In un tempo non troppo lontano, in un piccolo paese circondato da verdi colline e fiori colorati viveva una bambina di nome Martina. Lei era diversa dai suoi coetanei, il suo corpo paffutello e robusto la metteva a disagio e a volte la faceva sentire impacciata e insicura. Nonostante l’imbarazzo fuggevole per le sue forme rotondette, Martina spiccava per il suo carattere allegro ed energico. Aveva una risata contagiosa e un gran cuore, pronta ad accogliere ogni persona che incrociava sul suo cammino.
Ogni giorno, Martina andava a scuola con l’entusiasmo di chi è pronto ad affrontare nuove avventure. Ciò nonostante, spesso si trovava a doversi confrontare con i commenti poco gentili dei suoi compagni. E, già, i bambini spesso sanno essere veramente cattivi, una viziata innocenza di pensiero derivante dal retaggio di un insano modello educativo famigliare.
Alcuni prendevano in giro Martina per il suo aspetto fisico, mentre altri la escludevano dai giochi di gruppo. Eppure lei non si lasciava abbattere. Nella sua mente di bambina risiedeva la consapevolezza che il proprio valore non si quantificava per numero di amici posseduti e tantomeno per il suo aspetto fisico.
E, allora, Martina reagiva come solo il bambino sa fare, rifugiandosi nei suoi sogni e nelle sue passioni. La danza rientrava tra le grandi passioni della bimba. Ogni giovedì, dopo la scuola, si recava alla scuola di ballo, luogo dove si sentiva libera e leggera. Sotto la guida di un’insegnante premurosa e gentile, Martina imparava a muoversi al ritmo della musica, dimenticando le angosce e i timori quotidiani. Con ogni passo, ogni salto, ogni piroetta costruiva un legame profondo con il proprio corpo, apprezzando ciò che era in grado di fare piuttosto che giudicare la sua fisicità.
E, poi, arrivò il tempo di prepararsi per il saggio di fine anno. La maestra lo aveva voluto organizzare in forma di gara aperta a tutti gli studenti. Inizialmente incerta, Martina decise di partecipare. Con determinazione, iniziò a prepararsi al grande evento. Il tempo trascorso ad allenarsi la portò a superare ostacoli che sembravano insuperabili. Le emozioni giravano vorticosamente in lei, paura e gioia si alternavano come in un balletto travolgente.
Il gran giorno arrivò…Martina si presentò con un vestito che adorava, decorato da scintillanti paillettes. I battiti del suo cuore avevano assunto un ritmo accelerato, e una volta sul palco iniziò a danzare leggiadra come una farfalla. Ogni movimento corporeo raccontava un evento di vita, ogni passo esprimeva l’unicità di una creatura. Mentre danzava, i volti dei suoi compagni mutarono, i sorrisi scettici lasciarono il posto a espressioni di ammirazione e profondo rispetto.
Alla fine dell’esibizione un applauso fragoroso si levò dagli spettatori, riscaldando il cuore di Martina. La bambina non vinse il primo premio, ma quel giorno ricevette qualcosa di molto più prezioso: l’accettazione e il riconoscimento delle proprie capacità. Da quel preciso istante, Martina iniziò a percepire la bellezza in ogni aspetto di sé, celebrando la diversità e comprendendo che ogni individuo ha la propria strada da percorrere.
Il mio auspicio è che la storia di Martina diventi virale, ispirando altri bambini, indipendentemente dal loro aspetto fisico, a rincorrere le proprie passioni con coraggio e volontà. Martina ha dimostrato che la forza non risiede soltanto nell’apparenza ma nel cuore e nell’anima di ognuno di noi.
E, così, che la bambina grassottella diviene un brillante archetipo per la collettività, una testimonianza che la vera bellezza risiede nell’autenticità e nell’amore per se stessi.
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