Purtroppo il bullismo sta diventando un vero problema sociale ma se qualcuno pensa che sia solo un problema del terzo millennio o degli ultimi decenni del secolo scorso, si sbaglia.
Il bullismo c’è sempre stato anche se con parametri diversi in base all’epoca di riferimento.
Parliamo degli anni vissuti da quella generazione che oggi viene denominata “boomer”.
Gli anni del boom economico, quando l’ Italia, leccatasi le ferite lasciate dalla guerra, stava costruendo una società nuova, proiettata verso il futuro che, nei sogni era visto come modernizzazione di ogni settore, anche l’arredamento delle case cambiava, la tendenza era costituita da arredamenti molto lineari, quasi spartani nella funzionalità e realizzati con materiali innovativi e molto colorati.
A parer mio, li ho sempre trovati troppo freddi, poco “avvolgenti” e di dubbio gusto, ricordo ancora orribili sedie di fòrmica con le gambe in acciaio.
Ogni cosa strana, comportamenti compresi, veniva considerata futuristica, molto stimolante, da adottare appena fosse possibile per non essere considerati obsoleti, specie nell’ambiente di media e piccola borghesia ; era iniziata la corsa.
Poi c’erano le case e le famiglie degli operai dove, alcune spese, erano superflue e al di sopra delle possibilità.
Cambiamenti che, nell’ambito scolastico, non tardarono a far sentire il loro effetto iniziando a creare un divario tra gli alunni stabilito in base alla possibilità delle famiglie.
A quei tempi la divisa scolastica era costituita dal grembiule nero con il colletto bianco e il fiocco, necessario anche per evitare di rovinare gli abiti perché per scrivere, si usava la penna col pennino e l’inchiostro il cui contenitore era inglobato nell’ angolo superiore destro del banco di legno.
I bambini delle famiglie meno abbienti, avevano il grembiule in cotone, spesse volte riciclato, mentre quelli di famiglie benestanti avevano grembiuli in nylon o rayon, lucidi e confezionati all’ultima moda.
Accadeva così che gli alunni con modesti grembiulini ed economica attrezzatura scolastica, subissero l’aria di superiorità dei compagni di classe più, diciamo, fortunati, ma allora il bullismo, se così lo vogliamo chiamare, non andava al di là di quello.
Ma tra tutti, c’è sempre stato il “solitario” l’ indomabile che non si aggregava come altri per avere un posto nelle grazie dei più abbienti e questo, alla categoria non andava giù, quindi, diventava un bersaglio.
Così si stabiliscono le gerarchie, il solitario rappresenta un bersaglio perché ha la forza di non omologarsi e diventa il primo a sperimentare il bullismo e stiamo parlando della scuola elementare dove le classi non erano miste.
La cosa si complicava con il passaggio alle scuole medie, dove il rapporto tra ragazze e ragazzi si faceva più diretto e complice, campo molto più fertile per creare alleanze atte a destabilizzare il solitario che inizia ad essere libero pensatore, il vero bullismo.
Il malcapitato/a preso di mira, subiva ogni sorta di dispetti e angherie che potevano andare dal danneggiamento di oggetti personali fino ad arrivare al vero e proprio tormento psicologico.
Ignorare? Non serviva a niente se non ad inviperire il gruppo sempre più ampio dei vessatori che non ottenevano l’effetto desiderato : piegare la volontà di chi non si fa comandare fino ad arrivare alla creazione di gruppetti d’accoglienza che aspettavano la vittima prescelta nei pressi della scuola, salutandola con derisioni e, a volte, anche insulti.
Però, allora c’era timore nei riguardi di genitori e istituzioni, bastava un intervento da parte degli uni o degli altri per stemperare la cosa.
I genitori punivano i figli se avevano comportamenti scorretti e la responsabilizzazione dei ragazzi, una volta finite le scuole, verso il lavoro o lo studio, faceva il resto.

Ora, nel terzo millennio, non è più così facile e il problema è diventato molto più serio perché non colpisce solo il solitario ma il “diverso” in ogni sua forma.
Di solito c’è un capo che teme di perdere la sua influenza sugli altri e non basta più la vessazione verbale, ora c’è pure l’aggressione fisica.
La motivazione non è più mirata a differenze sociali, si è allargata a molteplici fattori, molti dei quali rasentano la delinquenza.
La disputa diretta, faccia a faccia, non è molto allettante quindi, ora come allora diventa più facile essere aggressivi se si fa parte di un gruppo,si corre meno il rischio di avere la peggio.
Il bersaglio possiede qualcosa che il capo o gli altri membri del branco invidiano, che sia un cellulare o qualsiasi altro oggetto, e partono le azioni verso il malcapitato, a volte vere e proprie azioni di estorsione.
Spedizioni punitive nei riguardi di una coetanea che riceve attenzioni da parte di uno o più ragazzi scatenando la gelosia delle appartenenti al branco, o a chi le domina, il bullismo viene praticato anche dalle ragazze.
Una vera e propria esplosione di violenza gratuita a volte sfogata su un disabile o su un compagno di scuola più debole, quindi incapace di difendersi, solo per il gusto di farlo o per affermare una superiorità.
Non hanno più  timore nemmeno degli adulti, rivolgono le loro azioni su chiunque, se ricevono osservazioni o se vengono ripresi, rispondono con maleducazione e non hanno la minima paura di ricevere un’adeguata punizione, anzi, iniziano ad effettuare vere e proprie ritorsioni, arrivano persino a vessare gli insegnanti.
La differenza è che oggi non ricevono la giusta punizione, i genitori sono diventati paladini di giustizia che trovano ogni tipo di scusante per le azioni dei loro pargoli, le istituzioni usano i guanti di velluto per non provocare traumi psicologici con punizioni troppo forti, così, vengono sdoganati comportamenti anomali, dove la parola rispetto per il prossimo diventa priva di senso.
Altro problema da non sottovalutare è il cyberbullismo. Se prima dovevano comunque guardare l’antagonista negli occhi, ora possono tormentarlo e addirittura rovinargli l’esistenza, ben celati tramite la rete internet.
Non è un problema da sottovalutare, i ragazzi che oggi praticano il bullismo, saranno adulti problematici con cui, temo, i loro genitori saranno i primi a doverci fare i conti.
L’educazione non è uno scherzo, la giusta punizione applicata al momento giusto, serve per far capire cosa è bene e cosa non lo è, la difesa a oltranza è dannosa, i ragazzi si crederanno di essere sempre nel giusto anche quando fanno azioni riprovevoli, i genitori devono creare un confine ben tracciato, oltre il quale i figli non devono andare.
Il bullismo non contrastato e punito nel modo giusto, creerà rapporti malati dove la prevaricazione sarà una regola e chi ne farà le spese sarà sempre il più debole.
Già oggi abbiamo sotto agli occhi l’aumento di violenza gratuita nei rapporti, la crudeltà uccide l’empatia, il branco crea personaggi che non accettano un “no” come risposta e che cercheranno non un compagno o una compagna per condividere tutti i momenti della vita, ma un essere da dominare che possa accontentarli in ogni loro capriccio senza possibilità di scelta.

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