In questa intervista per Fare Comune, incontriamo Giampaolo Vicerè, 40 anni, residente a Motta ma cresciuto a Pastene, laureato in Relazioni Internazionali e in Didattica della Musica. Agitatore culturale e co-fondatore della Cooperativa Sociale Immaginaria, è una delle voci più innovative della scena sociale e artistica locale. Il suo impegno quotidiano si traduce in progetti che intrecciano arte, educazione e sviluppo comunitario, dando nuova linfa a un territorio che ha urgente bisogno di visione e partecipazione. In questa conversazione, Vicerè racconta la sua scelta di candidarsi, la sua idea di sviluppo, e una proposta concreta per trasformare Sant’Angelo a Cupolo in un laboratorio di “felicità sociale” fondato su cultura, inclusione e cittadinanza attiva.
L’ intervista
Cosa ti ha spinto a metterti in gioco in questa tornata elettorale?
Sono Giampaolo Vicerè, ho 40 anni quasi tutti trascorsi interamente a Sant’Angelo a Cupolo. Ho una figlia di 5 anni e mezzo e vivo attualmente nella Fraz. Motta, anche se sono nato e cresciuto a Pastene. La mia formazione comprende una laurea triennale in Relazioni Internazionali e Diplomatiche conseguita presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, e un diploma accademico di secondo Livello in Didattica della Musica conseguito presso il conservatorio Nicola Sala di Benevento. La mia professione è quella di “agitatore culturale”, mi definisco un sognatore concreto di esperienze che rendano i luoghi più abitabili, attraenti per chi li abita e vorrà abitarli. Sono un estenuante amante della musica e dell’arte come strumenti di emancipazione, sviluppo e costruzione del bello, credo fortemente che essa possa essere un asset importantissimo per sostenere ed avviare pratiche di sviluppo locale nelle aree periferiche del sud italia e non solo. In concreto il mio lavoro ha molto a che fare con la ricerca continua di senso e modi generativi per il benessere personale e di comunità. Tutto ciò lo attuo da ormai 12 anni all’interno della Cooperativa Sociale Immaginaria, che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento locale, regionale, nazionale ed europeo per l’attuazione di progetti sociali e culturali attraverso l’utilizzo delle arti performative. All’interno di Immaginaria il mio ruolo è multiplo. Mi occupo della definizione delle strategie aziendali di sviluppo economico, sociale e culturale, coordino il team di progettazione per la scrittura dei progetti da candidare a finanziamento, coordino il team di formatori e facilitatori che attuano sul campo alcuni dei progetti della Cooperativa Immaginaria in cui prevale l’utilizzo della musica come strumento di crescita e inclusione sociale. Sono altresì formatore e facilitatore di processi partecipativi e inclusivi riguardanti la musica di Comunità. Con Immaginaria ed altri enti del terzo settore a noi collegati ho avuto la possibilità di ideare, coordinare e implementare circa 50 progetti formativi e scambi giovanili internazionali, accogliendo dal 2009 ad oggi sul nostro territorio, seppur in maniera temporanea, circa 1500 formatori, operatori culturali, operatori sociali e artisti provenienti da quasi tutte le nazioni Europee. Attualmente a livello locale sto coordinando per la Cooperativa Immaginaria due progetti molto interessanti in rete con il Consorzio Sale della Terra di Benevento e la Cooperativa Heyet di Campobasso. Il primo riguarda “Nidi di Comunità”, un progetto biennale di contrasto alla povertà educativa, che include una rete di organizzazioni e attività a livello nazionale e che noi di Immaginaria abbiamo deciso d’implementare sul territorio di Sant’Angelo a Cupolo. Il progetto è indirizzato alla fascia d’età 0-6 anni e l’obiettivo è potenziare e sviluppare maggiormente i sistemi di supporto ed educativi già presenti sul territorio per questa fascia d’età ed i propri genitori. Nel concreto già da due anni stiamo realizzando laboratori di propedeutica musicale all’interno delle sezioni Infanzia dell’IC G.Siani di Sant’Angelo a Cupolo e Perrillo intercettando la fascia d’età 3-6 anni. Ai genitori di bimbi 0-3 anni abbiamo invece riservato attività di supporto genitoriali attraverso la creazione di uno sportello specialistico di counseling di gruppo, e la realizzazione di un percorso multi -sensoriale con play ground dedicati al fine di favorire la scoperta per i più piccoli e la relazione con i propri genitori. Il secondo progetto “Un Passo Oltre” è rivolto invece ai minori stranieri non accompagnati e anche qui il raggio d’azione del progetto è nazionale. L’obiettivo del progetto è quello di favorire percorsi d’integrazione