L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco 

Mattarella e Meloni, maestri dell’ipocrisia, danzano sul filo della contraddizione. Imballano l’undicesimo carico di morte per l’Ucraina, firmando assegni miliardari per armamenti, e poi, con mani tremanti, scrivono al nuovo Pontefice, invocando la pace. Un triplo salto morale nel baratro della vergogna, dove la retorica pacifista si scontra violentemente con la realtà delle loro scelte politiche e militari.
“Promuoviamo una visione di pace”, declamano con la faccia di bronzo, mentre equipaggiano eserciti e strizzano l’occhio ai despoti. Una pace armata fino ai denti, che scorta gasdotti e fa affari con i dittatori. Condannano “conflitti inumani” con la sinistra e autorizzano carnificine con la destra. Un gioco di prestigio da circo politico, dove le bombe spariscono dai comunicati, esplodendo solo nei discorsi dei buonisti.
Questa non è diplomazia, è schizofrenia istituzionale. La stessa mano che firma lettere papali e decreti per l’invio di armamenti, la stessa voce che condanna la barbarie e autorizza l’export bellico. La retorica della pace viene brandita come un’arma di distrazione di massa, mentre le decisioni concrete vanno nella direzione opposta. Si paragona la Russia al Terzo Reich, chiudendo ogni spiraglio di negoziato, e poi si scrive al Papa auspicando “dialogo, giustizia e pace”.
La questione israeliana segue lo stesso copione: silenzio assordante su operazioni militari contestate dalla comunità internazionale, ma pronta indignazione quando serve a nutrire la narrazione del momento.
Dov’è la coerenza? Sparita tra un F-35 e una stretta di mano a un dittatore. Evaporata nei silenzi complice sui bambini palestinesi, nei proclami a comando contro Putin. La pace per loro è un jolly retorico: lo giocano in Vaticano, lo ritirano al G7.
Al nuovo Papa non servono letterine melense, ma un esorcista per questa classe dirigente posseduta dallo spirito della Guerra. Gli unici “Pater Noster” che conoscono sono quelli dei caccia bombardieri. Gli unici dialoghi che promuovono passano attraverso i droni.
La pace non arriverà per intercessione divina o per la benedizione papale. La pace è il risultato di scelte politiche concrete, di diplomazia attiva, di coraggio nel dialogare anche con chi consideriamo nemico. La pace richiede coerenza tra parole e azioni.
Se Mattarella e Meloni vogliono veramente la pace, potrebbero iniziare col mostrare una linea politica coerente, anziché delegare al Santo Padre la responsabilità di un mondo che loro stessi contribuiscono a mantenere in guerra. Smettano di vomitare parole sacre mentre firmano decreti sacrileghi. La storia non assolverà questi mercanti di morte travestiti da colombe. Il cielo può attendere: l’inferno lo stanno costruendo qui, missile dopo missile, ipocrisia dopo ipocrisia.

 

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