di Monika Anna Perka 

“No a scuole chiuse per il Ramadan e recite di Natale annullate”
di Monika Anna Perka
ROMA – La Lega ha presentato una risoluzione in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati per contrastare quella che definisce una “deriva islamizzante” nelle scuole italiane. Il documento, promosso dal capogruppo Rossano Sasso e dall’eurodeputata Silvia Sardone, invita il governo a vigilare sulle attività scolastiche legate alla religione islamica e a garantire che esse rispettino criteri di oggettività e trasparenza, previo consenso delle famiglie.
Nel mirino del Carroccio finiscono pratiche già discusse negli anni scorsi come la chiusura delle scuole per il Ramadan, la rimozione del crocifisso dalle aule, le visite didattiche alle moschee e l’annullamento delle recite natalizie per non urtare la sensibilità di alunni di fede diversa.
Sasso: “Basta con la sottomissione culturale”

Secondo Sasso, la risoluzione intende “porre un argine all’islamizzazione strisciante della scuola italiana”, giudicata priva di valore pedagogico e lesiva delle tradizioni italiane. “Non vogliamo che il rispetto della diversità si trasformi in sottomissione culturale. Vogliamo raccogliere testimonianze di genitori e docenti che hanno subito pressioni o esclusioni per motivi religiosi”, ha dichiarato in conferenza stampa. L’obiettivo – ha precisato – è garantire una convivenza pacifica senza predominio di una religione sulle altre.
Il testo chiede inoltre un intervento del Ministero dell’Istruzione per verificare che le attività scolastiche su base religiosa siano valutate attentamente dai collegi docenti, siano fondate su criteri educativi condivisi e coinvolgano preventivamente le famiglie.
Il contesto: pluralismo e scuola pubblica

La risoluzione arriva in un contesto di crescente pluralismo religioso nelle scuole italiane. Secondo i dati del Ministero, gli studenti di fede musulmana nelle scuole pubbliche sono oggi oltre 300.000, con punte molto elevate in alcune aree urbane come Pioltello (MI), dove nel 2023 un istituto scolastico aveva disposto la chiusura in occasione della fine del Ramadan, motivandola con l’assenza prevista del 95% degli alunni. L’iniziativa, concordata con le famiglie e il consiglio d’istituto, aveva suscitato forti reazioni politiche.
Analogamente, in varie scuole italiane si sono verificati adattamenti alle recite natalizie tradizionali, con testi più laici e inclusivi, o si sono organizzate visite interculturali a luoghi di culto – comprese moschee – come parte dei progetti di educazione alla cittadinanza e al dialogo interreligioso. Nessuna di queste iniziative risulta imposta per legge o calata dall’alto, ma rientra nell’autonomia scolastica, in coerenza con l’articolo 33 della Costituzione e le linee guida ministeriali.
Il velo islamico e le polemiche sul simbolismo

Tra i temi sollevati dalla risoluzione, spicca anche la proposta – avanzata da Sardone – di vietare il velo islamico a scuola, in particolare per le bambine. “Il velo è un simbolo di sottomissione femminile e non può trovare spazio nelle scuole pubbliche”, ha affermato l’europarlamentare, rilanciando una proposta già avanzata a livello europeo.
La proposta ha sollevato reazioni critiche da parte di associazioni islamiche, docenti, giuristi e femministe laiche, che ricordano come l’uso del velo sia spesso una scelta libera e consapevole. Vietarlo rischierebbe di violare il principio di libertà personale garantito dalla Costituzione italiana (art. 19) e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Le reazioni: inclusione o imposizione?

Le reazioni al testo leghista non si sono fatte attendere. Il sindacato FLC-CGIL ha ricordato che molte iniziative interculturali scolastiche sono frutto del dialogo tra scuola e famiglie e non strumenti di “sottomissione”. “Strumentalizzare la religione per fare propaganda rischia solo di alimentare divisioni e paure infondate”, ha dichiarato il segretario Francesco Sinopoli.
Anche l’Associazione Nazionale Presidi ha espresso perplessità, sottolineando che “la scuola deve educare alla convivenza e non diventare il teatro di scontri ideologici”.
Sul piano politico, i partiti di opposizione – dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle – hanno accusato la Lega di fare campagna su temi identitari e di alimentare tensioni in un momento in cui la scuola ha bisogno di stabilità e risorse.
Una scuola plurale, non confessionale

La Costituzione italiana garantisce la libertà religiosa e culturale e stabilisce che la scuola pubblica debba essere laica e pluralista. L’autonomia scolastica consente di proporre percorsi educativi che valorizzino le diversità culturali e religiose, a patto che siano fondati su finalità pedagogiche condivise e su una partecipazione democratica degli attori scolastici.
La questione posta dalla Lega riguarda dunque un delicato equilibrio tra il rispetto delle tradizioni italiane e l’apertura alla diversità, tra identità culturale e inclusione sociale. Ma il rischio – secondo numerosi osservatori – è che si trasformi in un terreno di scontro politico e ideologico, con effetti negativi proprio su quel dialogo interculturale che la scuola dovrebbe promuovere.

 

pH Wikipedia

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