Di Monika Anna Perka

Il paradosso dei nostri tempi
Nel libro “Baciami senza rete” (Mondadori, 2014), Crepet evidenzia un paradosso drammatico: i giovani sono iperconnessi, ma profondamente soli. L’interazione virtuale ha sostituito la relazione autentica, quella fatta di parole guardandosi negli occhi, di silenzi condivisi, di gesti che comunicano presenza e affetto. Secondo Crepet, questo tipo di solitudine è una delle nuove malattie del nostro tempo.

“Viviamo in una società che comunica ma non dialoga. Dove tutti parlano e nessuno ascolta davvero” – scrive.

La rete, che dovrebbe avvicinare, in realtà rischia di amplificare l’isolamento emotivo, trasformando le relazioni in prestazioni, e l’identità in immagine.
Il vuoto educativo degli adulti
Nel saggio “Non siamo capaci di ascoltarli” (Einaudi, 2010), Crepet lancia una delle accuse più nette alla società adulta: abbiamo smesso di educare con coraggio. Il genitore “amico”, che asseconda per evitare conflitti, ha preso il posto del genitore “guida”, capace di dire no con fermezza e amore. Il risultato? Ragazzi senza limiti, ma anche senza punti di riferimento.

“I nostri figli non ci chiedono di essere loro amici, ma di essere adulti capaci di dire la verità, anche quando è scomoda”.

Il senso di abbandono nasce proprio da qui: non dall’assenza fisica, ma dalla mancanza di adulti affidabili, emotivamente presenti e capaci di contenere con affetto.
Cuori feriti e aggressività silenziosa
Già nel libro “Cuori violenti” (Feltrinelli, 2005), Crepet analizzava il crescente disagio giovanile non solo come un problema psicologico, ma come una conseguenza di relazioni spezzate, dell’assenza di ascolto, di famiglie incapaci di trasmettere valori profondi. Il titolo stesso richiama una condizione emotiva in cui l’amore negato o mal compreso può trasformarsi in rabbia, isolamento, depressione o anche in violenza verso sé stessi o gli altri.

Crepet parla di “emozioni implose”, che esplodono quando nessuno le riconosce, le accoglie, le elabora. Il disagio giovanile, secondo lui, non nasce all’improvviso, ma si costruisce lentamente, nel silenzio degli affetti taciuti, nel tempo non condiviso, nel dialogo mancato.
Ricostruire il patto educativo
La proposta di Crepet è chiara: ricostruire un’alleanza tra adulti e giovani, riscoprendo il valore dell’ascolto, della presenza reale e del limite educativo. Genitori, insegnanti, educatori devono tornare a essere “figure forti”, non per imporre, ma per guidare con affetto e autorevolezza. Serve, come lui stesso afferma, un nuovo umanesimo educativo, fondato su tempo, fiducia, responsabilità e coraggio.

“Non è proibendo o concedendo tutto che si educa, ma amando con dignità e fermezza”.

L’abbandono, conclude Crepet, non è solo un fatto individuale, ma una questione sociale e culturale. È l’effetto collaterale di una società narcisista, che ha smarrito il senso della comunità, della cura reciproca, della trasmissione intergenerazionale del sapere e del sentire.
Per concludere
Parlare di giovani oggi significa parlare anche di noi adulti. Delle nostre assenze, delle nostre paure, della nostra difficoltà a stare accanto ai ragazzi nel modo in cui ne hanno realmente bisogno. Paolo Crepet ci invita a cambiare rotta, a guardare negli occhi i nostri figli, ad ascoltarli, a educarli con autenticità. Perché non c’è niente di più rivoluzionario, oggi, che essere presenti davvero.

Bibliografia
– Paolo Crepet, *Cuori violenti*, Feltrinelli, 2005
– Paolo Crepet, *Non siamo capaci di ascoltarli*, Einaudi, 2010
– Paolo Crepet, *Baciami senza rete*, Mondadori, 2014

 

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