di Roberto Fronzuti Direttore dell’ Eco di Milano e Provincia
Un po’ di anni fa, a livello planetario, è stata diffusa in modo prorompente la notizia della fine dei giornali tradizionali. È vero, internet imperversa, così come giornalmente vengono diffuse false notizie; le cosiddette fake news. Il problema di leggere notizie non attendibili è stato fatto proprio dai lettori che hanno senso critico, e che hanno imparato a distinguere le notizie vere, dalle fake news. Per fortuna le predizioni delle “cassandre” rispetto alla fine della carta stampata non si sono avverate. Al di là dello stato di salute delle edizioni stampate dei giornali, il fenomeno internet, con le innumerevoli testate on line, ha portato a una drastica riduzione del numero di copie vendute. Ma la carta continua ad avere uno “zoccolo duro”. Negli ultimi decenni, in controtendeza con la tesi di “fine della carta stampata”, sono nati quotidiani come il Fatto Quotidiano e Domani; due giornali d’inchiesta che vendono decine di migliaia di copie. Al di là delle riflessioni contenute in questo editoriale, è importante mettere in evidenza, il ruolo che sta avendo la stampa in difesa della democrazia. Infatti, non c’è democrazia, nei Paesi dove non c’è una libera stampa.
In Russia e in Cina non c’è una stampa libera; negli Stati Uniti il “regime” di Trump ha messo al bando i giornalisti, che considera i suoi nemici peggiori. Per fortuna ci sono i Paesi occidentali, dove ancor oggi la stampa svolge il ruolo di “cane da guardia” della democrazia.
Un fatto è certo: ovunque c’è al potere un dittatore, non c’è una stampa libera.
Per la pubblicità sui notiziari comunali…
Mi manda
“Picone”
Comuni sono diventati anche editori. I sindaci, non soddisfatti di tenere sotto scacco l’economia e le famiglie con tasse e balzelli, entrano anche nel mercato della pubblicità, per drenare risorse un tempo destinate alla stampa locale. Non si accontentano di una possibile comunicazione di poche pagine. Nò! Sottraggono il personale ad altre mansioni utili ai cittadini, per far fare loro i redattori di pubblicazioni costose e cariche di pubblicità, che sono fine a sè stesse: la voce del “palazzo”.
Il tutto si regge sul rapporto di soggezione fra il commerciante e l’Amministrazione comunale. In passato, trattando quest’argomento, abbiamo parlato di “conflitto di interesse, sia pure in senso traslato”. Cosa vuol dire traslato, in questo contesto? Chi ha a che fare per la licenza di commercio, la concessione edilizia, le forniture al comune, si sente in dovere (sbagliando) di commissionare la propria pubblicità sui notiziari comunali.
È uno scandalo e si profila anche il reato di corruzione, per chi dà e riceve pubblicità come merce di scambio.
Pensando a questo rapporto malsano fra commercianti e i comuni, mi è venuto in mente il film “Mi manda Picone” con Giancarlo Giannini protagonista. Giannini, nel film, è un poveraccio che trova l’agenda di un estorsore, con una lunga lista di nomi di commercianti con a fianco un importo.
Incomincia a far visita al primo nominativo esordendo: “Mi manda Picone”… L’esercente apre il cassetto e paga il “pizzo”. Va dal secondo e la scena si ripete, e così via.
In buona sostanza, i tartassati pagavano non per paura del soggetto che si trovavano di fronte, ma per Picone. La presenza sempre maggiore di notiziari comunali, sul mercato pubblicitario, è un attacco alla libertà di stampa, che si concretizza attraverso l’esercizio di una posizione dominante. Anche questo è un reato, che richiederebbe cause lunghe e costose.
Ci vorrebbe del buon senso che imponesse ai sindaci di smettere di fare gli editori e di occuparsi dei cittadini.
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