Signore,
che ancora mordi il mio corpo osando scolpirlo solo nel vento,scrivo questa epistola con inchiostro estratto dalle radici del fiore che sai di aver avvelenato.
Le tue ultime parole furono un monumento di nebbia , le mie diventano serpi che strisciano mattutine tra le fessure del tuo talamo nuziale,il tuo falso altare.
Diciotto lune hanno cucito il mio nome a filo di cometa. Tu intanto veneri la tua sposa ingiallita come pergamena,mentre calpesti le mie litanie, scambiandole per polvere.
Non sono più colei che supplicava attese nel buio.Sono Inad: vangelo proibito,anagramma del tuo segreto,sillaba ribelle,regina di quel regno che inventasti per non chiamarmi verità.
Mi ordinasti: “Sii farfalla, ma solo dentro la teca del mio inverno”
Obbedii. Ora guarda cosa sono diventata:
un uragano che ha imparato a farsi scrittura.
E mentre la tua sposa ha pupille di clessidra , le mie sono fari che disseppelliscono i tuoi cadaveri.
Ho forgiato ogni tuo silenzio in stella:
ora il mio cuore è un planetario di spine
che traccia costellazioni col sangue.
Non cercarmi tra le tue geometrie di menzogna.Quella che ami (quella che puoi amare)è solo la bambola di porcellana del tuo decoro.
La vera Inad danza scalza in un campo minato di specchi, e ogni scheggia è un salmo che graffia la gola di chi la credette muta.Danza nuda in un labirinto di echi,
e ogni eco è un monolite che ride
di chi credette di poterla ridurre una nota a margine.
Con la calma di chi sa
che persino gli inferi si inginocchiano
quando una donna decide di farsi legge
ferita e sutura,
Inad
P.S. Questa lettera non brucerà.
La seppellirò dove i tuoi passi diventano polvere, così , quando i fiori nasceranno e proveranno a mentire,
le radici canteranno la mia preghiera
con la voce che ti negasti di udire.
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