di Carlo di Stanislao

«I libri sono come specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro.»
— Virginia Woolf

Nel panorama editoriale italiano, i libri scritti dai politici hanno ormai raggiunto uno status tutto particolare: non semplici raccolte di parole, ma veri e propri strumenti di comunicazione, marketing e persino costruzione dell’identità pubblica. Se prima un libro politico poteva sembrare un’operazione di nicchia, oggi è quasi una tappa obbligata, una specie di rito di passaggio per chi aspira a guidare un paese o almeno un partito.

Il caso più clamoroso e recente è senza dubbio Io sono Giorgia, l’autobiografia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Pubblicato in Italia nel 2021, ha venduto più di 170mila copie, un risultato strepitoso in un mercato editoriale tradizionalmente riservato a romanzi e saggi di altro genere. Ma la vera sorpresa è stata l’esportazione all’estero: la versione americana I Am Giorgia è uscita con la prefazione di Donald Trump Jr. e una citazione di Donald Trump in copertina, un riconoscimento inusuale per un libro scritto da un politico italiano. La sua diffusione in paesi come Francia, Spagna, Grecia, Germania e Stati Uniti è un’eccezione che conferma la regola: raramente un libro politico italiano riesce a varcare i confini nazionali.

Se il successo di Meloni è stato eccezionale, il panorama generale dei libri politici italiani racconta una storia più complicata. Matteo Salvini, per esempio, pur essendo uno dei leader più popolari degli ultimi anni, ha visto le sue pubblicazioni fermarsi a numeri molto più modesti: meno di 25mila copie per Secondo Matteo e poco più di 21mila per Controvento. Evidentemente, il consenso elettorale non si traduce automaticamente in vendite editoriali. Forse perché i fan del Capitano preferiscono ascoltarlo su un palco piuttosto che leggere le sue parole, o forse perché la scrittura richiede calma e riflessione, due virtù non proprio in linea con lo stile “tutto in diretta” del leader della Lega.

Più resistente si è dimostrato Matteo Renzi, che con i suoi numerosi libri ha mantenuto un buon seguito anche dopo aver lasciato il governo e la leadership del Partito Democratico. I suoi titoli come AvantiUn’altra stradaIl mostro e L’influencer hanno venduto tra le 10mila e le 50mila copie, con Il mostro che ha ottenuto risultati particolarmente buoni grazie al racconto di vicende personali e giudiziarie. La sua capacità di raccontarsi come una figura complessa e in continua trasformazione sembra aver conquistato un pubblico curioso più che fedele.

Un capitolo a parte merita Roberto Vannacci, il generale che ha fatto della scrittura e dell’autopubblicazione la sua arma vincente. Il suo Il mondo al contrario ha superato le 280mila copie vendute, un risultato impressionante per un libro autopubblicato e per un personaggio poco conosciuto fino a poco tempo prima. Il volume ha contribuito a costruire la sua immagine pubblica e ha avuto un impatto diretto sulle sue fortune politiche, portandolo a ottenere circa mezzo milione di preferenze alle elezioni europee del 2024. È un esempio perfetto di come il libro politico possa diventare non solo un racconto, ma un vero e proprio progetto di potere.

Dall’altra parte dello spettro, troviamo figure come Elly Schlein, la cui produzione editoriale ha faticato a trovare spazio. Il suo libro L’imprevista ha venduto meno di cinquemila copie, segno che anche una carica istituzionale non garantisce automaticamente l’attenzione del pubblico. Forse il tempo di arrivo sugli scaffali o la narrazione non ancora matura hanno giocato un ruolo decisivo.

Non mancano poi casi decisamente meno fortunati, come quello del ministro della Cultura Alessandro Giuli, il cui Antico presente ha venduto poche centinaia di copie in più di due mesi. Un po’ poco per sperare in un exploit letterario, ma forse coerente con l’umore generale verso i libri politici meno “spettacolari”.

Qual è la morale di tutto questo?

Semplice: i libri dei politici raramente nascono per essere letti con passione. Sono spesso più degli strumenti di immagine, mezzi per dire “Ehi, guardate che ci sono anch’io e ho qualcosa da dire.” Spesso finiscono per essere distribuiti come gadget durante le campagne elettorali o regalati agli iscritti del partito, più che acquistati per interesse genuino. Ma quando un libro riesce a vendere molto, è perché racconta una storia, costruisce un personaggio, oppure – diciamolo – sa vendersi molto bene.

In fondo, la politica è sempre stata uno spettacolo e i libri ne sono l’ennesima forma. Se poi chi li scrive è capace di aggiungere un po’ di pepe, qualche dettaglio curioso, una narrazione intrigante, allora il gioco è fatto. Se invece si limita a ripetere slogan, programmi e autoincensamenti, il libro diventa un soprammobile da libreria.


Il manifesto segreto per aspiranti scrittori politici: come vendere milioni di copie senza dire una parola sensata

  1. Scegli un titolo pomposo e misterioso — Tipo “Il coraggio che non ti aspetti” o “Il futuro siamo noi”. Se sembra un titolo di romanzo fantasy, hai fatto bingo.
  2. Inserisci una prefazione di un personaggio famoso (meglio se controverso) — Più il personaggio è discusso, più attirerai attenzione (positiva o negativa, poco importa).
  3. Racconta molto di te, ma senza entrare nei dettagli — La gente ama le storie personali, ma non vuoi mica rivelare cose compromettenti. Lascia qualche velata allusione, così il lettore resta curioso ma confuso.
  4. Spruzza citazioni famose a caso — È sempre utile mettere qualche frase di filosofi o scrittori famosi, anche se non c’entra molto col tema. Dà un’aria “colta”.
  5. Inventa un nemico pubblico — Può essere un avversario politico, i media, “i poteri forti”, o anche “il sistema”. Gli antagonisti aiutano a tenere alta la tensione narrativa.
  6. Non dimenticare i capitoli di autocelebrazione — Deve risultare chiaro che sei un eroe moderno, magari sottovalutato, ma destinato a cambiare il mondo.
  7. Usa un linguaggio semplice ma altisonante — Frasi brevi, slogan, qualche parola difficile buttata lì ogni tanto per sembrare profondo.
  8. Pubblica il libro a ridosso di una campagna elettorale — Così riesci a cavalcare l’onda mediatica e le vendite decollano come per magia.
  9. Fai una copertina accattivante — Magari una tua foto sorridente con sfondo patriottico o un gesto eroico (pugno chiuso, sguardo deciso).
  10. Distribuisci i libri come gadget — Regala copie in eventi, ai sostenitori, nei comizi, così i numeri delle vendite crescono… e crescono.
  11. Evita di scrivere troppi dettagli noiosi o tecnicismi — A meno che tu non voglia perdere il lettore a pagina 10.
  12. Non prendere mai sul serio le critiche — Quelle sono fatte per chi non sa vendersi.
  13. Sii pronto a scrivere un secondo libro — Magari intitolato “La verità che non ti hanno detto”, per alimentare il mistero e mantenere l’attenzione.

Alla fine, se seguirai questo manifesto, non è detto che diventerai un bestseller internazionale, ma sicuramente il tuo libro sarà molto letto… da te e dal tuo ufficio stampa. E, diciamocelo, in politica, non è forse già un ottimo risultato?

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