Se vai a Capri sali verso Anacapri. Qui troverai un paese che riconosci dai suoi vicoli e dalle sue case, dai suoi negozi e dai suoi laboratori artigianali, ma soprattutto dalla sua gente. Gente che si muove di qua e di là, fa la spesa, si incontra e parla e la domenica si ritrova sul sagrato della chiesa tra frotte di bimbi e si riconosce come comunità.
Se hai la ventura o la voglia di svegliarti di prima mattina scoprirai un’unanimità invisibile durante il giorno e ti ritroverai a passeggiare tra persone che si salutano come usa tra gli abitanti di una comunità avvezza a vivere insieme ed a condividere gioie e dolori addomesticando l’esistenza quotidianamente. E incontrerai vecchie signore che potrebbero essere tua madre o tua nonna che trascinano con sé un carrellino per la spesa e giovani uomini che si precipitano verso di loro per un abbraccio ed un bacio stampato sulle guance. Intanto il paese si anima.
I negozi di frutta e verdura con i grandi limoni gialli e lucenti come oro, e le salumerie, le panetterie, le macellerie e le pescherie si affacciano al giorno appena giunto.
Gli addetti ai lavori spazzano e puliscono, innaffiano e curano aiuole e fioriere preparando l’incanto per quanti più tardi si sveglieranno in cerca di una mediterranea colazione.
E i bar sono già pronti con vassoi di dolci e delizie mentre i chioschi preparano le loro prelibatezze a base di limoni e frutta di stagione di ogni specie.
E ragazzi e ragazze in sella a biciclette con pedalata assistita , ché qui é tutto un saliscendi, o in sella a piccoli scooter, vanno al lavoro e piccole api e carrelli attraversano le viuzze con i loro carichi da sistemare in ogni dove… e giovani coppie con i bimbi tenuti per mano attraversano le strade in attesa del giorno… e ti sentirai salutare. “Buon giorno” ti diranno e tu ti risveglierai felice di intraprendere la tua giornata in un luogo vero, autentico nel bel mezzo di un mondo di plastica.
Tra poco il sole sarà alto e quell’umanità si eclisserà.
Prenderà il sopravvento l’umanità degli ospiti, dei turisti, dei visitatori che qui potranno immergersi in un mondo straordinario fuori dal tempo attuale solo che lo vogliano scoprire e vogliano con esso entrare in simbiosi.
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In cima a Piazza Vittoria c’è un grande albergo di quelli esclusivi che raccolgono gente altolocata, dai portafogli e conti correnti ben forniti e magari pieni di titoli della vecchia aristocrazia e della nuova, quella conquistata sulle passerelle social o televisive, di un certo cinema e di un certo intrattenimento e di una certa imprenditoria che celebrano o blandiscono o blindano il consumismo, nuovo oppio di popoli stanchi e impoveriti e senza voglia di interrogarsi, ribellarsi.
Ma ci sono anche altri alberghi per chi voglia venire ad immergersi in un’atmosfera autentica e godere del silenzio dei vicoli appena la sera si annuncia.
Ma soprattutto c’è Anacapri che ti accoglie discreta e quasi pudica.
Niente folle inutilmente vocianti in cerca di esibizioni gratuite o di spettacoli altrettanto gratuiti di gente più o meno compiaciuta o in cerca di autoritratti, selfie nel nuovo esperanto del villaggio globalizzato.
Qui potrai fare il giro del Paese e salire con la seggiovia su Monte Solaro e alle pendici più basse potrai esplorare il bosco dei filosofi costellato di ceramiche che racontano il pensiero e la storia della filosofia, inventato da un filosofo giunto da Nord…e potrai goderti dall’alto la bellezza dei Faraglioni e guardare l’isola come se fossi sull’Olimpo.
E potrai raggiungere il grande faro e fare il giro dei fortini e scendere alla Marina e immergerti nel mare non per forza straripante di bagnanti e la grotta azzurra, che ha dato fama all’intera isola dal giorno in cui i pescatori la fecero vedere agli artisti, potrai anche fare a meno di andare a raggiungerla e aspettare magari il momento propizio e intanto bagnarti nelle acque cristalline e altrettanto azzurre delle grotte custodite nel ventre calcareo dell’Isola che continua l’incanto dei monti Lattari che a Punta Campanella si immergono ed a Capri riemergono e ad Anacapri tornano a svettare nel Monte Solaro.
E certo potrai godere dell’atmosfera esclusiva che qui é data dalla natura generosa e discreta degli abitanti che popolano il borgo e accolgono i forestieri desiderosi di una visione intima dell’isola e di sé stessi…
Qui tutto continua ad essere autentico e magico come il belvedere che potrete ammirare imboccando la via intestata ad Axel Munthe, stretta stretta, dolce e incantevolmente intima che sale da piazza Vittoria, costeggia l’hotel esclusivo o pretenzioso e va lentamente verso Villa Rosa, restituita alla cultura, ai piacevoli incontri alla rilassata conversazione, alla ristorazione genuina ed alla scoperta di mondi che appartengono all’anima universale e affidata ad un gruppo di ragazzi e ragazze che si muovono e la vivificano come sale della terra.
