Dove sono finiti i nostri negozi di paese, quelli dove ti recavi quando avevi bisogno di qualcosa di utile per te, per la casa, per rifornire la dispensa.
Il negozio di paese non è solo un luogo dove fare acquisti, ci si conosce, si parla, si incontrano altre persone del paese, c’è scambio di opinioni, incontro, vita sociale.
Sempre di meno… sono sempre di meno, stanno a poco a poco scomparendo, ne resistono alcuni che vendono cose di prima necessità, ora ci sono i centri commerciali.
Certo, ora la gente ha più possibilità di spostarsi, nei centri commerciali trovano assortimenti e prezzi che un negozietto non può avere, ma il cambio è poi così conveniente?
Dopo moltissimo tempo, ieri sono andata in città dove si trovano centri commerciali, alla ricerca di un ventilatore a soffitto adatto alle mie esigenze, che in paese non trovavo.
Abito in una casa antica posta su 3 piani con camere piccole, di conseguenza, sarebbe illogico mettere un condizionatore.
Non è stata una bella esperienza.
Non ti rendi conto di come cambiano le cose fino a quando non torni in certi luoghi dopo un lungo periodo di tempo.
Solo pochi anni fa, c’erano magazzini dove trovavi di tutto, merce di uso quotidiano in vasto assortimento e di tutti i prezzi, ora, non è più così, a meno che non siano quelli gestiti dai cinesi.
Posso dire che è stata una mattinata da incubo.
Il primo che ho visitato è stato un grande centro commerciale, reparto elettronica dove ho trovato i ventilatori a soffitto, tutto l’assortimento si limitava a un paio di articoli che non erano adatti alla mia esigenza perché troppo grandi, per altri modelli, la commessa si è messa a cercare su internet, cosa che posso benissimo fare da sola a casa mia.
Qualche ventilatore a piantana simbolo di resistenza alla tecnologia che spero non spariscano del tutto, ora l’assortimento è orientato verso altri articoli come condizionatori e raffrescatori grandi consumatori di energia, e pensare che basterebbe fare a meno di tagliare alberi che ci forniscono ossigeno e frescura, per avere, magari, temperature più accettabili.
Decidiamo di recarci in un altro magazzino dove, una decina di anni fa, mio figlio aveva acquistato il ventilatore a soffitto per la sua camera da letto e che corrispondeva alla mia necessità.
Entriamo e vedo che, nonostante l’insegna non sia cambiata, non è più lo stesso negozio, non c’è più l’assortimento di merce di uso quotidiano, è tutta concentrata in un piccolo reparto, l’ assortimento molto ristretto e, naturalmente, quell’articolo si era ridotto ad un paio di esemplari non rispondenti alla mia esigenza, in compenso abbiamo trovato un’infinito percorso obbligato dove non c’erano altro che mobili.
Proviamo a recarci in un altro magazzino abbastanza noto, che pubblicizza sui volantini vasti assortimenti e invece, non trovi quasi nulla di ciò che cerchi, solo un infinito percorso obbligato dove non ci sono che mobili.
Così decidiamo di andare in un magazzino di elettronica, anche questo molto conosciuto, per trovarci un vasto assortimento di condizionatori e affini e, riguardo a ciò che mi serviva, idem come sopra.
Decidiamo di andare in un altro magazzino, sempre molto conosciuto, lì non c’erano mobili ma riguardo agli articoli, stessa solfa di tutti gli altri.
Una quantità enorme di articoli, buona parte dei quali non serve a niente.
A quel punto, ho gettato la spugna, la mattina era trascorsa girando a vuoto con una temperatura da inferno dantesco.
Mi sto chiedendo se tutto questo è positivo ma credo che non lo sia.
Ormai sembra che tutto stia giocando in favore degli acquisti online, dove puoi trovare veramente di tutto, anche se lo puoi toccare con mano solo quando apri il pacco e, personalmente, preferisco vedere e toccare prima di acquistare.
Capannoni enormi che sorgono come funghi sacrificando quantità abnormi di terreno, destinati a diventare vuote cattedrali nel deserto, insegne enormi dai nomi resi famosi dalle pubblicità, le merci sono tutte in rapporto alla tendenza del momento, tutto uguale, tutto omologato e piatto, nessuna differenza se non il nome, lo spreco della società del consumismo.
Mi sono sentita sperduta, fuori moda, un’aliena che non riesce a comprendere il perché di tutto questo.
Non credo che tornerò in queste zone commerciali, lo farei soltanto se non potessi farne a meno, non mi piace.
Mi è rimasto solo un profondo senso di tristezza.
Ci sarebbe da fare il punto anche sulla qualità e la tipologia delle merci ma questo è un altro discorso.

Ph creata con IA Gemini

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