di Daniela Piesco Direttore Responsabile 

C’è un edificio nel cuore di Benevento, o meglio, uno scheletro vuoto. È il Centro per l’Impiego, o almeno lo era. Oggi è una struttura inagibile, silenziosa, priva di qualsiasi cartello, avviso o indicazione utile per orientare il cittadino. E non parliamo di un centro estetico o di un negozio di scarpe: parliamo del principale presidio pubblico per chi cerca lavoro, tutele, diritti.

Mi sono recata di persona, sperando in una semplice informazione, e mi sono trovata davanti a un portone chiuso, ai cancelli deserti e nessuna indicazione. Nessun cartello che spiegasse cosa stesse succedendo, nessun QR code, nessuna mappa per raggiungere altri uffici. Nulla. Solo il silenzio burocratico.

Allora, da cittadina diligente, ho deciso di recarmi presso l’Ispettorato del Lavoro. E lì – dopo una lunga attesa – mi è stato detto che il Centro per l’Impiego è “inagibile” e che gli operatori sono “in smart working”. Per ogni richiesta? C’è solo un indirizzo email. E se non hai internet, una PEC, un computer? Peggio per te.

Per completare il gioco dell’oca dell’assurdo, ci è stato fornito un numero di telefono: dovrebbe essere quello del “collocamento”, ci dicono. Ma una volta composto, ci rispondono che quel numero non ha più nulla a che fare con il Centro per l’Impiego, che ora è tutto gestito dalla Regione Campania. Il ping-pong istituzionale è servito: un rimpallo di responsabilità che, però, non serve al cittadino.

Ma chi tutela l’utente? Chi protegge le persone meno avvezze alla burocrazia digitale?

Il Centro per l’Impiego, per sua missione, dovrebbe essere una porta aperta, un presidio fisico e umano. Non una scatola vuota con un indirizzo email. In una città dove la disoccupazione giovanile è una piaga e l’accesso ai diritti passa ancora spesso dal contatto diretto, è inaccettabile che un servizio essenziale venga sospeso senza nemmeno il coraggio di affiggere un cartello.

La Regione Campania, il Comune di Benevento, l’assessorato competente – qualcuno – deve assumersi la responsabilità di questo vuoto. Perché il lavoro non può essere cercato nel buio. Perché i servizi pubblici non possono scomparire dietro uno schermo. Perché i cittadini non sono pacchi postali da rimbalzare da un ufficio all’altro.

Serve trasparenza. Serve comunicazione. Serve rispetto.

E soprattutto serve che chi gestisce i servizi per il lavoro si ricordi che non tutti hanno un computer, una stampante, un’app. Ma tutti, proprio tutti, hanno diritto a una risposta. E a un cartello chiaro.

E come se non bastasse, l’unico “avviso” rinvenibile – se così si può chiamare – è un foglio di carta bianco, senza intestazione, attaccato con due pezzi di nastro adesivo. C’è scritto soltanto:

” Per contattare l’ex collocamento scrivere a: cpibenevento@regione.campania.it

Nessun riferimento alla Regione, nessun logo istituzionale, nessuna spiegazione, nessuna firma. È così che si comunica con l’utenza? È questo il livello di trasparenza, accoglienza e funzionalità che si riserva a chi cerca un lavoro o ha bisogno di assistenza?

Noi, come Eco del Sannio, rendiamo pubblico questo indirizzo email e lo rilanciamo a nome dei cittadini, perché qualcuno deve pur fare il lavoro che le istituzioni hanno ignorato: informare. Lo facciamo noi, al posto di chi aveva il dovere – non solo l’obbligo – di esporre almeno un avviso chiaro, leggibile, dignitoso.

E non ci fermeremo qui. Continueremo a seguire questa vicenda, a raccogliere segnalazioni, a documentare disservizi e mancanze.
Perché un servizio pubblico che non risponde né di persona, né per telefono, né con cartelli leggibili, non è un servizio: è un fantasma. E i cittadini non possono più inseguire i fantasmi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.