A seguito dell’ invio di diverse note da parte della Scrivente O.S. inerenti l’ organizzazione del lavoro e i rischi per la sicurezza all’ interno della Clinica Gepos, siamo ad oggi a prendere atto di un risultato tutt’ altro che in linea con la dialettica del confronto sindacale come, di regola, dovrebbe essere in una logica di scambio tra le parti, di proposte, collaborazione, risoluzione di potenziali o reali conflitti che, fisiologicamente, sorgono all’ interno di ogni contesto lavorativo. Nel caso in specie registriamo, invece, un classico atteggiamento muscolare unilateralmente posto da parte di un management, che pensa di risolvere i problemi del personale, sostanzialmente dovuti ad una cronica carenza di unità tra medici, infermieri e operatori socio sanitari, nascondendo la polvere sotto al tappeto o, peggio ancora, spostando il nostro delegato sindacale da una unità operativa all’ altra senza motivazioni e al solo scopo di intimorire onde ottenere un omertoso atteggiamento di subalternità, così delineando gli estremi di reato ex art. 28 l. 300/70 di condotta antisindacale. Una tipica manifestazione di sprezzo non solo verso le singole persone, e non solo verso una sigla sindacale che, legalmente, vanta una sua notevole rappresentanza all’ interno dell’ azienda. Tale modus operandi ricade, inevitabilmente, sulla qualità di un servizio lautamente retribuito dalla Asl con del denaro pubblico e, dunque, doppiamente a spese del cittadino contribuente e, ultimo ma non per importanza, del cittadino utente che sceglie la Clinica per intraprendere il proprio percorso di cura e guarigione. In definitiva tale atteggiamento, sprezzante e ingiustificatamente autoritario, ottiene come risultato una serie di nefaste ricadute su tutto ciò che incontra, non curante del fatto che se vi sono delle problematiche sollevate dal personale, esse non hanno affatto alcun carattere di soggettività o di egocentrismo negligente ma, invece, hanno a che fare con il miglioramento della qualità del lavoro e dunque del servizio corrisposto ai pazienti, con soddisfazione collettiva e trasversale. A tal fine chiediamo di ricollocare il nostro delegato sindacale presso la postazione da esso gestita abitualmente, e di addivenire al confronto sindacale inteso quale metodo diplomatico permanente di miglioramento delle condizioni di lavoro, a vantaggio di tutti. In alternativa, ci vedremo costretti ad intraprendere azioni legali a tutela dei lavoratori, dell’ utenza e, non da ultimo, del nostro rappresentante sindacale aziendale.
Pompeo Taddeo – FP CGIL BN
