nazionale sino ad allora considerata essenziale per lo sviluppo dei paesi, tutto venne declinato secondo i paradigmi aziendali e ogni azione piegata a rispondere al principio della massimizzazione dei profitti a favore di chi deteneva le leve del comando a detrimento dei costi rappresentati dal lavoro ormai derubricato a merce anonima oltre che amorfa.
La deriva autoritaria divenne una conseguenza obbligata ed una scelta cercata e coccolata. Le democrazie, dal canto loro, continuavano a dormire incapaci di svegliarsi e prendere atto che il loro sogno si andava trasformando rapidamente in incubo.
L’Iper capitalismo aveva prodotto il cerbero dalle tre teste che azzannavano il mondo in attesa di azzannarsi tra loro per regolare i conti in vista del dominio assoluto del pianeta e dello spazio che lo circondava.
E siamo ad oggi. Alle innumerevoli guerre combattute direttamente o per interposti eserciti nazionali o mercenari dalle tre teste del cerbero.
L’Occidente ed il mondo intero si è infine svegliato ritrovandosi incatenato alla volontà di chi comanda e, in cambio del consenso, distribuisce prebende ed elemosine.
Si è così ritrovato ignorante e privo della cultura che un tempo gli aveva consentito di controllare il potere e rovesciare aspiranti tiranni o semplici approfittatori.
Oggi siamo all’assurdo che i popoli derelitti, impauriti ed impoveriti, ossequiano ed invocano a loro protettori quanti li impoveriscono.
La deriva sovranista è diventata ovunque una realtà ed ha fatto giustizia di ideologie e schieramenti. Non solo nei regimi post comunisti ma anche nei regimi democratici, quelli nati dalla catastrofe della guerra nazifascista e che avevano giurato che mai più avrebbero consentito l’avvento di nuove dittature. Oggi le dittature nascono con il consenso degli ultimi, di quanti sono stati privati di cultura e senso critico e ridotti allo stato di sudditi.

Siamo così alle prove di regime anche negli USA dove un presidente eletto sfida la costituzione e rivendica la sua totale ammirazione-subordinazione nei confronti del dittatore russo allevato dal KGB al tempo della perestrojka di Gorbačëv
A Los Angeles, notizia di cronaca, l’aspirante dittatore di Washington invia, contro ogni consuetudine e norma legale, la Guardia Nazionale a reprimere ogni tentativo di protesta o ribellione. Un suo epigono fedelissimo ed esaltato spara sugli eletti del popolo che lo criticano ed un senatore del Congresso viene violentemente zittito dalla polizia, pestato ed ammanettato di fronte alla rappresentante del governo federale che osservava in silenzio.
Non ci vuol molto per immaginare che non tarderemo a ritrovarci tutti avvolti in una cappa di violenza ottundente che accomunerà Russia, Stati Uniti d’America, Cina…
Il cerbero e le sue teste hanno ormai un nome ed anche un programma comune.
In pratica due terzi del pianeta è sotto il tallone di dittatori che non hanno nessuna voglia di mollare la presa prima di tutto sui loro popoli e quindi sul mondo intero.
Cosa succederà all’Europa se dovesse lasciarsi stritolare da una simile tenaglia?…
Di sicuro la tradizione progressista, che sino ad oggi ha retto ad ogni urto, non abita più sulle sponde dell’Atlantico e nemmeno su quelle del Pacifico.
L’assalto a Capitol Hill di cinque anni fa si illumina di nuova luce. Esso annunciava la volontà dell’autocrate, conquistato alla dittatura di stampo russo-cinese, di aggiungere la sua testa alle altre due del Cerbero…
Sperare che costui si fermi, che rompa l’alleanza con Putin e, non sembri fuori luogo, con Xi Jinping, é pura illusione.
E sperare che gli anticorpi della democrazia USA facciano il miracolo é pura ingenuità.
Che La California, il più ricco dei 50 stati federati, ed il suo governatore, non si facciano intimidire e che magari sveglino gli USA dal letargo forse é l’ultima frontiera.

L’Europa?
Nonostante il ritrovato asse Franco-Tedesco, non pare sia messa bene.
USA e Russia con Cina alla finestra spingono per la sua dissoluzione con la complicità di molti governi europei pronti a trasformarsi in supporter del Cerbero a tre teste.
Rifondare l’Europa vista l’impossibilità di riformarla a causa dell’assurda, suicida clausola dell’unanimità per il suo funzionamento?
Prima o poi si porrà il problema. Se ci sarà ancora tempo sufficiente.
Intanto dopo l’Ucraina devastata da una Russia pretestuosamente preoccupata della sua sicurezza territoriale nonostante i 20 milioni di km quadrati, é il Medio Oriente a prendere fuoco per le brame di potere di un governante genocida e promette di divampare ben oltre i confini Israelo-palestinesi.
Il cerbero ha ben chiara la prospettiva entro la quale intende muoversi. E la guerra di Israele in Iran diventa, nella propaganda dei dittatori, addirittura una guerra di liberazione di un popolo martoriato e violentato dagli ayatollah sciiti. E dunque emerge drammatico il dilemma: vale il diritto internazionale o la cinica scorciatoia di liberare un popolo dai suoi oppressori salvo a scaraventare quel popolo dalla padella della persecuzione dei custodi della rivoluzione islamica nella brace degli ipercapitalisti bramosi di impadronirsi del suo petrolio?
Il diritto internazionale vale solo a sprazzi allorché torna comodo agli interessi delle teste del cerbero e diventa carta straccia in caso contrario? E l’opportunità di liberare un popolo vale solo se essa risponde agli interessi dei potenti che biecamente sfruttano ogni crepa a proprio vantaggio impedendo ai popoli di fare il loro percorso?

