– “Che ti leggi?”
– “Sulla vecchiaia di Marco Tullio Cicerone”.
– “Sotto l’ombrellone? Te pare una lettura light? Te s’è mica fuso il cervello!”
Beh, considerato un primo piatto a base di pennette al forno con farcitura extra di uova sode, cubetti di mortadella, fontina e polpettine rigorosamente fritte inondati da abbondanti mestoli di sugo e besciamella, un secondo special – che al primo non ha nulla da invidiare – ovvero bistecchine di maiale, e per finire un dessert di fragole con panna e cioccolato. Penso proprio che il libro di Cicerone risulti indigeribile pure a mo’ di digestivo.
Non sarà per caso che prima o poi il corpo ipernutrito malamente chiederà il conto alla stregua di una mente denutrita? Ma infondo gli effetti collaterali dell’uno e dell’altro sono già abbastanza evidenti, naturalmente a chi ha occhi sani per vederli.
Ritornando al mio libro…o meglio a quello di Cicerone
Il filosofo medita sul decorso della vita, il tempo che scorre inesorabile e i mutamenti dell’essenza dell’uomo. Egli mette a confronto due fasi fondamentali dell’esistenza umana, giovinezza e vecchiaia, evidenziandone un’armoniosa contrapposizione.
La giovinezza si caratterizza per la leggerezza, qualità che imprime all’individuo forza, vitalità, voglia di esplorare nuovi orizzonti ma anche una dose di arditezza nell’affrontare le sfide quotidiane con atteggiamento spigliato. Ė quella tappa della vita intrisa di emozioni contrapposte, dove temperamento e ardore prendono il sopravvento sulla ragione. La giovinezza si distingue per due aspetti, il lato luminoso e quello fosco. Da attento osservatore della psiche umana, Cicerone, nella sua opera, mette in evidenza i comportamenti imprudenti ed errati tenuti dai giovani, i quali non hanno ancora maturato quell’esperienza necessaria che permette loro di valutare pienamente le conseguenze delle proprie azioni.
E poi,lei, la vecchiaia. In questa fase dell’esistenza la leggerezza cede il passo al buonsenso. Per il filosofo, è il periodo in cui l’individuo raggiunto il livello massimo di maturità e conoscenza può raccogliere i frutti del suo operato. La vecchiaia per Cicerone, dunque, non rappresenta il momento della decadenza bensì della piena consapevolezza di Sé. La saggezza non è una qualità connaturata all’uomo ma il frutto di un lungo percorso di crescita interiore.
pH Wikipedia