Fingendo di perseguire la finalità del bene comune, sapienti, governanti e potenti di tutte le razze, hanno sempre diviso, disarticolato, sfasciato, derubato e messo in guerra tutte le famiglie italiane, a cominciare da quelle economicamente più fragili: con i nonni invalidi abbandonati, i coniugi ferocemente arrabbiati, i figli fuori controllo, i nipoti sbandati. Per non parlare del rapporto uomo donna, umano nella forma, ma sempre più bestiale o criminale nella sostanza.
In Italia, con questa abominevole cultura e politica, si è costruito un presunto “Stato di diritto”, con l’obbligo di convertire i tributi in servizi pubblici per tutti: per i cittadini contribuenti e per i bisognosi di assistenza pubblica gratuita.
Ma dopo 8 decenni di finti aggiustamenti, ci ritroviamo con una pace sociale che è riduttivo definire assassina; con famiglie sparpagliate “unite in videochiamata“, con una immigrazione clandestina fuori controllo e con uno Stato ibrido tra mattatoio e manicomio che della “casa comune” non è manco parente lontano.
Gli italiani che una volta erano componenti di famiglie unite e solidali, ora sono in giro per l’Italia o per il mondo, alla disperata ricerca di un lavoro e di un guadagno onesto e dignitoso introvabili.
In uno Stato così pericolante, se un piccolo imprenditore si ammala, e ai problemi economici propri della sua categoria gli si aggiunge il problema salute, passa immediatamente dal reddito tassabile, al desiderio di reddito.
Con l’incubo del reddito mancato,  deve continuare a pagare i fornitori della merce ricevuta e fatturata ma invenduta, le bollette e le tasse in scadenza, deve tentare di curarsi a sue spese, (gli imprenditori non hanno esenzioni) e deve mantenere se stesso e la famiglia.
Chi si scandalizza che in Italia la gente può arrivare a delinquere nel disperato e inutile tentativo di salvare il salvabile, o è scemo, o è matto, o è un parassita garantito.
Siamo 60 milioni di cittadini mai diventati Popolo e in guerra tutti contro tutti. Viviamo in uno Stato che ti preleva il sangue, e se dopo hai bisogno di quel sangue per salvarti la vita, la trasfusione te la garantisce istantanea ma virtuale, mentre continua a sfilarti il portafoglio.
Non so come siate messi voi: io, a 84 anni, mi vergogno di essere italiano, e peggio ancora di aver contribuito, col mio voto, (da utile idiota) al cannibalismo privato e pubblico attuale e crescente.
Da quando un piccolo imprenditore si ammala, a quando la burocrazia italiana bradipo: tributaria, sanitaria e previdenziale, accerta che non è più in grado di produrre e va aiutato d’urgenza, ha tutto il tempo che serve e persino d’avanzo per morire e rinascere senza fretta.
Ormai in Italia siamo una doppia caricatura: da sempre come Stato, ora anche come Popolo. 
Con l’elenco delle piaghe di questo paese, potremmo circumnavigare il pianeta. Ma se volessimo farla breve, ci basterebbe trovare una risposta razionale a questo rompicapo:
Noi italiani non siamo un Popolo perché non abbiamo uno Stato, oppure non possiamo avere uno Stato, perché non siamo formati culturalmente da Popolo sovrano per autogovernarci?
Siamo divisi e litigiosi proprio come ci ha formati la cultura: utili a garantire consenso acritico alla politica e alla burocrazia destra o sinistra; e utili a fisco e Finanza per spremerci e buttarci come limoni.
Quanto tutto questo sia organico al buon governo e alla pace sociale ve lo lascio immaginare.
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