Di Carlo di Stanislao

“Quando un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino.”
— Carl G. Jung

Viviamo un tempo dominato da una conflittualità diffusa e incandescente. È una tensione che attraversa ogni spazio: le relazioni, la politica, i media, la spiritualità. È un’epoca di urla, separazioni, identità contrapposte. Ma questa conflittualità feroce, che ci consuma dentro e fuori, è davvero inevitabile?

Per tentare una risposta, possiamo rivolgerci a chi, in tempi diversi, ha riflettuto sul conflitto umano: Lao Tzu, Platone, Spinoza, Pasolini, Sciascia, Silone, Jung… e aggiungiamo qui Confucio, G.I. Gurdjieff e Jiddu Krishnamurti. Ognuno, a modo suo, ci offre uno specchio — una possibilità per comprendere il presente a partire da un ascolto più profondo del reale.

Lao Tzu

Il saggio taoista ci indica una via fatta di non-forzatura, di wu wei.
“La suprema virtù è simile all’acqua, che giova a tutte le cose senza contendere con esse.”
In un’epoca in cui tutti sembrano spingere, lottare, prevalere, Lao Tzu ci insegna il valore del lasciar fluire. Il conflitto nasce dall’ego che si impone; la pace, dalla consapevolezza che ogni scontro è uno specchio. Agire senza arroganza, piegarsi senza spezzarsi, vivere senza dominio: questa è la forza che non ferisce.

Confucio

Contemporaneo di Lao Tzu, Confucio incarna l’altra grande anima del pensiero cinese.
“Se non rispetti te stesso, nessuno lo farà. Se non rispetti gli altri, non puoi essere in pace.”
La via confuciana è fatta di armonia sociale, di equilibrio tra diritti e doveri. La conflittualità feroce nasce quando viene meno la li, la giusta relazione tra gli esseri. Confucio credeva nella cultura come medicina contro il caos. L’educazione, la gentilezza, il rispetto gerarchico ma non servile: strumenti per una convivenza che non degeneri nel disordine morale.

Platone

Platone vede nel disordine interiore la radice del conflitto esterno. Se la polis è divisa, è perché lo è l’anima dei cittadini.
“La giustizia non è che ordine e armonia tra le parti.”
La soluzione non sta nella repressione del disordine, ma nel ricostruire il legame tra ragione, desiderio e volontà. Oggi, dove la politica grida e la ragione tace, il pensiero platonico torna a dirci che senza un centro, senza un’idea del bene, ogni società è destinata a frammentarsi.

Spinoza

Per Spinoza, la libertà è comprensione. Quando agiamo mossi da passioni distruttive, non siamo liberi: siamo schiavi.
“L’odio si vince solo con l’amore e la comprensione.”
Il conflitto feroce nasce là dove l’uomo non è padrone di sé. La sua proposta non è moralistica, ma profondamente etica: diventare liberi significa conoscere le cause delle proprie emozioni. Solo così possiamo rispondere, e non semplicemente reagire.

G.I. Gurdjieff

Il mistico armeno parlava di “uomini-macchina”: esseri umani che agiscono in automatico, senza coscienza.
“Finché l’uomo non diventa consapevole del proprio sonno, continuerà a generare caos intorno a sé.”
Il conflitto, secondo Gurdjieff, è il prodotto del nostro “sonno interiore”. Non siamo presenti, non siamo svegli: viviamo nella reazione, nella meccanicità. Solo attraverso uno sforzo cosciente, la lotta contro se stessi, possiamo risvegliare quella scintilla che interrompe la spirale della violenza.

Jiddu Krishnamurti

Radicale e libero da ogni tradizione, Krishnamurti smaschera il pensiero autoritario che genera conflitto.
“Tu sei il mondo, e il mondo è te. La trasformazione inizia nel tuo cuore.”
Per lui, la radice della violenza sta nella divisione: io contro l’altro, noi contro loro. Quando penso in termini di separazione, genero conflitto. La vera rivoluzione, dice Krishnamurti, non è esterna, ma interiore. Rifiutare ogni ideologia, ogni struttura di potere mentale: solo così si interrompe la catena del dominio e dell’odio.

Pier Paolo Pasolini

Pasolini ha gridato, spesso inascoltato, contro il nuovo potere che si traveste da libertà.
“Ci hanno tolto le parole vere, ci hanno lasciato quelle del consumo.”
Per lui, la violenza nasce quando l’uomo è svuotato di sé, ridotto a ingranaggio, privato della propria identità culturale. Il conflitto non è più tra classi, ma tra l’autenticità e l’omologazione. Oggi, il vero dissidente è colui che rifiuta la menzogna dolce del sistema.

Leonardo Sciascia

Nei suoi romanzi, la giustizia si perde nei labirinti del potere.
“In Italia, nulla è più misterioso della verità.”
Il conflitto, in Sciascia, è spesso invisibile, ma non per questo meno feroce. È il conflitto tra l’individuo e lo Stato, tra chi cerca giustizia e chi la manipola. Le sue pagine ci dicono che la pace sociale non è la fine del conflitto, ma la fine della verità.

Ignazio Silone

Silone ha descritto la sofferenza dei poveri traditi dai loro stessi liberatori.
“Il potere corrompe anche le buone intenzioni.”
Per lui, il conflitto nasce quando la solidarietà viene spezzata da ideologie, partiti, interessi. Silone credeva nell’onestà del cuore, non nei dogmi. La vera pace non è il compromesso, ma la fedeltà all’uomo semplice, al suo bisogno di dignità.

Carl Gustav Jung

Jung ci ricorda che ciò che rifiutiamo dentro di noi si proietta nel mondo.
“L’ombra è tutto ciò che l’Io non vuole riconoscere di sé.”
Quando ignoriamo la nostra oscurità, la vediamo nell’altro. E lo odiamo. Per guarire il mondo, bisogna prima riconciliarsi con sé stessi. La psiche è un campo di battaglia: ma può diventare un giardino, se impariamo a conoscere e integrare ogni sua parte.

Conclusione

Lao Tzu ci chiede di cedere. Confucio di educare. Platone di ordinare l’anima. Spinoza di comprendere. Gurdjieff di svegliarci. Krishnamurti di liberarci dalle illusioni. Pasolini di non accettare la falsità. Sciascia di inseguire la verità. Silone di custodire la dignità. Jung di vedere dentro.

Tutti, in fondo, ci offrono una sola direzione: guardare dentro, per non esplodere fuori. Ogni conflitto che non affrontiamo nella coscienza, si ripresenterà nei rapporti, nella società, nella storia.

La pace non è assenza di conflitto. È presenza di coscienza.

 

pH Pixabay senza royalty

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