Un recente evento di cronaca avvenuto a Pescara, dove un giovane 30enne è morto per arresto cardiaco dopo essere stato colpito con il taser dalla polizia, mi ha portato a riflettere sull’uso delle pistole elettriche.
Negli ultimi tempi si è pensato di dotare poliziotti, carabinieri, vigili urbani, finanzieri di un’arma apparentemente innocua, ovvero il taser. Con la crescente pressione per trovare soluzioni che riducano agiti violenti con conseguenze mortali durante gli interventi delle forze dell’ordine, il taser è stato spesso presentato come una risposta efficiente e a basso rischio. Ma è davvero così?
Il taser è progettato per immobilizzare temporaneamente un soggetto attraverso una scossa elettrica consentendo agli agenti di polizia di bloccare una situazione potenzialmente pericolosa senza ricorrere a metodi drastici.
L’assegnazione del taser è stata dettata dalla necessità di avere a disposizione uno strumento che possa ridurre sia il rischio per gli agenti che per i sospetti. Tuttavia, è fondamentale comprendere che nonostante il taser sia considerato un’arma non letale, l’uso improprio o in determinate circostanze può portare a gravi conseguenze.
Uno degli aspetti da non sottovalutare riguardanti il taser è il potenziale rischio di morte per arresto cardiocircolatorio. Diversi studi hanno dimostrato che l’uso del taser può essere correlato a decessi, soprattutto in individui con condizioni mediche preesistenti legate a problemi cardiaci, uso di antipsicotici, stabilizzatori dell’umore. Il dibattito si accende ulteriormente quando si considera la possibilità di utilizzo multiplo del taser su un soggetto, aumento che può incrementare il rischio di effetti avversi, incluso quello di fibrillazione ventricolare.
Per affrontare queste problematiche è fondamentale sviluppare protocolli di formazione più rigorosi per gli agenti della polizia, garantendo una maggiore consapevolezza sui rischi legati all’uso delle pistole elettriche. Credo, inoltre, che la ricerca di alternative potrebbe rappresentare una soluzione da non scartare come ad esempio l’utilizzo dei bolawrap al posto degli storditori. E perché no? Un maggiore coinvolgimento dei cittadini nella discussione delle strategie di sicurezza generale potrebbe risultare utile per trovare un equilibrio tra ordine pubblico e diritti umani.
In altri termini, il taser resta un tema complesso che richiede un approccio critico e informato. Sebbene possa offrire vantaggi immediati è essenziale considerare i rischi inerenti e lavorare per implementare pratiche sicure e responsabili. Solo attraverso una continua revisione delle politiche e pratiche di utilizzo delle armi si può sperare di trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza di tutti.
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