Davvero il risveglio è terribile davanti a questi dilemmi. Perché anche le idee di progresso e democrazia sono naufragate nella democratura che apre le porte alla dittatura, così come l’idea dello sviluppo globale si è rivelata una scorciatoia nefasta per dominare il mondo.
In questo risveglio da un sonno troppo lungo che aveva prodotto un sogno meraviglioso trasformatosi in incubo, i popoli e l’umanità ma anche le singole persone annaspano incapaci di capire cosa sta succedendo o meglio consapevoli della terribile realtà che ha preso il posto del sogno e davanti alla quale si scoprono incapaci di reagire.
Mancano i paradigmi culturali, sociologici, economici, addirittura filosofici per leggere, interpretare e condurre ad unità quanto sta succedendo ed elaborare una nuova cultura per fuoriuscirne. Chiunque si sente autorizzato a saccheggiare il patrimonio di cultura e civiltà democratica per affermare la primazia se non la “bellezza” della dittatura. I termini nazismo e libertà, democrazia e dittatura vengono piegati ai propri interessi svuotandoli addirittura della loro portata storica.
Chiunque si sente autorizzato a perorare la causa nobile e gli intenti liberatori di una guerra condannando come abietti quanti combattono un’altra guerra magari subita come nel caso dell’invasione russa perpetrata ai danni della nazione ucraina…
La libertà di un popolo viene negata da chi invade e azzanna altri popoli e il presunto diritto a difendersi da nemici a volte mantenuti ed alimentati a bella posta diviene l’alibi per assurdi genocidi perpetrati persino da chi ha subito il più terribile genocidio della storia.
In questa giungla ogni comunità viene abbandonata al suo destino ed ogni individuo deve combattere da solo la sua battaglia.
Le istanze internazionali siano afone, ridotte al silenzio ed impotenti.

In questo quadro il governo italiano impegna tutta la sua energia ad oscillare sul trapezio internazionale tra Trump e Putin in attesa di passare dal movimento ondulatorio a quello circolare ossequiando Xi Jinping.
La guerra di Netanyahu viene declamata come azione necessaria per la sicurezza del popolo ebreo il quale si arrogherebbe il diritto di scatenare a sua volta una guerra contrabbandata per liberazione del popolo iraniano.
La cattiva coscienza xenofoba viene a sua volta sbandierata ovunque come difesa della patria senza rendersi conto che l’Occidente, l’Europa, il mondo intero ad eccezione dell’Africa, dimezzerà, da qui ai prossimi decenni, la sua popolazione.

Visioni rovesciate o realtà schizofrenica immaginata sul limitare di un incubo che non vuol finire?
Davvero dobbiamo rassegnarci a morire in fondo ad un precipizio in cui tutto si fonde e si confonde, bene e male, innocenza e delinquenza, libertà e dittatura, genocidio e suprematismo?
Possono, da sole, le proteste comunque minoritarie dei generosi sopravvissuti eredi della democrazia americana rappresentare una speranza?
Intanto il presidente eletto aspirante dittatore o “King” come lo hanno definito i cortei della protesta statunitense, si organizza la sfilata personale di un esercito che egli vuol trasformare nel suo esercito strizzando l’occhiolino ai suoi omologhi Putin e XI Jinping.
Vedremo se il cerbero vincerà… e vedremo che piega prenderà la successiva guerra tra le sue tre teste.
Manca l’Europa in tutto questo e manca il Mediterraneo… il guaio è che molti europei sono ipnotizzati dal cerbero. Da una o dall’altra testa, indifferenti al proprio destino.
Puntando, come “ultima speme” al ritorno delle antiche potenze di Francia e Inghilterra che tanta scuola di democrazia hanno alimentato e sperando che la Germania, memore del suo passato, faccia la sua parte.
E l’Italia? Ha troppo in fretta dimenticato la sua storia, non avendo mai voluto fare i conti con essa, fino a preferire accucciarsi ai piedi del cerbero piuttosto che affermarsi come baluardo di libertà e democrazia.
Mala tempora currunt sed peiora parantur preconizzava Cicerone nelle sue Catilinarie nel tentativo di difendere la Repubblica contro le derive dittatoriali…

 

pH Pixabay senza royalty

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.