Di Letizia Ceroni 

Un bambino!
Dio mio, pensava Katia, cosa devo fare?
Dirlo alla mamma, nemmeno per sogno, questo era un segreto che nemmeno a Vilma poteva confidare, anche la sua stellina l’aveva abbandonata, tutte le notti il cielo era solcato dai bengala lanciati dai militari per illuminare a giorno gli obiettivi da colpire.
L’unico suo rifugio era la preghiera, lei, così devota, sperava in un miracolo, avere notizie confortanti dal suo Roberto, così avrebbe potuto confidare tutto a sua mamma in modo da poter fare un matrimonio per procura……
A volte si lasciava cullare da dolci pensieri, quale felicità avrebbe recato a tutti una così bella notizia se fosse stata sposata, la grande gioia di due giovani sposi, ma il sogno terminava non appena ritornava alla realtà, il suo cuore era spezzato dal dolore…. Maledetta guerra!!
Aveva sempre gli occhi arrossati dal pianto, i suoi genitori non sapevano più cosa dirle per confortarla, a volte, a tavola, lei li guardava e pensava : Dio mio! Se sapessero tutta la verità……. E fuggiva via, chiudendosi nella sua stanza, incapace ormai anche di pensare.
Erano passati già tre mesi ed era il giovedì di Pasqua del 1944.
Katia si trovava in campagna, stava lavorando poco distante da casa, quando sentì gridare, cosa era successo?
Lasciò il lavoro e si mise a correre verso casa e, quando fu in vista dei genitori di Roberto vide che erano disperati e la presenza del postino le fece intuire la terribile verità, si fermò di colpo sentendosi mancare i battiti del cuore, ciò che aveva sempre temuto era diventato realtà.
Un dispaccio militare notificava che Roberto era morto sul fronte russo combattendo da eroe.
Katia si sentì cadere il mondo addosso, era veramente la fine di tutti i suoi sogni.
La triste notizia si sparse in un baleno ma, ugualmente, il venerdì santo Katia non mancò alle funzioni religiose, quando giunse in chiesa fu incapace di inginocchiarsi, sembrava le mancassero le forze e si sedette, aveva un fazzoletto nero allacciato sotto il mento e dagli occhi socchiusi scendevano lacrime a bagnarle il volto.
La gente sapeva e la guardava pur rispettando il suo grande dolore, Vilma le era vicino, seguirono insieme la processione e, quando al ritorno deposero la bara di Gesù in mezzo alla chiesa, Katia intonò con gli altri un inno sacro anche se faceva molta fatica a cantare, dentro di lei pregava Dio di farla morire perché il suo dolore era un fardello troppo pesante per le sue deboli spalle, insieme a quel segreto che non osava confidare a nessuno perché dolore e vergogna le chiudevano le labbra.
La domenica di Pasqua, nel pomeriggio disse ai suoi che si sarebbe recata in chiesa ed uscì.
Un gruppo di persone, sfollati e paesani, stavano sull’argine del fiume e guardavano tristemente in lontananza un bombardamento.
Sull’altra sponda c’era solo un giovane soldato tedesco che in quel momento guardava incuriosito verso di loro chiedendosi cosa stava facendo quella giovane donna che, cercando di non farsi vedere, si stava facendo strada tra l’erba alta e i cespugli per scendere adagio fino alla riva del fiume che non si poteva vedere dall’alto dell’argine.
Una volta giunta sulla riva, posò a terra la borsetta, si tolse lentamente il fazzoletto nero che aveva in capo e, sempre con gesti lenti, quasi facesse una fatica immensa, si sfilò la giacca, il vestito e le scarpe e, in quel momento, il soldato capì le sue intenzioni ; iniziò a gesticolare per attirare l’attenzione di tutte le persone che stavano sull’argine, con il dito indicava l’acqua e faceva il gesto di tuffarsi, così gesticolando parlava, gridava, ma nessuno capiva il tedesco, lingua incomprensibile per tutti i presenti ; ad un tratto si gettò in ginocchio, estrasse la rivoltella e sparò in aria forse nella speranza di spaventare la ragazza e dissuaderla dal compiere il suo folle gesto o forse per la rabbia di non essere compreso.
Tutti pensarono che fosse ubriaco, un ragazzino gli gridò : tu essere carosello! Si misero tutti a ridere e poi, infastiditi da quella insistenza gli gridarono : ma buttati e annega!!
Se è vero che in ognuno di noi, in ogni cuore esiste un briciolo di umanità, in quel momento il giovane tedesco lo stava dimostrando, lui, che era componente di quell’esercito nemico che aveva invaso il nostro paese con prepotenza per sottometterci e distruggerci, stava facendo di tutto per salvare quella giovane vita, cosa lo spingeva a farlo? Forse in lei aveva visto una persona cara, sua sorella o la sua fidanzata lontana ma, purtroppo non riuscì a scongiurare quel gesto.
I presenti compresero solo quando videro qualcosa galleggiare sull’acqua, era il corpo senza vita di Katia e ormai era troppo tardi, si era avviata insieme alla sua creatura per raggiungere il suo caro Roberto.
Nella borsetta lasciata vicino al l’abito trovarono un biglietto nel quale svelava il suo segreto e chiedeva perdono ai suoi cari.
Non piangete per me, ora ho trovato la pace perché, sulla terra, il mio è stato solo un povero amore.

Ph Letizia Ceroni
La donna raffigurata nel ritratto è mia madre, autrice del racconto.  

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