Roma, 29 mag. (Adnkronos Salute) – Per promuovere la conoscenza sulla salute delle ossa parte la campagna di informazione ‘Non romperle!’, un tour di 16 giorni, un motor-home che farà tappa in 8 città italiane: Genova, Torino, Varese, Pavia, Ancona, Bari, Battipaglia e Frosinone. A bordo, specialisti del metabolismo osseo offriranno incontri informativi gratuiti per aiutare i cittadini a prendersi cura della salute delle proprie ossa. Online su nonromperle.it sarà inoltre possibile trovare contenuti informativi, aggiornamenti sulle tappe e approfondimenti utili per ogni fascia d’età.
In un’Italia che invecchia rapidamente e fa i conti con l’aumento delle malattie croniche – si legge in una nota – l’osteoporosi rappresenta una sfida enorme, ma anche un’opportunità di cambiamento. Oggi sono oltre 4 milioni gli italiani colpiti da questa patologia silenziosa (quasi l’80% sono donne) e il numero è destinato a crescere al pari dell’onere sociale ed economico che ad esso si accompagna. Le fratture da fragilità, che colpiscono soprattutto polso, omero, vertebre e femore, costano infatti ogni anno al sistema sanitario circa 10 miliardi di euro, tra cure, riabilitazione e ricoveri. A questi si aggiungono gli impatti indiretti: giornate lavorative perse, isolamento sociale, depressione, perdita di autonomia. Se non si agisce oggi, entro il 2034 le fratture potrebbero aumentare del 20%, arrivando a toccare quota 700mila casi l’anno. Ma non è tutto già scritto.
“Serve un cambiamento culturale che aumenti la consapevolezza, promuova stili di vita più sani e migliori la prevenzione e la cura anche nei più giovani. Il rischio di fragilità ossea riguarda non solo gli anziani, ma anche adulti e over 50, spesso inconsapevoli del problema. Tuttavia, è possibile intervenire fin da subito per proteggere la propria salute e prevenire conseguenze future. ‘Non romperle!’ è un invito ad agire, a non rimandare e a prendersi cura del proprio futuro”, dichiara Luca Pisanello, Deputy General Manager Italfarmaco, l’azienda promotrice dell’iniziativa con il patrocinio di Fedios, Federazione italiana osteoporosi e malattie dello scheletro. Particolare attenzione si dovrebbe avere per le diete che negli ultimi 12 mesi hanno invaso i social raggiungendo, solo in Italia, ben 310 milioni di utenti. Secondo una recente review scientifica, alcuni di questi regimi alimentari potrebbero mettere a rischio la salute delle ossa. Ci sono infatti motivi per ritenere che una dieta chetogenica possa ridurre la qualità delle ossa. Le diete ipocaloriche severe renderebbero le ossa più fragili e vulnerabili. Sul digiuno intermittente, gli studi mostrano dati contrastanti e servono ulteriori ricerche per capire se sia davvero sicuro a lungo termine.
“Le evidenze scientifiche internazionali ci dicono che per prevenire la fragilità ossea serve un approccio integrato che combini corretti stili di vita, attività fisica mirata, alimentazione ricca di calcio, vitamina D e, quando necessario, un supporto farmacologico mirato – afferma Giulia Letizia Mauro, professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa, Università degli Studi di Palermo e direttore del Dipartimento assistenziale di riabilitazione fragilità e continuità assistenziale, Aou Policlinico Palermo – Regimi alimentari non bilanciati e allenamenti non idonei, spesso diffusi online e senza solide basi scientifiche, possono avere effetti negativi sul metabolismo osseo. Prima di lasciarci tentare dall’ultima dieta virale, fermiamoci un attimo e consultiamo uno specialista qualificato: la salute delle ossa non è un dettaglio trascurabile, ma un investimento fondamentale per il nostro futuro”.
