Mentre l’America Latina piange José “Pepe” Mujica , il contadino diventato presidente, il guerrigliero sopravvissuto alla tortura, l’utopista che ha fatto della sobrietà un atto rivoluzionario , L’Eco del Sannio compie un anno. Non c’è confronto, non c’è parallelo che regga: Mujica è un faro nella tempesta della Storia, noi siamo un granello di polvere nel vento. Eppure, in quel vento, c’è una stessa corrente: la tenacia di chi non si arrende.

Pepe ha sfidato le dittature con la forza delle idee, ha pagato il prezzo della libertà con tredici anni di carcere, molti dei quali in isolamento. Quando è diventato presidente, ha scelto di continuare a vivere in una casa di campagna, guidando la sua vecchia auto e donando il 90% del suo stipendio. È stato un uomo capace di trasformare la politica in un esercizio di autenticità. E se oggi il mondo lo saluta, noi lo celebriamo con l’unica cosa che possiamo offrirgli: coerenza.

Questo non è un anniversario per autoincensarci. È un atto di gratitudine. A chi ci ha ostacolato: il nostro riconoscimento. Ogni tentativo di screditarci è stato benzina per spingere oltre i nostri limiti. A chi ci ha creduto: la nostra più profonda stima. Avete trasformato una scommessa editoriale in un orizzonte possibile.

A chi ci legge in silenzio, senza like né commenti, ma con attenzione: siete la prova che la verità, anche scomoda, trova sempre un varco.

Come direttore, ho scelto di non mollare. Ho sacrificato ore, sonno e certezze per la versione online, che non è una semplice vetrina, ma un corpo vivo: ogni articolo caricato, ogni riga riletta, ogni immagine ottimizzata è un atto d’amore verso la lettura.

Non abbiamo mai inseguito il sensazionalismo. Ogni notizia è stata verificata con cura, perché l’informazione non è un’arma da brandire, ma un servizio da offrire. Ho resistito a pressioni e sarcasmi. Perché? Perché L’Eco del Sannio non è un mio possesso, ma un impegno civile. È una testata che porta un nome che pretende rigore, sobrietà, onestà. Chi scrive qui non cavalcherà mai il dolore per vendere una notizia, non amplificherà il futile, non tradirà la complessità dei fatti per un click in più. E non inseguirà mai la banalità del gossip.

La squadra: non autorità, ma autorevolezza

Un giornale è fatto di mani ferme e di sguardi vigili. Di persone che non comandano, ma convincono. Di voci che non cercano il potere, ma la verità. Ecco chi ha dato forma e sostanza a L’Eco del Sannio…

Avv. Rosario Luongo, vicedirettore: il suo rigore giuridico è stato la nostra diga contro le derive.

Daniele Piro, sport: ha trasformato le cronache in epica e i goal in poesia.

Paola Francesca Moretti, cultura e cronaca: intellettuale senza orpelli, ha curato le parole come ferite da non rimarginare in fretta.

Letizia Ceroni: artista dell’anima, la sua penna scolpisce come uno scalpello nella pietra.

Antonio Corvino: poeta-economista, ponte tra Ovidio e i mercati globali.

Francesco Maria Luongo: giovane con la grinta dei vecchi reporter, il futuro che si scrive al presente.

Roberto Fronzuti: direttore de L’Eco di Milano e Provincia mio mentore e ispiratore. Fu lui a volere che scrivessi sul suo giornale e, ancor di più, a suggerirmi di crearne uno mio, L’Eco del Sannio.

Antonio Peragine: il direttore presso cui mi sono formata. Mi ha accolto, formato, accompagnato. Non mi ha mai lasciata.

E ancora:

Domenico Maceri, voce autorevole da oltreoceano;

Emanuele Carlo Ostuni, il ritmo radiofonico che dà voce alle inchieste;

Apostolos Apostolou, filosofo itinerante tra le parole;

Silvia Sorrentino, decifratrice di conflitti e silenzi;

Marco Mayer, professore di economia e coscienza civile.

Tutti loro hanno dato senza mai chiedere un applauso.

Un grazie profondo a Mario Del Grosso, direttore editoriale: ha scelto di restare dietro le quinte, ma mi ha dato carta bianca. E quella fiducia è la mia libertà.

A Sergio Pezza, giudice e mente luminosa, per i suoi articoli che hanno illuminato il diritto con parole semplici e verità profonde; e a sua moglie Rossella Matrangolo, che ci ha aperto le porte della grande letteratura.

A Brunello Pezza, custode silenzioso di uno stile sobrio e penetrante.

A Angela Casilli, che sa illuminare le zone d’ombra.

A Carlo Di Stanislao, per la sua analisi chirurgica e umana.

A Giuseppe Arnó, per la sua competenza instancabile.

A Nazzareno La Peccerella,il cronista narratore e a Enrico Pastore l’analista di ogni match.A Mary Grace Ovedi e a Luigi Laffranchi due new entry che, in pochissimo tempo, hanno saputo imporsi con stile.

La cultura come atto di resistenza: Eccellenze Sannite

Non ci siamo limitati a parlare d’arte: l’abbiamo fatta respirare.

Abbiamo dato voce agli artisti del Sannio, interpreti di un’identità profonda: Alfredo Verdile, che lacera la tela per rivelare l’invisibile; Maurizio Iazeolla, che intrappola l’anima in bianco e nero; Vincenzo Marsico, che scolpisce la luce nel bronzo della memoria; Mariano Goglia, che fa urlare la pietra.

Abbiamo camminato accanto a Eccellenze Sannite®, alberi secolari che non si piegano: la loro arte non è ornamento, ma testimonianza civile.

In un anno : controvento e fede ostinata

In dodici mesi abbiamo forzato le porte di un mondo spesso chiuso, governato da consorterie e autoreferenzialità. Non abbiamo ceduto alle scorciatoie del clamore, alle lusinghe delle notizie tossiche, alla seduzione dell’insignificante. Abbiamo scelto l’indagine scrupolosa, la riflessione critica, la cultura come via di liberazione.

E i lettori, sentinelle discrete , ci hanno risposto, riconoscendo nel nostro lavoro onestà, passione, coraggio.

Questo anniversario non è un trionfo, ma un inchino. A chi ci ha creduto. A chi ha camminato con noi, anche senza farsi vedere.

Un applauso silenzioso va a chi ha tenuto accesa la fiamma mentre tutto sembrava buio. A voi, lettori invisibili e realissimi, custodi della nostra stessa esistenza editoriale.

Mujica diceva: “La sola lotta che si perde è quella che si abbandona.”

Noi non abbandoneremo. Continueremo, anche se ci diranno che è inutile, anche se rideranno ancora. Questo giornale non è un monumento: è un cantiere aperto, ogni giorno.

A chi ci ha deriso, rispondiamo con la forza dei nostri articoli: abbiamo svelato le menzogne, abbiamo dato voce a chi non l’aveva, abbiamo difeso la bellezza come valore civile.

A chi ci ha sostenuto, diciamo: non abbiamo fatto nulla senza di voi.

A voi, lettori appassionati; a voi, sognatori indomiti; a voi che credete nella forza ostinata della verità: questo anno è vostro. E il futuro sarà nostro.

Con l’umiltà di chi sa di non essere arrivata ,
ma con l’orgoglio di chi non si è mai fermata.

Daniela Piesco
Direttore de L’Eco del Sannio

P.S. Pepe, ovunque tu sia:  il mondo forse non cambierà, ma raccontarlo con onestà è già un atto rivoluzionario.

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