Così vicini
e così lontani

di Roberto Fronzuti

Il malessere dei nostri giorni ha una chiave di lettura: la solitudine. Così vicini e così lontani; si comunica attraverso i social senza incontrarsi. Ci si isola e si sceglie di vivere una realtà virtuale.
Il grande filosofo e storico Gianbattista Vico scriveva nel suo capolavoro la Scienza Nuova: “chi si tira fuori dalla socialità si tira fuori dal mondo”.
Trattando una problematica così importante, bisogna fare in modo di non cadere nel banale; non si tratta di stabilire se internet e i social siano strumenti negativi o positivi. Come sempre, dipende da come e da chi li usa. Il nucleare ha distrutto Hiroshima e Nagasaki, ma alimenta anche le centrali elettriche che producono energia.
Nessuno si sogna di negare i vantaggi della “rete” ma esagerando, si rischia l’isolamento e con l’uso eccessivo degli smart, di minare in modo irrimediabile la nostra salute.
La sobrietà nell’uso della rete è quanto mai necessaria, per evitare comportamenti compulsivi tesi a essere sempre connessi o rimanere intere giornate chattando con le persone.
Se tutti noi riuscissimo a fare uso ragionato di questi mezzi, non ci sarebbe nulla da dire, ma non è così. Ci si rovina la salute, nell’inconsapevolezza che gli smart provocano danni irreparabili alla nostra salute, compresi i tumori al cervello, in modo più invasivo nei bambini e negli adolescenti.
Vivere di social, vuol dire vagare nell’irreale; significa vivere perdendo il senso del reale.
Ed è così, come ci ha raccontato la cronaca recente: un cosiddetto amico ha assistito per via telematica un coetaneo nel suicidio. Forse, se si fossero incontrati di persona, guardandosi negli occhi le cose sarebbero andate diversamente.

 

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