E passerete accanto a Villa San Michele… e finalmente sotto di voi si aprirà il golfo di Napoli, tutto, ma proprio tutto, con la costiera disegnata dai Monti Lattari ed il Vesuvio con il Monte Somma in fondo e via via il magico intreccio del tessuto napoletano e le colline che ad ovest tutto lo incorniciano e voi potrete fermarvi, muti, davanti al miracolo della bellezza nel quale il vostro animo potrà finalmente riposare.
Lì, sotto di voi, si apre la scala fenicia.
Se avete la forza e la curiosità o la gioventù dalla vostra parte potrete salire ad Anacapri proprio attraverso la Scala Fenicia, lasciando per la prossima volta l’agile e scorbutico autobus che si inerpica, per la maestria dei guidatori, e sobbalza come una pantera nella giungla per l’unica via che unisce l’Isola.
Raggiungere Anacapri da Marina Grande attraverso la Scala Fenicia è un’esperienza totalmente immersiva al limite della scoperta mistica.
All’incirca settecento settanta rudi gradini di pietra attraversano il bosco e la vegetazione mediterranea e ti portano da Marina Grande direttamente ad Anacapri sbucando a ridosso della villa San Michele o di Axel Munthe.
E nella Villa di San Michele scoprirete il mondo come mai lo avevate visto.
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Axel Munthe il medico svedese, allievo di Charcot, che curava ricchi e poveri partendo dall’anima e che giunse a Capri nella prima parte del secolo ventesimo e si arrampicò su, su per quella scala fino a raggiungere il borgo di Anacapri.
La primordiale bellezza di quell’umile aggregato di case, la genuina simpatia e l’ancestrale innocenza della gente che vi abitava lo conquistarono come un destino annunciato ed egli di là non se ne sarebbe mai più staccato. Vi trovò la quiete per il suo animo triste e tormentato ma anche per il suo desiderio di amore e autentica simbiosi con la natura e l’umanità più profonda.
Dunque salite per la Scala Fenicia o semplicemente immaginatela con gli occhi di Axel e con il sudore generoso di Maria la portalettere di Capri che la percorreva salendo e scendendo due volte la settimana per portare al dottore svedese la corrispondenza tra cui un posto privilegiato avevano le missive che a lui inviava la regina di Svezia, Vittoria…
Varcate il piccolo portone e immergetevi nelle stanze della Villa di San Michele, sostate accanto alla Sfinge egizia giunta dai tempi di Ramsede II che osserva il Golfo dal parapetto della cappella di San Michele, entrate nelle atmosfere del magnifico parco e sostate, sostate a contemplare le ortensie rigogliose e gli asparagi filiformi, rose di ogni varietà e fiori di tutti i colori, agavi e piante grasse, olivi e cipressi sempreverdi, pini mediterranei e querce, carrubi e robinie, alberi esotici, e mirtilli e lentisco, rosmarino e menta… fermatevi sotto ai pergolati ed ammirate le preziose colonne dai bei capitelli che li sostengono e ascoltate il silenzio.
Avvicinatevi lentamente alla Sfinge egizia, cercatene la voce afona, immaginate il suo sguardo irraggiungibile oltre che imperscrutabile e provate a leggerne gli enigmi e svelarne i segreti.
E prima di giungere ad essa fermatevi sul terrazzo che anticipa il colonnato della cappella dell’Arcangelo Michele sul cui parapetto é assisa. Vi troverete la sfinge etrusca alata ed altrettanto misteriosa che questa volta si concede al vostro sguardo. E quindi, dopo aver scrutato con gli occhi della sfinge egizia il Tirreno profondo e vasto come Oceano, il Golfo ed il Vesuvio con il Monte Somma che gli fa il contro canto, Cuma e Baia, Bacoli e Pozzuoli, Averno ed i Campi Flegrei sino a giungere a Posillipo, ed ai Camaldoli, immergetevi nel mare che accarezza la costiera Sorrentina e lasciatevi attrarre da punta Campanella dove Partenope spirò e salite su, su per i Monti Lattari custoditi dagli dei.
Sedete sui parapetti e sulle panchine, chiudete gli occhi e seguite il racconto di Axel…
Ci aveva impiegato una vita intera Munthe per costruire quella villa andando a cercare reperti e statue sepolte in ogni dove e non solo a Capri e facendosi aiutare dai muratori e dagli artigiani che costruivano le povere case di Anacapri.
