Di Brunello Pezza 

Ieri sera al Funambolo pensavo di essere andato ad assistere
alla presentazione di un libro interessante. Invece, appena abbiamo iniziato, ho scoperto che stavamo partendo per un viaggio, non so dire se breve o lungo perché abbiamo attraversato luoghi e simboli senza tempo. Si parlava per immagini che diventavano poesia e miti che infiltravano le loro radici nella vita quotidiana di quel fertilissimo terreno che è Napoli (anzi Partenope). A guidarci erano il nostro Direttore Daniela Piesco e l’autore Antonio Corvino ma
non saprei dire chi dei due fosse Dante e chi Virgilio… La narrazione è ‘ stata intercalata da brevi intensi “tuffi”nella realtà del racconto grazie alla lettura magistrale di brani scelti fatti dalla nostra ospite Emi Martignetti.
Si è narrato di persone, percorsi, miti, leggende, antichi indimenticabili testi sacri, e poi si è parlato di archetipi. O meglio, anche se la parola in sé non è stata mai pronunciata, io percepivo la netta relazione tra quanto ascoltavo e gli archetipi dell’inconscio collettivo che a Napoli incontri ad ogni vicolo, in ogni antro e in ogni spettacolare panorama. Lo stesso autore, ispirato dalle domande del Direttore sembrava riscoprire con noi e per noi tutto ciò, commuovendosi anch’egli, un mondo di una bellezza senza tempo e caotica.
Si caotica e disordinata, perché la vita non nasce da una ordinata sequenza di eventi ma da un magma vitale, da un caos senza riferimenti spazio temporali che tutto accoglie e tutto trasforma. Da questo magma, casualmente, nasce la vita nelle sue forme ed espressioni che regalano la vera immortalità: la vita fuori dai limiti spaziotemporali.
E noi, fortunati spettatori/attori non possiamo che dire “grazie” ai nostri Dante e Virgilio.

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