lavorativa, abitativa, sociale e culturale dei minori stranieri non accompagnati. In questo contesto l’attività di Immaginaria gestita da me riguarda il coinvolgimento di 15 minori stranieri non accompagnati della Comunità Giada di Fragneto Monforte. Da due anni ormai, insieme ad un team composto da giovani musicisti e attivisti sociali stiamo offrendo laboratori musicali con un approccio non-formale, facendo leva anche sulle connessioni culturali provenienti dai loro paesi d’origne. Il laboratorio musicale diventa così uno strumento per parlare di sé, del proprio vissuto e per entrare in relazione con gli altri. Quindi non solo strumento artistico tout-court, ma strumento formativo a 360°. Questo laboratorio nell’aprile 2024 è entrato anche nelle aule del Conservatorio N.Sala di Benevento. Attualmente stiamo anche costruendo degli strumenti musicali da materiali riciclato, i tubofoni che presto termineremo e aggregheremo all’ensemble di percussioni, strumenti tradizionali e musica elettronica per produrre nuova musica e presentarla al pubblico entro settembre 2025. Un ulteriore progetto locale a cui sto lavorando riguarda la creazione di una banda musicale sul territorio di Sant’angelo a Cupolo partendo dalla formazione per 5 specifici strumenti musicali (Tromba, trombone, sax, percussioni e clarinetto) rivolto a bambini dagli 8 ai 17 anni. Il progetto è ideato ed elaborato da me attraverso la Cooperativa Immaginaria e finanziato dall’Otto per Mille Valdesi. Le attività inizieranno durante la prossima estate. Lo stesso progetto ha compreso anche uno stage di community music svolto lo scorso marzo ad Alma d’Arte a Motta tenuto da un formatore portoghese David Valente. Altro progetto locale che stà muovendo i primi passi proprio in questo periodo e che riguarda la povertà educativa e i giovani dagli 11 ai 17 anni è TRAME finanziato dal Dipartimento della Famiglia. Nel mese di giugno presenteremo tutte le attività connesse che riguarderanno laboratori gratuiti di musica, teatro, pittura, circo e sturmenti digitali. Dal punto di vista internazionale, sono appena reduce da un’interessante esperienza lavorativa sull’isola di Procida, dove attraverso il programma Erasmus abbiamo ospitato 25 ragazzi provenienti da Germania, Portogallo, Serbia, e Polonia in uno scambio giovanile. Questi ragazzi, tutti di età compresa tra i 18 e i 25 anni, attraverso attività di educazione non-formale, con incontri e laboratori anche con specifici target group dell’isola hanno potuto vivere un’intensa esperienza di formazione personale. In questo caso l’obiettivo era quello di scoprire, sviluppare ed estendere i propri aspetti vocazionali cooperando con altre culture, incontrando la comunità locale.
Qual è, secondo te, la priorità più urgente per Sant’Angelo a Cupolo?
Sant’Angelo a Cupolo, così come la maggior parte dei paesi dell’entroterra Italiano, da 20 anni a questa parte ha intrapreso un cammino quasi irreversibile di spopolamento, declino demografico, invecchiamento della popolazione e bassissimi livelli di dinamicità economica ed attività produttive. Ecco per quanto mi riguarda la priorità più urgente è quella di innescare un modello di sviluppo economico, sociale e culturale che parta dalle risorse endogene che lo straordinario contesto sociale e geografico di Sant’Angelo a Cupolo possiede. Serve a mio parere una visione dirompente, forte, innovativa di sviluppo locale che sappia essere generativa di benessere sociale. Sant’Angelo può diventare un laboratorio in divenire di felicità sociale. Il primo patrimonio da valorizzare è la propria comunità, sono le persone di questo territorio. Bisogna creare le precondizioni affinché ciascuno si senta protagonista all’interno del proprio territorio. Pertanto l’idea è puntare sul favorire quanto più possibile spazi di partecipazione intergenerazionale. Per quest’obiettivo, l’idea è creare, istituire alimentare dei GAP (Gruppo di Azione Popolare) che coinvolga cittadini attivi su ogni tema e ambito d’interesse collettivo e comune. Dalla gestione degli spazi pubblici, a temi di salvaguardia e valorizzazione dell’immenso patrimonio ambientale presente, dagli strumenti di animazione sociale e culturale, a temi di riscoperta e valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale, a temi di gestione e organizzazione del territorio a quelli riguardanti il bilancio pubblico. Questi organi possono essere consultivi e propositivi verso la gestione amministrativa dell’ente e possono alimentare quel sentimento di fiducia tra cittadini ed amministrazione pubblica oggi ai minimi storici, ma elemento fondamentale per generare sviluppo.
