Oggi siamo nella clonazione. Nè figlio, nè gemello, nè riflesso narcisistico il clone è la materializzazione del doppio per via genetica E una differenza oggi il codice genetico non è naturale, come qualunque parte astratta da un tutto e autonomizzata diventa protesi artificiale.La clonazione è dunque l’ ultimo stadio della nostra storia. La modellizzazione del corpo, la modellizzazione del sentimento, la modellizzazione del mente sono le formule genetiche, esistono alla demoltiplicazzione seriale. Ciò che è perduto con la clonanazione è la vita naturale, è l’ uomo.
Oggi parliamo di tecnologie ibrida, auto ibride. Case ibride, foreste ibride. Per esempio in Grecia dopo quasi un mese di fuoco parlano di alberi ibridi. La spessa cuticola (il tessuto idrofobico che ricopre rami e foglie) e la struttura interna delle foglie riducono al minimo la perdita di liquidi anche nelle situazioni di calore estremo. Il risultato? Questi alberi impiegano fino a 7 volte di più a incendiarsi rispetto a pini, ginepri e querce. La speranza dei botanici è di poter sfruttare le proprietà di queste piante per creare zone “cuscinetto”, in grado di rallentare e arginare gli incendi tipici delle aree mediterranee. (Vede: rivista Focus)
Ai drammatici eventi della quale tenti di riconoscere il cenno della vita, della natura, il sogno stesso dentro il sogno, vede l’ uomo oggi, la vita ibrida, la natura ibrida.Cosi viviamo una vita di intempestivi congedi.
Secondo Sofocle Antigone cerchiamo sempre quell’ perduta innocenza che teneva schiavo l’ uomo di una conoscenza vana.Cosi ogni speranza si trasforma automaticamenta in requisitoria.
Sofocle Antigone:
Strofe I
Molti si dànno prodigi, e niuno
meraviglioso piú dell’uomo.
Sino di là dal canuto mare,
col tempestoso Noto, procede
l’uomo, valica l’estuare 385
dei flutti, e il mugghio; e la piú antica
degli Dei, l’immortale Terra,
l’infaticata, col giro spossa,
anno per anno, degli aratri,
col travaglio d’equina prole 390
Antistrofe I
E degli augelli le stirpi liete
cinge di reti, ne fa preda,
e le tribú di selvagge fiere,
e le marine stirpi del ponto
con le spire d’inteste reti, 395
l’uomo scaltrissimo: è signore.
con l’astuzia, di quante fiere
movon selvagge pei monti, e il giogo
pone al crinito cavallo, e al toro
infaticato, sovressi i monti. 400
Strofe II
L’infaticato pensiero, e i suoni
vocali rinvenne, e le norme
del viver civile, e a fuggire
gli etèrei dardi
d’inospiti ghiacci, 405
di piogge nemiche.
Gran copia d’astuzie possiede;
né verso il futuro, se mezzi
di scampo non vede, s’inoltra.
Solo trovar dall’Ade 410
scampo non può; ma contro immedicabili
morbi, rinvenne salutari strade.
Apostolos Apostolou. Professore di filosofia.