A causa dei cambiamenti nello stile di vita, la carenza di vitamina D è diventata una condizione sempre più diffusa. Con l’avvicinarsi dell’estate, l’uso delle creme solari torna in primo piano, portando con sé l’attenzione su un tema cruciale: l’equilibrio tra protezione della pelle e produzione di vitamina D, argomento al centro anche di una recente meta-analisi condotta dall’Università di Brescia. L’American Academy of Dermatology (Aad) suggerisce di assumere la vitamina D attraverso l’alimentazione o supplementazione, e non tramite l’esposizione diretta ai raggi Uv. Nonostante la protezione solare possa ridurre in parte la produzione cutanea di vitamina D, è fondamentale non esporsi mai al sole senza adeguata protezione, per evitare l’elevato rischio di melanoma e altri tumori della pelle. Con l’avanzare dell’età, inoltre, la capacità dell’organismo di produrre vitamina D attraverso l’esposizione solare diminuisce progressivamente, rendendo la sua assunzione attraverso la dieta particolarmente indicata.
Un recente position paper pubblicato su ‘Archives of Osteoporosis’, firmato da esperti italiani di diverse discipline (endocrinologia, cardiologia, nefrologia, reumatologia e medicina generale), ha ribadito alcuni punti-chiave, fra cui il ruolo del calcio e della vitamina D. L’assunzione quotidiana di calcio e vitamina D rappresenta un pilastro nella protezione delle ossa dalle fratture da fragilità, si sottolinea nella nota. Si tratta di due elementi essenziali per la salute dello scheletro: il primo perché componente principale delle ossa, la seconda perché favorisce l’assorbimento del calcio a livello intestinale e contribuisce al corretto rinnovamento e alla mineralizzazione del tessuto osseo.
“Una recente linea di indirizzo pubblicata da un gruppo di esperti ha evidenziato che una supplementazione giornaliera di 600 mg di calcio e di 2000 UI di vitamina D è spesso necessaria per soddisfare, in caso di osteoporosi e di inadeguato introito alimentare di calcio e di carenza di vitamina D, i fabbisogni di calcio e di vitamina D raccomandati dalle linee-guida. Inoltre, l’Agenzia italiana del farmaco raccomanda, ove dieta e livelli ematici di vitamina D siano inadeguati, un adeguato apporto di calcio e vitamina D prima di avviare la terapia anti-fratturativa, onde evitare di vanificare l’efficacia di tali farmaci”, dice Maurizio Rossini, professore ordinario di Reumatologia all’Università di Verona e direttore dell’Uoc di Reumatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
E i falsi miti sul calcio? “E’ ora di metterli da parte – precisa Andrea Giusti, direttore Medicina interna Asl 3 di Genova – Oggi sappiamo, grazie a solide evidenze scientifiche, che l’assunzione di calcio e vitamina D, nelle giuste quantità, non risulta comportare un aumento del rischio cardiovascolare o renale, salvo in presenza di patologie specifiche. Rinunciare a questa integrazione per paure infondate può essere un errore, soprattutto per chi ha un apporto alimentare insufficiente. La verità è che proteggere le ossa dalle fratture si può: quando dieta e stile di vita non bastano, è necessario ricorrere a strumenti efficaci e sicuri”.
“L’osteoporosi non colpisce solo le ossa – puntualizzano gli esperti – impatta profondamente sulla qualità della vita, aumentando il rischio di dolore cronico, disabilità e isolamento. In altre parole, è un ostacolo concreto a un invecchiamento sano e attivo, quel healthy aging che oggi è al centro delle politiche di salute pubblica. “In questo scenario, il medico di medicina generale è una figura chiave per intercettare i segnali di rischio nella fase precoce – commenta Ferdinando Silveri, vicepresidente Fedios – E’ il primo alleato del paziente: può avviare un percorso di prevenzione efficace che integri supplementazione, controlli mirati e, soprattutto, supporto a stili di vita salutari e sostenibili nel tempo. Senza questa alleanza medico-paziente, rischiamo di perdere occasioni fondamentali per prevenire fratture, migliorare la qualità della vita e monitorare l’aderenza al trattamento che nella terapia dell’osteoporosi rappresenta un problema molto rilevante”.

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