di Monika Anna Perka

Il fenomeno migratorio ha portato una crescente presenza di minori stranieri nelle scuole italiane e nei contesti sociali. Questa trasformazione culturale, se da un lato rappresenta una risorsa, dall’altro ha evidenziato forme di esclusione e violenza tra pari. Il bullismo a danno dei minori stranieri si manifesta come espressione di discriminazione, razzismo e difficoltà d’integrazione. Questa relazione intende analizzare il fenomeno nella sua complessità, individuando le cause, le conseguenze e le possibili strategie di contrasto.
Il bullismo: definizione e caratteristiche
Il bullismo è un comportamento aggressivo, ripetuto nel tempo, esercitato da un individuo o da un gruppo verso una vittima percepita come debole o diversa. Può manifestarsi in forma verbale (insulti, minacce), fisica (spinte, percosse), relazionale (isolamento, esclusione), digitale (cyberbullismo).
Il bullismo a sfondo etnico o razziale
Quando la vittima è presa di mira per la sua nazionalità, lingua, religione o colore della pelle, si parla di bullismo razziale o etnico. Il minore straniero può diventare bersaglio di pregiudizi e stereotipi, spesso trasmessi dall’ambiente familiare o sociale dei pari. Questo tipo di bullismo si nutre dell’intolleranza e dell’ignoranza verso la diversità.

Fattori di vulnerabilità dei minori stranieri

I minori stranieri si trovano in una posizione di maggiore fragilità a causa di: scarsa padronanza della lingua italiana, differenze culturali e religiose, status socio-economico svantaggiato, scarsa integrazione familiare nel territorio, assenza di reti di supporto sociale.

Conseguenze psicologiche e sociali

Gli effetti del bullismo sono spesso devastanti: ansia, depressione, disturbi del sonno, abbassamento del rendimento scolastico, isolamento sociale e ritiro, perdita di fiducia nella scuola e nelle istituzioni, comportamenti autolesionistici.

Quadro normativo italiano e internazionale

In Italia: Legge 71/2017 sul cyberbullismo, L. 107/2015 per l’inclusione scolastica, D.Lgs. 286/1998 (TUI), Art. 604-bis c.p.
Internazionale: Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (art. 2), Convenzione europea dei diritti dell’uomo, Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

Il ruolo della scuola e dei servizi socio-educativi

La scuola è il primo ambiente di socializzazione e ha un ruolo chiave nella prevenzione del bullismo. Strumenti utili sono: attività di educazione alla cittadinanza e alla diversità, inserimento di mediatori interculturali, laboratori interculturali, sportelli d’ascolto, formazione del personale docente.

Strategie e buone pratiche di prevenzione

Progetti peer-to-peer, campagne anti-bullismo, collaborazione scuola-famiglie-servizi sociali, coinvolgimento di associazioni di migranti, uso dei social media per promuovere messaggi positivi.

Conclusioni

Il bullismo sui minori stranieri è un sintomo di una società che fatica a gestire la diversità. È urgente investire in educazione interculturale, prevenzione e inclusione per tutelare le giovani generazioni.

Bibliografia
– Save the Children (2023), Piccoli invisibili
– UNAR, Rapporto contro le discriminazioni razziali in Italia
– MIUR, Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri
– Marta Nussbaum, Le frontiere della giustizia
– Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo

 

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