Si era innamorato subito di Anacapri. Il medico svedese amico di Re Gustavo era sbarcato a Capri Sin dal 1929… tempi bui e cieli foschi incombevano sull’Europa ed egli trovava la sua quiete qui ad Anacapri. E qui decise di costruire la sua Villa, sintesi del mondo antico. Rifugio per il suo spirito affranto e per quell’amore per la Regina segretamente affermato e ricambiato per tutta la vita. E pubblicamente negato.
Lasciatevi adesso alle spalle la sfinge e costeggiate il muro della cappella di San Michele sino a giungere al suo ingresso. Siete di fronte all’antica grotta-cappella dell’Arcangelo. Era stata la prima cosa che Axel aveva notato. Completamente distrutta, il tetto crollato eppure piena di energia straripante. Risaliva al X secolo quella cappella addossata alla roccia viva del monte che dominava Anacapri. Divenne suo studio e rifugio, poi sala concerti. Lì si isolava con la sua regina che al pianoforte lo accompagnava mentre con voce chiara e possente di baritono cantava le arie napoletane e Schuman e Schubert.
Era una meravigliosa storia d’amore quella tra Axel e Vittoria… sarebbe durata sino alla morte della Regina.
Egli triste e addolorato avrebbe scritto la Storia di San Michele per non sprecare la notte satura di insonnia e non cedere al dolore del ricordo… Eppure egli protesse sempre quell’amore negandolo di fronte al mondo ed anche a sé stesso lasciando che fosse la villa di San Michele a celebrarlo…
Era generoso ed amava l’umanità Axel Munthe. Ad Anacapri aveva trovato la genuina profonda dimensione ancestrale che lo aveva affascinato ed in qualche modo aveva addomesticato la sua solitudine che talvolta diventava misantropia davanti all’insensibilità degli uomini.
Amava i cani e con essi addolciva la sua solitudine allorquando la regina partiva.
Comprò l’intero costone del monte Solaro, detto del Barbarossa dal nome dell’ammiraglio turco che aveva distrutto la cappella dell’Arcangelo Michele. Il costone sovrastava Villa San Michele e lo acquistò per trasformarlo in un’oasi di pace per uccelli e fauna che lì vivevano sotto la minaccia dei cacciatori…
L’irruzione della guerra poteva rovinare ogni cosa… egli si schierò contro quella guerra ma attento a non compromettere Vittoria ormai regina di Svezia, firmò con lo pseudonimo “un medico francese“ i suoi scritti…
Intanto la villa cresceva.
Aveva lasciato, il giovane Axel, la casa di Anacapri dove si era sistemato…il sogno era compiuto.
La guerra maledetta era finita pure essa e Vittoria sempre più spesso si fermava e sempre più a lungo nella Villa di San Michele.
Tiberio non aveva governato l’impero da Capri? Perché non poteva la Regina governare la Svezia da Anacapri dove ormai arrivavano sempre più di frequente e numerosi i loro amici?
Che meravigliosa storia d’amore vissuta in silenzio e con discrezione, suonando il pianoforte e intonando le arie napoletane… conversando e scrutandosi negli occhi…
…
Avevo quindici anni allorché qualcuno mi mise sotto gli occhi il libro di Axel Munthe… io pensavo fosse la storia dell’Arcangelo Michele.
Mi trovai catapultato in un mondo di sogno fatto di Roma e di Grecia, di Oriente e di Mediterraneo, di silenzi e amore, di ricerche infinite della memoria antica e di nostalgia… di desideri e di ritorni…di scoperte e di una dimensione ancestrale all’inizio del novecento ancora integra su quest’isola dove pastorelle portavano al pascolo le loro capre… e venivano rapite da un bacio rubato da un sognatore incapace di vivere oltre il silenzio, la solitudine pregna di memorie e di presenze e tutto in una storia d’amore sempre negata e sempre profondamente vissuta…
Agli esami del quinto ginnasio ci diedero un tema: parlate di un personaggio di un romanzo che vi ha particolarmente interessati…ovviamente l’imbeccata era per il Manzoni o il Verga… io parlai di Axel Munthe e della storia di San Michele…
Ma lì non c’erano personaggi, c’erano spiriti, presenze, atmosfere, sfingi, nostalgie, ritorni e partenze, regine da proteggere ed una postina da ringraziare ed una pastorella a cui era stato rubato un bacio innocente…
Mi bocciarono. E per entrare al liceo dovetti fare l’esame di riparazione a settembre… feci il tema che volevano per evitare guai, senza entusiasmo e con molta rassegnazione in cerca di una tranquillizzante sufficienza lontano da rischi pericolosi, ma a giugno quando mi rimandarono in Italiano non mi rammaricai.
Pensai solo che io conoscevo la Storia di San Michele ed ero felice… agli orali provai a farlo capire ma quei professori non conoscevano Axel Munthe e tanto meno la storia della villa di San Michele o forse io non ero riuscito a rendere la straordinaria, meravigliosa semplicità di quella storia troppo grande e troppo piena di sogni che mi avevano incantato … mi dissero che ero andato fuori tema ed io feci spallucce.