Cosa significa per te”fare comune”?
Fare comune è un approccio, una sensibilità ed è inequivocabile come significato. Credo nell’enorme potenziale generativo di quando si coopera per un obiettivo comune. Credo nella logica collaborativa che è alla base del vivere civile. Credo anche nella capacità di ascolto e dialogo che questo comitato ha avviato e che non si esaurirà con le prossime elezioni ma rimarrà anche dopo. Fare comune rappresenta un processo, una prassi operativa di impegno politico, sociale e culturale che sicuramente permarrà oltre le persone che l’hanno avviato e sarà portatrice di innovazione, spazio di partecipazione e protagonismo comunitario. Fare comune quindi rappresenta un contenitore per far emergere quell’intelligenza collettiva di comunità, per valorizzare tutte quelle risorse dormienti, per ridare slancio e vitalità ad un territorio senza identità, visione e ambizione.
Hai un’idea o una proposta concreta che vorresti realizzare nei prossimi cinque anni?
Sant’Angelo a Cupolo come insieme di “Borghi dell’arte e la Creatività” capace di essere attrattivi per nuovi residenti fissi o temporanei, nomadi digitali e nuovi turisti. E’ un’idea molto ambiziosa e sfidante. Un quarto del patrimonio immobiliare del nostro territorio è vuoto, in vendita o dismesso, insieme a beni dal forte valore simbolico, storico e culturale come il palazzo Capasso Conte di Caprara, e l’ex convento dei Padri Liguorini di Sant’Angelo a Cupolo. In concreto l’ente comune insieme ai vari Gap, associazioni locali, enti del terzo settore e società civile deve ideare prima ed attuare poi un Master Plan di sviluppo economico e culturale, capace di attrarre nuovi abitanti che vogliono insediarsi sul nostro territorio. L’idea è creare una narrazione attraente facendo ricorso ad elementi derivanti dalla storia del luogo, il suo potenziale geografico, il proprio potenziale simbolico ed immaginifico. Creata una narrazione partecipata del luogo si passa alla fase due, come attrarre nuovi residenti. Ecco che qui entrano in gioco la capacità dell’ente comune di fare squadra, di coinvolgere i cittadini o comunque i proprietari di case a metterle a disposizione per i nuovi residenti secondo formule vantaggiose sia per gli acquirenti/affittuari, sia per venditori/conduttori. Al resto, cioè a far leva sulla capacità attrattiva dei borghi dell’arte e della creatività, dovranno essere delle politiche di visibilità nazionale ed internazionale mirate, la disponibilità di spazi comuni e coworking per favorire e sviluppare l’opera dei nuovi abitanti fissi o temporanei e innescare così un processo virtuoso di sviluppo locale a base culturale, che poi diventa generativo per il contesto di riferimento, per i nuovi abitanti e può diventare un esempio alle numerosissime altre realtà simili alle nostre.
Come pensi si possa ricostruire il rapporto tra cittadini e istituzioni?
Alimentando e favorendo pratiche collaborative a 360°. Secondo la mia percezione ed esperienza, c’è stato nel corso degli ultimi 13 anni un chiaro disegno scientifico di abbattimento, delegittimazione e denigrazione rispetto a tutte quelle forme di organizzazione sociale che tentavano di risollevare in qualche modo le sorti di questo luogo, portando finanche risorse. E’ chiaro qui il riferimento è all’esperienza purtroppo fallimentare della scuola civica Alma d’Arte, che nonostante abbia rappresentato un fiore all’occhiello di innovazione sociale, rigenerazione urbana e sviluppo sociale/culturale/economico, non ha avuto i favori delle passate amministrazioni, anzi durante l’ultima consiliatura è stata proprio demolita. Ecco questo atteggiamento di lontananza e non cura, bisognerebbe evitarlo, e bisognerebbe altresì preservare queste realtà, alimentarle e sostenerle in qualunque formula.
Un ricordo o un luogo di Sant’Angelo che per te rappresenta casa. E perché.
Il luogo che sento mio, rappresenta casa ed ha un potere enorme su di me è di sicuro il Belvedere del Sannio di san Marco ai Monti, questa finestra sull’intera provincia di Benevento e anche oltre. Il Belvedere non solo per me, ma per tanti miei coetanei e non solo rappresenta il luogo dello svago, degli incontri con gli amici, degli incontri amorosi, rappresenta il luogo che alimenta l’immaginazione con questo suo panorama sconfinato. Allo stesso modo, il Belvedere rappresenta il luogo deturpato, non curato, la presenza delle antenne che limita il panorama, insomma rappresenta quell’elemento di contrasto della Bellezza non goduta fino in fondo, così un po’come tutto il territorio comunale.