Riflessione giuridico-sociale sull’appello di Papa Leone XIV

di Monika Anna Perka

Il discorso papale nel contesto delle relazioni internazionali
Il 22 giugno 2025, in un momento segnato da una crescente tensione internazionale legata al conflitto tra Iran, Stati Uniti e Israele, Papa Leone XIV ha pronunciato un discorso di altissimo valore morale e giuridico-sociale. In esso, ha riaffermato il ruolo della Chiesa cattolica come coscienza etica del mondo, lanciando un accorato appello alla pace e al dialogo tra le nazioni.

Questo intervento, rivolto non solo ai fedeli ma all’intera comunità internazionale, si inserisce in modo significativo nel dibattito contemporaneo sul diritto internazionale, i diritti umani e la risoluzione pacifica dei conflitti.

Il contenuto dell’appello: rifiutare la guerra come dovere etico

Il Papa ha parlato con parole nette e inequivocabili:

«Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra prima che diventi un abisso irreparabile».

Questo appello risuona come un richiamo ai principi della Carta delle Nazioni Unite, che vietano l’uso della forza armata, salvo nei casi di legittima difesa o su autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.

In modo incisivo, ha aggiunto:

«Solo la via del dialogo costruisce. Le armi distruggono. La diplomazia salva vite. Le bombe uccidono speranza».

Il magistero pontificio: la pace come diritto e dovere universale

Il pensiero di Leone XIV si collega a una consolidata tradizione pontificia: dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII, che poneva la pace sul fondamento dei diritti della persona, agli appelli di Giovanni Paolo II, fino ai recenti interventi di Papa Francesco, che ha definito la guerra «una follia» e «la sconfitta dell’umanità».

Leone XIV ha ribadito che:

«Chi difende la pace non è debole, ma coraggioso. Chi rifiuta la guerra non è neutrale, ma umano».

Una voce profetica nella crisi globale
Nel contesto attuale, segnato da polarizzazione e conflitti regionali, la voce del Papa si impone come voce profetica, capace di riaccendere la coscienza collettiva e risvegliare le istituzioni al rispetto del diritto umanitario, alla tutela dei civili e alla salvaguardia della dignità umana.

La sua parola ha un peso simbolico, ma anche politico, e invita a riconsiderare la pace come bene giuridico universale, non subordinabile ad alcuna logica di potere.

La pace come fondamento della civiltà giuridica

L’intervento di Papa Leone XIV non è solo un’esortazione spirituale: è un atto civile, sociale e giuridico. Esso richiama l’urgenza di promuovere una cultura della pace, fondata sulla giustizia, sulla mediazione e sul rispetto del diritto.

«Lasciamo che siano la giustizia e la diplomazia, non le armi e i conflitti sanguinosi, a tracciare il futuro delle nazioni. La guerra non ha l’ultima parola: l’ultima parola spetta alla pace».

 

Riferimenti
– Carta delle Nazioni Unite (1945)
– Convenzioni di Ginevra (1949)
– Pacem in Terris, Giovanni XXIII (1963)
– Encicliche e Angelus di Giovanni Paolo II e Francesco
– Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948)

 

pH Pixabay senza royalty

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