Il 10 maggio la Sala dell’Antico Teatro di Palazzo Paolo V ha aperto le porte ad un incontro emozionante e altamente formativo con la scrittrice e professoressa Benedetta Bonfiglioli. L’evento è stato promosso dall’Istituto Alberti-Virgilio, nell’ambito della rassegna culturale ”Benevento LibrAria”, con il patrocinio della Libreria Guida di Gianluca Barrotta.
È stato un viaggio incredibile tra le fragilità del corpo che scompare della protagonista di Incorporea, Jude, che ha catalizzato l’attenzione di circa 90 ragazzi e ragazze, interessati e attenti – come ha sottolineato l’Assessore Antonella Tartaglia Polcini – perché quando la vita li chiama prepotentemente all’ascolto gli studenti non si sottraggono.
Lo hanno percepito subito che non si trattava di una storia romanzata, ma – come ha confermato l’autrice – di un’emergenza di scrittura: dare voce alle tante Jude, e a tutte quelle studentesse e studenti (sì, perché l’anoressia coinvolge anche i ragazzi) che ad un certo punto, poco per volta cominciano a sparire. «E sparire non è tanto difficile, basta procedere con metodo. Prima i suoni. Niente voce, niente opinioni, niente idee, niente domande; il tuo mondo diventa sempre più piccolo e alla fine non te ne frega niente perché a malapena esisti tu».
Un colpo allo stomaco. Una verità che brucia. Che è sotto gli occhi di tutti, adulti, docenti, genitori, che però spesso non riescono a vedere o non vogliono vedere perché fa male accorgersi che tanti ragazzi naufraghino e vadano alla deriva.
Eppure succede. Vigoressia, bulimia, ortoressia sono alcuni dei disturbi del comportamento alimentare che la scrittrice emiliana ha studiato a fondo dopo averne riconosciuto i tratti proprio tra i banchi di scuola, in metropolitana, nei bagni delle stazioni e dei ristoranti, negli spogliatoi delle palestre. I loro occhi non poteva dimenticarli.
A loro è dedicato questo romanzo “piccolo” ma dirompente. Solo 169 pagine per raccontare le tante “Terre desolate” (riferimento costante della scrittrice è Eliot), le «tazze finite in briciole che non sono più buone nemmeno per bere». A Judith che a 10 anni decide di sparire. A tutti quelli senza nome che ora possono uscire allo scoperto e guardarsi allo specchio.
E allora chi meglio dei ragazzi poteva dialogare con l’autrice?
Ed è così che la visionaria ed eclettica prof.ssa Angela Ilenia Adamo, cuore pulsante del progetto di lettura “Crescere con le storie”, ha intessuto, intorno ad una trama di per sé già potente, una tela di relazioni, emozioni, sguardi e parole. A sedere accanto a Benedetta Bonfiglioli c’erano Gina, Aurora, Alessandro, Sonia, Nadia, Giulia, che non hanno posto domande preconfezionate ma hanno dato sfogo alla loro urgenza di scendere al fondo – come ama ripetere Ilenia «siate palombari nella lettura» – e di vivere le emozioni.
Parole. Tante. Ma anche immagini, come quelle degli sketchbook della 3^ Turistico, presentati da Fajar e Luisa, che portano sul palco la meravigliosa arte dei taccuini visivi. A collaborare la prof.ssa Maria Eugenia De Filippo, una preziosa risorsa per connettere l’arte e la letteratura.
Lacrime, sorrisi, applausi, musica. Sì, perché a sottolineare la narrazione sono stati tre giovani e talentuosi ragazzi del nostro Istituto, Chiara e Francesca Orsillo e Marco De Gennaro, che tra voce, tastiera, chitarra classica e basso hanno saputo creare un’atmosfera sospesa tra realtà e magia. Emozione pura. La musica è linguaggio universale che cura.
Ed è proprio con l’omonimo brano di Battiato, arrangiato e interpretato magistralmente da Michele Pucillo (che ha curato anche l’aspetto tecnico-audio dell’evento) che siamo entrati nel cuore del romanzo che non solo racconta, ma si prende cura del lettore. Come si legge nella lettera di ringraziamento alla scrittrice, le sue parole «accarezzano ferite invisibili, sanno dove guardare senza giudicare, e soprattutto insegnano che anche nella fragilità esiste una forma di forza».
«Indossate lo sguardo degli altri, ma sceglietelo bene questo altro che vi guarda, che sia vostra madre, vostro padre, un prof, un amico», è il monito che Bonfiglioli rivolge ai ragazzi e alle ragazze. Lo sguardo cura. «Ci si prende cura davvero solo di ciò che si sceglie di vedere», si legge in Incorporea. Questa frase ci ha ricordato quanto sia importante guardare davvero, con attenzione e rispetto, chi ci sta accanto.
La cura passa anche attraverso le parole, i silenzi, e lo spazio lasciato all’altro per essere visto, senza filtri né paure. Si può essere felici? Sì, ma «nessuno sa amare senza fare male». Il mostro non scompare mai del tutto, impari semplicemente a conviverci, a leggerne i segnali quando sta per fagocitarti di nuovo. Ora però lo conosci.
«Chi deve leggerlo questo romanzo?», ha chiesto una spettatrice dell’incontro con l’autrice in libreria che Veronica Russo, docente dell’Istituto Alberti-Virgilio, ha moderato venerdì pomeriggio. Gli adulti – ha chiosato Bonfiglioli –, i genitori, quelli che spesso non si accorgono dei cambiamenti dei propri figli, anche dei loro gusti (e regalano maglioni bordeaux quando quel colore non piace più!). È vero. I ragazzi crescono in fretta, cambiano, hanno ferite profonde, torturano il corpo. Ma ci sono, esistono e chiedono di essere visti. Per ritrovarsi e ricominciare.
Con una scrittura che alterna pugni e carezze, e che si espande e si ritira come le onde del mare, Benedetta Bonfiglioli racconta una storia di guarigione, quella di una vita fragile che trova il coraggio di prendersi lo spazio che merita. E lo fa con un romanzo intenso, lucido e necessario. Una storia che sa di verità e di attualità. Una storia da ascoltare e testimoniare. Jude ci ha fatto uscire dal nostro buio. Non sarà più sola. E nemmeno noi.

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