Roma, 11 nov. (Adnkronos Salute) – “Fin da marzo, da quando c’è stato il rinvio del nuovo tariffario a fine 2024, abbiamo dato la piena disponibilità ed è stato istituito un tavolo al ministero della Salute. Nel nuovo tariffario ci sono delle cose che si possono fare, delle prestazioni che si possono eliminare, in parte è stato fatto, ma ci sono tante voci che sono sottostimate e non tengono conto dei costi reali delle strutture private accreditate che con quella tariffe devono sostenere e pagare non solo il medico o l’infermiere, ma le macchine, l’energia, l’affitto. Siamo favorevoli all’entrata in vigore del nuovo tariffario, ci sono i nuovi Lea che gli italiani aspettano, ma non a spese delle strutture private accreditate”.
Così all’Adnkronos Salute Luca Marino, vicepresidente della sezione sanità di Unindustria, oggi a Roma a margine della conferenza stampa di Uap (Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata) sugli effetti del nuovo tariffario per le aziende del settore.
“Se queste tariffe venissero applicate così come sono – sottolinea Marino – si rischia una drastica riduzione delle prestazioni e un ulteriore aggravamento delle liste d’attesa, un problema già critico del nostro sistema sanitario. Inoltre, potrebbe slittare l’entrata in vigore di nuove prestazioni molto attese dagli italiani, come la procreazione assistita, nuovi test genetici e terapie oncologiche avanzate”.
“Il problema – precisa – non riguarda solo la sanità privata accreditata, in quanto Asl e ospedali pubblici, che basano i loro conti sul medesimo nomenclatore tariffario, vedrebbero peggiorare notevolmente il deficit economico che, in molti casi, compare nei bilanci di fine anno”, avverte Marino. “Un esempio fra tutti è la tariffa delle visite specialistiche a 25 euro. Se pensiamo che in questa cifra debba rientrare la remunerazione del medico laureato e specializzato, l’assistenza infermieristica, i costi di segreteria, del materiale di consumo, delle infrastrutture, della tecnologia, viene facile capire come questo sia assolutamente insostenibile. La preoccupazione – chiarisce – è che le strutture sanitarie, che erogano milioni di prestazioni per il Ssn ogni anno, siano costrette a ridurne il numero, con un effetto diretto sull’esplosione delle liste d’attesa”.

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