Di Daniela Piesco Direttore Responsabile
C’è un filo rosso – anzi, una trama ricca e variegata – che percorre le colline del Sannio in queste giornate di luglio. È il filo del RaRo Festival, il primo Festival europeo dedicato al lavoro creativo e culturale, giunto alla sua seconda edizione con un respiro ancora più ampio e un’ambizione chiara: dimostrare che la cultura non è ornamento, ma linfa vitale per i territori, soprattutto per quelli delle Aree Interne. Al centro di questa visione coraggiosa c’è una figura carismatica e determinata: Rossella Del Prete, ideatrice del Festival e anima di “Kinetès – Arte Cultura Ricerca Impresa”.
Con il tema “Narrazioni Sartoriali. L’arte di cucire i propri sogni”, il RaRo 2025 trasforma Benevento e Morcone in un atelier a cielo aperto. Non è una metafora casuale. Cucire, tessere, intrecciare: sono gesti antichi che qui diventano potenti allegorie del fare cultura oggi. Un fare che richiede la stessa pazienza, passione e maestria dell’artigiano al telaio, la stessa visione del sarto che trasforma un tessuto in un’opera d’arte. “Dare valore al settore produttivo creativo e culturale parte dal binomio CultuRA-LavoRO”, ribadisce Del Prete con una convinzione che contagia. Il Settore Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) in Italia impiega oltre un milione e mezzo di persone. Perché non potrebbe diventare un motore di occupazione e identità proprio qui, nel cuore del Sud?
La risposta del Festival è un programma fitto e luminoso, un caleidoscopio di talenti e saperi che dialoga con il territorio. Si parte con le note maestose dell’Orchestra Filarmonica di Benevento (OFB), esempio virtuoso di come l’arte possa essere un mestiere “serio, appassionato e produttivo”, capace di formare e ispirare i più giovani. E si prosegue con momenti di pura poesia, come la consegna del Premio Elda Rubbo 2025 a Elisabetta Scipioni. La sua storia è un concentrato di bellezza resistente: nel borgo seicentesco di Farfa in Sabina, con appena 30 abitanti, Elisabetta tiene viva l’antica bottega di famiglia, trasformando avanzi di tessuto in creazioni ecosostenibili ispirate al patrimonio locale. Ogni suo manufatto è “un’emozione, una storia, un pezzo di comunità. È arte”. Un riconoscimento che celebra non solo la maestria, ma la tenacia di chi sceglie di restare e creare bellezza dove altri vedono solo marginalità.
La settimana del RaRo è un viaggio attraverso i mille volti della creatività che diventa lavoro. Sabato 5 luglio, l’Auditorium San Bernardino ospita “Il Sogno del Gran Tour nel Sannio”, un tuffo nell’Ottocento tra danze storiche in costume e racconti di viaggio con Petronilla Liucci e Anna Mastrangelo. Domenica 6 è un susseguirsi di esperienze: lezioni di danza ottocentesca, laboratori di fiori in seta con Ada Rossi, l’affascinante arte della modisteria con Paola Bignardi, e una serata culminante nel romantico “Gran Ballo delle Ortensie”.
La riflessione si fa più strutturata ma non meno appassionata nei giorni seguenti. Architetti, storici, economisti, imprenditori e cooperatori si confrontano su temi cruciali: la rigenerazione urbana dei centri storici, l’uso pubblico della storia, le potenzialità del turismo culturale nelle aree interne, il ruolo delle imprese creative e delle “sartorie sociali” come modelli di inclusione e innovazione. Nomi autorevoli – da Enrica Salvatori (Presidente AIPH) a Michele Trimarchi (Economista della Cultura), da Armida Filippelli (Assessore alla Formazione Campania) a Stefania Romano (Leeds University) – portano il dibattito su un piano nazionale, dimostrando che il RaRo è diventato un punto di riferimento nel panorama culturale italiano.
Spazio anche ai libri con il Premio Nazionale di Letteratura Storica Nicola Vigliotti, alla fotografia con le potenti immagini di Carlo Elmiro Bevilacqua che raccontano “Dello spopolamento e di chi resta”, e al cinema con il cortometraggio “QUELL” di Marco Migliozzi. Il Festival si chiude sabato 12 luglio tra i vicoli di Morcone, con visite guidate, “Sorsi di lettura” e il concerto di Eduarda Iscaro, un brindisi finale alla bellezza resistente.
Tornando a Rossella Del Prete, la sua figura emerge non solo come organizzatrice, ma come visionaria tessitrice di reti. Ha cucito insieme istituzioni (Regione Campania, Confindustria), accademia, mondo del terzo settore e una miriade di artisti e artigiani. Ha creduto nel potere generativo della cultura quando pochi osavano farlo in territori considerati “periferici”. Con il RaRo, Del Prete non ha solo creato un festival; ha costruito un manifiesto vivente: la cultura è lavoro, è dignità, è futuro. È l’ago che può ricucire lo strappo tra territori e opportunità, tra passato e innovazione. Ogni nota suonata dall’OFB, ogni passo di danza storica, ogni tessuto creato da Elisabetta Scipioni, ogni dibattito sulla rigenerazione urbana, è un punto in questo ricamo complesso e necessario. È la prova che nel Sannio, e per estensione in tante altre “aree interne” d’Italia, i sogni non solo si cuciono. Si indossano, orgogliosamente, per costruire un domani radicato nella bellezza e nella creatività. Il RaRo Festival è più di un evento: è la promessa di un rinascimento culturale fatto di mani operose, menti brillanti e cuori appassionati, proprio dove il futuro sembrava un tessuto sfilacciato. Rossella Del Prete e la sua squadra lo stanno rammendando, filo dopo filo, con l’arte paziente di chi sa che i sogni più belli sono quelli cuciti sulla stoffa robusta della realtà.