“Quando i governi temono il popolo, c’è libertà. Quando il popolo teme il governo, c’è tirannia.” — Thomas Jefferson
Siamo a metà 2025, e le famiglie italiane continuano a vivere un’amara realtà: il tanto annunciato Bonus Assunzioni per i giovani under 35, che avrebbe dovuto rappresentare un aiuto concreto per favorire l’occupazione stabile, è ancora una chimera. Il Governo, dopo mesi di promesse e annunci trionfali, tace e rinvia. Non esistono indicazioni operative, né stanziamenti certi, né tantomeno la circolare INPS che dovrebbe sbloccare l’incentivo.
Quello che resta è solo un’imbarazzante dimostrazione di inefficienza e superficialità politica. I giovani, invece, aspettano un lavoro stabile e le famiglie un sostegno vero, ma tutto sembra un gioco di prestigio per distrarre l’opinione pubblica.
Ma c’è un aspetto ancora più inquietante: i soldi, a quanto pare, non sono spariti. Sono semplicemente stati spostati altrove, in direzioni ben diverse da quelle che la società italiana chiederebbe.
Il centro migranti in Albania: un progetto faraonico e inefficace
Nel novembre 2023 è stato firmato un accordo tra Italia e Albania, un Protocollo che prevede la costruzione di un centro migranti in territorio albanese, con un investimento complessivo di circa 670 milioni di euro spalmati su cinque anni. Solo nella Legge di Bilancio 2024 e 2025 sono stati stanziati oltre 130 milioni per avviare i lavori di questo “hub”.
Il centro, che potrà ospitare al massimo 3.000 persone in contemporanea, rappresenta un investimento enorme che non trova riscontro nell’efficacia pratica. Esperti e organizzazioni umanitarie denunciano che questa struttura non risolverà i problemi della gestione migratoria né sul piano operativo, né tantomeno sul piano umanitario. L’operazione appare più come un segnale politico verso gli alleati di governo e meno come una risposta concreta a una delle emergenze più gravi del nostro tempo.
Nel frattempo, nel nostro Paese, i giovani restano senza lavoro, le famiglie senza sostegni adeguati, e i servizi essenziali continuano a deteriorarsi.
Spesa militare: l’escalation che soffoca il Paese
Il capitolo della spesa militare è forse il più clamoroso esempio di priorità mal riposte. Nel 2025, l’Italia ha confermato una spesa militare superiore a 30,8 miliardi di euro, già oltre il 2% del PIL, in linea con gli obblighi NATO. Ma il Governo ha annunciato che questo importo crescerà progressivamente fino a raggiungere il 5% del PIL, una soglia che tradotta in cifre si aggirerebbe intorno ai 110 miliardi di euro all’anno.
Questi fondi serviranno per nuovi armamenti, per rafforzare le infrastrutture militari, per mantenere e incrementare la presenza in missioni internazionali spesso controverse. Nel frattempo, però, in Italia si assiste a tagli pesanti e inspiegabili in settori vitali:
- Le risorse agli enti locali vengono ridotte, compromettendo servizi fondamentali sul territorio,
- Gli investimenti nella scuola pubblica diminuiscono, penalizzando le nuove generazioni,
- I bonus sociali — quei pochi aiuti che sostengono i più fragili — vengono lasciati scadere senza rinnovo,
- Il diritto alla casa è sistematicamente ignorato, con migliaia di famiglie che vivono in condizioni di precarietà abitativa.
Il risultato è un paradosso che fa rabbia: si trovano miliardi per armi e cannoni, ma non per un pediatra nelle zone più isolate o per un pronto soccorso dignitoso.
Sanità pubblica: un aumento solo sulla carta, tagli nella realtà
Il Governo rivendica di aver aumentato le risorse per la sanità, portando il Fondo Sanitario Nazionale a circa 136 miliardi di euro nel 2025, contro i 124 miliardi del 2022. Apparentemente, un aumento di circa 12 miliardi, pari a un +9,7%. Tuttavia, questa crescita è solo nominale. L’inflazione cumulata nello stesso arco temporale supera il 15%, e i costi dell’energia e del personale sanitario sono aumentati ancora di più.
In termini reali, quindi, la sanità pubblica perde potere d’acquisto e, di conseguenza, qualità e capacità di risposta. Le Regioni segnalano emergenze gravissime:
- In Lombardia si prevede un buco di bilancio di centinaia di milioni,
- In Sicilia mancano migliaia di infermieri, con gravi ricadute sull’assistenza,
- Nel Lazio le liste d’attesa per visite specialistiche superano i dodici mesi, un tempo inaccettabile per un sistema sanitario moderno.
Il quadro è quindi chiaro: aumenti fittizi, tagli mascherati e un sistema sanitario che rischia di collassare proprio mentre i cittadini pagano di più per ricevere sempre meno.
La sinistra italiana: divisa, inconcludente e ogni giorno più ridicola
Di fronte a questa situazione drammatica, la sinistra italiana si copre ogni giorno di ridicolo. È una forza politica frammentata, incapace di mettere in campo un’opposizione efficace e credibile. Le sue componenti principali si dividono tra:
- Una corrente riformista che tenta di trovare una posizione moderata, ma finisce per risultare debole e confusa,
- Una sinistra radicale che si perde in battaglie culturali e ideologiche lontane dalle priorità della maggioranza degli italiani,
- Movimenti socialdemocratici spaccati e frammentati che non riescono a costruire un progetto unitario e coerente.
Questa spaccatura interna ha il duplice effetto di far perdere consenso e di far sembrare la sinistra sempre più lontana dalle vere esigenze dei cittadini, come lavoro, sanità e welfare.
Il prezzo di questa crisi politica e sociale
Il risultato è che il Governo continua a investire miliardi in armamenti e centri migranti all’estero, mentre le condizioni di vita di milioni di italiani peggiorano giorno dopo giorno. I giovani aspettano un contratto stabile che non arriva, le famiglie non ricevono gli aiuti promessi, e il sistema sanitario vacilla sotto il peso di tagli reali e inefficienze.
La sfida per il futuro: un’urgenza per la sinistra
Per uscire da questo impasse, la sinistra deve fare un bagno di realtà. Serve una seria riflessione per superare divisioni e personalismi, mettere da parte le battaglie ideologiche inutili e tornare a concentrarsi su proposte concrete. Deve diventare una forza capace di rappresentare i bisogni reali degli italiani, a partire dal lavoro, dalla sanità, dall’istruzione e dal diritto alla casa.
Solo così potrà riguadagnare la fiducia di un elettorato che, ormai sempre più disilluso, rischia di abbandonarla definitivamente.
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