Roma, 13 mag (Adnkronos) – “A Kiev c’erano i componenti della coalizione dei ‘volenterosi’, di cui l’Italia non fa parte. La presenza fisica di Meloni sarebbe stata perciò incongrua. Tanto che me l’immagino, se fosse andata, se avesse rappresentato il dissenso sul punto, cos’avrebbero detto…”. Lo dice Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI alla Camera, in un’intervista al Foglio.
“Gli stessi che le rimproverano di non esserci stata, da Conte a Renzi al Pd, sarebbero comunque insorti. Fosse andata in Ucraina, avrebbero detto che spacca il fronte e compromette l’Europa. In realtà la scelta del presidente del Consiglio ha coinciso con il punto di equilibrio più saggio e concreto che potesse assumere”, spiega Bignami.
“Con tutto il rispetto per i leader delle opposizioni, cos’è utile o meno all’Ucraina lo definisce Zelensky. Che ha di recente ribadito l’importanza del legame italo-ucraino, nonché l’amicizia con Giorgia Meloni. Noi siamo in prima linea per la ricostruzione. E poi mi domando: che Meloni dovesse andarci o meno ce lo facciamo forse dire dai Cinque stelle che dell’Ucraina auspicano la resa? Ce lo facciamo dire dal Partito democratico che in Europa riesce a spaccare l’atomo senza avere una posizione unitaria? O ce lo facciamo dire, magari, dai Fratoianni? Ecco, non si capisce a che titolo coloro che del popolo ucraino non hanno mai avuto grande pensiero, oggi, rimproverino a Meloni di non essere abbastanza vicina a Zelensky. A ben vedere, comunque, sono sempre gli stessi”, sottolinea Bignami.

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