Prosegue il viaggio nelle eccellenze dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento. Questa volta abbiamo incontrato il dott. Giovanni Pigna Medico Patologo Clinico presso la UOC di Medicina di Laboratorio dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento PhD in Medicina Traslazionale.
“Dottore Pigna perchè la necessità di rispolverare il tema DISLIPIDEMIE e terapia farmacologica ? “
La riduzione dei livelli di lipidi circolanti, soprattutto in coloro che hanno molteplici fattori di rischio concomitanti, rappresenta ad oggi uno dei principali obiettivi della prevenzione in ambito cardiovascolare. Elevati livelli di colesterolo-LDL così come elevate trigliceridemie isolate o in associazione al colesterolo totale, costituiscono gli interlocutori chiave per il processo di aterosclerosi e danno coronarico (o più in generale il danno ateromasico vasale).
“Questi obiettivi o meglio targets lipidici sono dunque necessari da ottenere, ma sono analoghi per tutta la popolazione con malattia del colesterolo ?”
Assolutamente necessari per il paziente dislipidemico, ma diversi per fascia di rischio in cui esso si ritrova. I regimi di prevenzione cardiovascolare si distinguono in primario e secondario. Il più immediato perchè già postumo ad un danno vasale riscontrato è quello definito secondario per cui valgono targets lipidici molto stretti come ad esempio ridurre il colesterolo LDL < 55 mg/dl se non < 40 mg/dl in casi di concomitante malattia metabolica vascolare come il diabete scompensato.
Generalmente, invece, necessita di una diagnosi possibilmente precoce, dalle forme poligeniche a basso rischio fino alle gravi forme monogeniche ad altissimo rischio, qualsiasi anomalia del metabolismo lipidico “prima” di un segno di danno vascolare per cui nel regime di prevenzione primaria. Posta la condizione clinica generale, valutato lo “score” di rischio cardiovascolare globale si procederà con l’attribuzione degli obiettivi di laboratorio ovviamente non soltanto circoscritti al profilo lipidico ma aperti alla più ampia valutazione metabolica generale (diabete, funzione renale, funzione tiroidea, insulino-resistenza nel prediabete).
“Ci illustri meglio il concetto della diagnosi precoce nel paziente con colesterolo alto ma in regime primario per cui possiamo ammettereancora sano in termini vascolari”
Valuto con piacere l’”ancora sano” che adopera nel formularmi la domanda se non fosse perchè mi fa capire la chiarezza, e ne sono grato, delle risposte alle domande precedenti!
Si, è corretto dire “ancora sano” perchè si può comunque nascondere la prospettiva di un danno vascolare per livelli di colesterolo LDL non al target. E’ dimostrato e qui ne faccio sintesi che in qualche maniera la particella di LDL elevata innesca e conduce più o meno velocemente nel tempo quei meccanismi di flogosi endoteliale responsabili dell’aumentato rischio di malattia aterosclerotica. Essere magari anche ipertesi, fumatori, diabetici oppure soltanto far parte di una eredofamiliarità per eventi cardiovascolari precoci merita una particolare attenzione alla formulazione della diagnosi del fenotipo lipidico e l’eventuale suo genotipo (etero o omozigote) soprattutto se con spiccata familiarità e valori elevati di colesterolo LDL. Tappa conclusiva di questo processo valutativo sarà la più utile e rapida scelta terapeutica allo scopo di ridurre questo carico ateromasico a cui l’endotelio stesso è esposto e proteggerlo il più a lungo nel tempo.
“Dieta, stili di vita, varietà di farmaci…quali scelte dottore?”
Tutte, a patto che funzionino! Ovvero la dieta deve far parte della base, magari fatta già solo di buon senso, da cui partire per rivalutare il comportamento della risposta metabolica sul fronte lipidico. Il corretto stile di vita, il cammino a passo svelto o l’esercizio fisico in palestra, sono strumenti necessari ma non tanto per darsi una sensazione di miglioramento quanto per avvalersi dei benefici della costanza di questi comprensibili sforzi o ancora più semplicemente piccoli spazi che necessariamente dobbiamo saperci prendere nel contesto della frenesia di ogni giorno.
Lo scenario farmacologico ipolipemizzante è ormai ampio, efficace, a tratti innovativo e ben tollerabile a patto che nella scelta vi sia a monte un metodo preciso che contempli quanto detto e soprattutto la diagnosi!
“Tra I farmaci, amore ed odio per la popolazione generale in trattamento, può farci un pò chiarezza ? “
Effettivamente, posta una diagnosi, è ormai facile ottenere benefici dalla terapia farmacologica perchè essa è ampia e copre le diverse tappe metaboliche eventualmente alterate e responsabili del sovraccarico ateromasico prima descritto. Esistono anche efficaci combinazioni delle molecole convenzionali (es. statina+ezetimibe) e disponiamo di alternative biologiche anticorpali, selettive per la via recettoriale del colesterolo LDL, potenti e ben tollerate ma soprattutto con dimostrate note di efficacia perdurante nel tempo.
Di particolare interesse sono poi I più recenti anticorpi antiPCSK9 come via biologica per accelerare la rimozione delle particelle di LDL e/o aumentare l’idrolisi dei trigliceridi.
Concludo, dunque, lasciando un suggerimento che tenga conto sempre della valutazione medico-specialistica dei dati clinico-laboratoristici: approcciare ad una dieta sana ed equilibrata associata al miglioramento dello stile di vita, aderire in maniera corretta alle scelte terapeutiche eventualmente necessarie e soprattutto testarne l’efficacia, senza lasciare alle ipotesi la certezza di aver risolto una questione semmai soltanto tramite una pillola.

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