L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco 

Nel cuore del potere, tra i marmi di Palazzo Chigi, si consuma una scena surreale: la Presidente del Consiglio dichiara pubblicamente che i titoli di Stato italiani sono considerati più sicuri di quelli tedeschi, basandosi sul fatto che lo spread è sceso sotto i 100 punti base. Accanto a lei, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti scuote la testa, imbarazzato, come se stesse assistendo a un incidente in diretta. E in effetti, lo è.

Lo spread, per chi governa (e dovrebbe sapere), non è un gioco di numeri o un dato da piegare alla propaganda. È il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani (BTP) e quelli tedeschi (Bund), che vengono universalmente considerati il punto di riferimento della massima affidabilità finanziaria in Europa. Più alto è lo spread, più è alto il rischio percepito sull’Italia, perché per attirare investitori bisogna offrire un rendimento più elevato. Se scende, è una buona notizia: vuol dire che la fiducia nel nostro debito migliora. Ma affermare che i nostri titoli siano “più sicuri” di quelli tedeschi perché lo spread si è abbassato è una sciocchezza macroscopica.

In altre parole: lo spread non fotografa chi è più sicuro, ma quanto in più devi pagare per compensare un rischio percepito maggiore rispetto a un benchmark sicuro (il Bund). Quando lo spread va sotto i 100 punti, non vuol dire che superiamo la Germania in affidabilità. Significa solo che il mercato ci punisce meno. E ringraziamo il cielo se ciò accade.

La questione, però, va oltre il dato tecnico. Ci parla di un problema profondo: un governo che non sa leggere l’economia, o che la legge male pur di costruire narrazioni di successo. Perché la domanda vera è: la Presidente ha capito ciò che ha detto? O ha semplicemente letto un testo preparato male da uno staff incompetente?

In entrambi i casi, la situazione è grave. Se è disinformazione consapevole, siamo di fronte a una manipolazione retorica. Se è ignoranza, è allarme rosso. In un Paese con un debito pubblico colossale, una crescita fragile e una popolazione che fatica a distinguere il linguaggio finanziario, un errore del genere è più di una gaffe: è un tradimento della responsabilità istituzionale.

E mentre il Ministro Giorgetti, esperto e visibilmente in difficoltà, resta zitto o scuote la testa, nessuno corregge. Nessuno spiega. Nessuno ammette l’errore. Il danno si diffonde. La disinformazione diventa verità per milioni di cittadini. E il potere, anziché formarsi, si autoassolve.

Forse è davvero il momento di far seguire allo staff di Palazzo Chigi , e alla sua inquilina , un corso base di economia. Ma uno serio, con esami e bocciature. Perché sulla pelle dei mercati si gioca la stabilità del Paese. E un governo che non capisce lo spread, difficilmente potrà gestire il debito.

Nel frattempo, lo spread della competenza resta incolmabile.

ph Pixabay senza royalty

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